Coronavirus: 1 su 2 contagioso fino a 8 giorni da guarigione

Marco Ciotola

01/04/2020

26/08/2021 - 15:11

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Piena ripresa e nessun sintomo, eppure il virus è ancora nell’organismo e il paziente è contagioso. Lo studio

Coronavirus: 1 su 2 contagioso fino a 8 giorni da guarigione

Una persona su due affetta da coronavirus resta contagiosa anche fino a 8 giorni successivi alla guarigione. Il dato, messo in evidenza nello studio condotto da Treatment Center of PLA di Pechino e Yale School of Medicine, va a fornire nuove e più intense raccomandazioni procedurali nella fase post della malattia.

In molti nel campo sanitario avevano già evidenziato la necessità di agire con notevole cautela nelle fasi successive alla guarigione, ma ora il lavoro pubblicato sulla rivista statunitense American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine dà delle fondamenta molto più solide al concetto.

Tanto da fornire indicazioni praticamente immediate per la gestione dell’isolamento dei positivi, anche dopo che questi ultimi hanno ufficialmente sconfitto il coronavirus.

Lixin Xie, a capo dello studio, ha infatti invitato tutti i pazienti affetti da COVID-19 a “estendere la quarantena per altre due settimane dalla scomparsa dei sintomi, così da essere sicuri di non contagiare altre persone”

Coronavirus: 1 su 2 contagioso fino a 8 giorni da guarigione

La ricerca è il risultato del lavoro congiunto di Treatment Center of PLA di Pechino e la Yale School of Medicine.

Sono stati presi in esame 16 pazienti, tutti molto giovani, con un’età media di 35 anni. Per tutti loro i sintomi, nel corso del periodo di positività, si sono mostrati particolarmente lievi: tosse, temporanee infiammazioni alla gola, in pochi casi febbre.

Tutti i 16 positivi hanno avuto un tempo di incubazione di cinque giorni, e - elemento più importante - la metà di loro si mostrava contagiosa anche a 8 giorni di distanza dalla guarigione.

Questo vuol dire che un paziente ormai privo di sintomi i cui tamponi, ripetuti, si mostravano negativi, aveva ancora il virus all’interno dell’organismo ed era quindi fonte di nuovi contagi.

Un dato che va a rafforzare quanto più volte evidenziato, di recente anche dall’immunologo italiano Sergio Romagnani, ovvero che asintomatici e persone con sintomi molto lievi vanno sottoposti alle stesse attenzioni e misure cautelative dei sintomatici, perché potenziali diffusori di un numero molto elevato di contagi:

“I pazienti affetti da coronavirus possono restare contagiosi anche dopo la scomparsa dei sintomi; occorre quindi trattare chi è da poco diventato asintomatico con la stessa attenzione con cui si trattano i sintomatici”

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