Contraffazione online, attenti ai social

Dario Colombo

20 Aprile 2022 - 15:27

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Una ricerca del Ministero dell’Interno con l’Università Cattolica e Amazon porta alla luce la dimensione del mercato online di prodotti contraffatti

Contraffazione online, attenti ai social

Secondo dati Eurostat, risalenti al 2020, il 70% degli europei ha fatto acquisti online. Un dato consistente, anche se è pur vero che, secondo l’ultimo Osservatorio del Polimi, in Italia l’incidenza delle vendite online su quelle retail complessive è del 10%.

Il fatto è che gli acquisti online sono entrati nella vita quotidiana di chiunque e quindi anche i problemi che i prodotti si portano tradizionalmente appresso, come quello della contraffazione.

Per ora nel montante dei prodotti contraffatti che transitano per le vendite online è limitato al 14%, ma ci sono segnali che indicano che la percentuale è destinata a crescere, in particolare mediante i social network, la cui ramificazione risulta incontrollabile.

La minaccia viene dai social network

Per Michele Riccardi, Vice Direttore di Transcrime – Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, i controlli esercitati sui social sono meno incisivi: «Per di più i social raggiungono quella platea di consumatori, giovane, che spesso non è consapevole o sensibile ai temi della contraffazione».

I prodotti maggiormente contraffatti fra quelli venduti online sono tutti quelli della moda (abiti, scarpe, orologi), seguiti dai cosmetici, da giocattoli e farmaci.

Uno studio del 2021 citato da Riccardi dice che l’11% delle conversazioni sui social riguarda prodotti falsificati.
Di più: in tre anni i canali Instagram che riguardano prodotti contraffatti si sono triplicati, a 60mila, e su TikTok si sono contati 100 milioni di visualizzazioni a livello mondo per l’acquisto di prodotti contraffatti.

I dati li abbiamo appresi dalla presentazione dei risultati dello studio Fata, From a Awareness to Action, progetto realizzato da Crime&Tech, il centro di ricerca transnazionale sul crimine dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale – Ministero dell’Interno, con il supporto di Amazon.

Uno studio inedito

Uno studio per la tutela di consumatori, certo, ma soprattutto degli imprenditori, da cui risultano come buone pratiche per il contrasto della contraffazione la verifica dei venditori, il tracciamento dei prodotti, il monitoraggio di inserzioni e messaggi su marketplace e social, la collaborazione e lo scambio informativo fra tutti gli attori della catena, comprese ovviamente le autorità di controllo.

Per farlo serve potenziare le capacità tecnologiche e di analisi delle autorità pubbliche e delle aziende private attraverso una formazione specifica sugli strumenti di data analytics (machine learning, reti neurali).

L’obiettivo che la ricerca si è posta, infatti, è il miglioramento dei livelli di consapevolezza da parte degli attori coinvolti e dell’efficacia delle strategie di prevenzione e contrasto nei confronti di un fenomeno, quello della contraffazione, che incrocia la propria strada crescente integrazione con altri reati di tipo cyber e finanziario, come il furto di identità degli utenti web; frodi nei pagamenti, ad esempio per effettuare acquisti tramite carte clonate; resi fraudolenti, per restituire prodotti contraffatti al posto dei prodotti originali acquistati; la diffusione di software malevoli e ransomware. 

Come ha spiegato Ernesto Savona, Direttore di Transcrime dell’Università Cattolica, si tratta del primo studio sistematico sulla contraffazione online, fatto raccogliendo dati da numerosi casi studio a livello nazionale e internazionale, atti giudiziari e interviste con i principali stakeholder del settore pubblico e privato.

Sono stati analizzati più canali (siti web, marketplace, social, forum) e i comportamenti connessi di giovani influencer con broker informatici e professionisti della criminalità organizzata.

Ne è emerso che il ruolo dell’e-commerce resta limitato nella vendita dei prodotti contraffatti rispetto ai mercati tradizionali. Seppur in termini di volumi il 56% dei sequestri doganali nell’UE nel periodo 2017-2019 risulti legato alle vendite online, in termini di valore economico solo il 14% delle merci sequestrate è legato all’online, mentre l’86% afferisce alle vendite tradizionali.


Cosa fa Amazon


“Quando riceviamo una segnalazione il prodotto viene immediatamente ritirato. Poi partono le indagini, per capire se il problema è il prodotto o il venditore”.
Per Bianca Maria Martinelli, Public Policy Director di Amazon, che ha dato il proprio supporto al rapporto, siamo di fronte a un sistema complesso e integrato, multiforme: gli attori adottano comportamenti complessi, su diversi canali online.


“Amazon - ha detto - ha una posizione dei tolleranza zero nei confronti della contraffazione. Abbiamo investito 600 milioni di euro nel 2020 e il lavoro di oltre 10mila persone per la prevenzione e il contrasto di abusi, frodi e contraffazione”.

Martinelli ha spiegato che l’azione di Amazon nei confronti della contraffazione si basa sui tre pilastri: adozione di sistemi preventivi; mettere a disposizione di imprese sistemi per controllare il fenomeno della contraffazione, sviluppare la collaborazione fra pubblico e privato.

Nel 2020 abbiamo impedito a 6 milioni di venditori di entrare nello store e utilizziamo lo strumento Transparency, sistema basato su codice che consente alle imprese di identificare univocamente un loro prodotto. Abbiamo creato una unità di crisi per i crimini di contraffazione per individuare i contraffattori e prendere azioni penali e civili. Abbiamo denunciato alle forze dell’ordine nel mondo 250 contraffattori e intraprese azioni legali contro 64 contraffattori negli Usa, con smantellamento delle reti”.

Sono azioni fatte in autonomia da Amazon o in partnership con i brand (Valentino e Ferragamo negli Usa).

Risultato, ha rivelato Martinelli, meno dello 0,01% dei prodotti su Amazon ha ricevuto una segnalazione per contraffazione.

Ma il fenomeno è in evoluzione: “bisogna investire e innovare per la deterrenza del fenomeno ed espandere la cooperazione".

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