Concorsi pubblici, novità valutazione titoli: ecco cosa cambia

Teresa Maddonni

13/05/2021

23/08/2021 - 10:52

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Concorsi pubblici: novità per la valutazione dei titoli e dell’esperienza professionale con l’emendamento approvato al decreto Covid di aprile. Vediamo cosa cambia.

Concorsi pubblici, novità valutazione titoli: ecco cosa cambia

Concorsi pubblici: arrivano delle novità per la valutazione dei titoli con l’emendamento presentato da Gianclaudio Bressa del PD al decreto Covid n.44 del 1° aprile che ha definito le nuove regole. L’emendamento ha ottenuto il via libera della Commissione Affari Costituzionali del Senato.

Alle modifiche dei concorsi pubblici ha dovuto cedere il ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta dopo le polemiche sulla valutazione dei titoli con l’entrata in vigore del decreto, ma cosa cambia?

Nelle scorse settimana, dopo l’entrata in vigore del decreto Covid che modifica e semplifica la procedura di svolgimento dei concorsi pubblici, non poche sono state le polemiche legate proprio ai criteri di valutazione dei titoli e dell’esperienza professionale che penalizzano giovani e neolaureati senza esperienza che prendono parte alle selezioni.

Ora si vanno a modificare, come voluto fortemente anche dal Movimento 5 Stelle, i concorsi pubblici ulteriormente facendo sì che valutazione dei titoli e dell’esperienza professionale non possano, insieme, avere un peso che superi un terzo del punteggio complessivo.

Concorsi pubblici: cosa cambia per la valutazione dei titoli

Per i concorsi pubblici cambia la regola introdotta dal decreto Covid che vuole che la valutazione dei titoli, insieme a l’esperienza, vada a sostituire la preselettiva e sia quindi fondamentale per l’accesso alle fasi successive delle selezioni.

L’emendamento approvato mette pertanto dei paletti per i concorsi pubblici facendo sì che titoli ed esperienza professionale non possano superare il 33% del punteggio complessivo finale.

Questa norma tuttavia va a fissare una regola già previsti per i concorsi pubblici nella legge n.56/2019 all’articolo 3, comma 6, lettera b in cui si legge che “l’attribuzione, singolarmente o per categoria di titoli, di un punteggio fisso stabilito dal bando, con la previsione che il totale dei punteggi per titoli non può essere superiore a un terzo del punteggio complessivo attribuibile.”

Si prevede anche, con l’emendamento approvato per i concorsi pubblici, solo “per i profili qualificati dalle amministrazioni, in sede di bando, ad elevata specializzazione tecnica o amministrativa, una fase di valutazione dei titoli legalmente riconosciuti e strettamente correlati alla natura e alle caratteristiche delle posizioni bandite, ai fini dell’ammissione alle successive fasi concorsuali”

Ricordiamo che la polemica sulla valutazione dei titoli nei concorsi pubblici è stata avanzata dal momento che il decreto Covid prevede all’articolo 10 comma 1 lettera c: “una fase di valutazione dei titoli legalmente riconosciuti ai fini dell’ammissione alle successive fasi concorsuali. I titoli e l’eventuale esperienza professionale, inclusi i titoli di servizio, possono concorrere alla formazione del punteggio finale.”

Ed è proprio questa lettera c) al comma 1 dell’articolo 10 che viene sostituita prevedendo quindi la valutazione solo per i profili a elevata specializzazione tecnica o amministrativa così definiti in sede di bando.

Una modifica viene apportata anche al comma 2 dell’articolo 10 del decreto Covid che recita:

“Le amministrazioni di cui al comma 1, nel limite delle pertinenti risorse disponibili a legislazione vigente, possono prevedere, in ragione del numero di partecipanti, l’utilizzo di sedi decentrate con le modalità previste dall’articolo 247, comma 2, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, e, ove necessario, la non contestualità, assicurando comunque la trasparenza e l’omogeneità delle prove somministrate in modo da garantire il medesimo grado di selettività tra tutti i partecipanti.”

Qui dopo “ove necessario” vengono inserite con l’emendamento approvato le seguenti parole:

“e in ogni caso fino al permanere dello stato di emergenza deliberato dal Consiglio dei ministri il 31 gennaio 2020,”

Non solo si stabilisce che per i concorsi pubblici già banditi e non espletati i bandi si possono riaprire (come già previsto dal decreto Covid) ma per un periodo massimo di 30 giorni.

Ricordiamo che da poco è stato riaperto il bando per il concorso al comune di Roma per 1.470 posti che si svolgerà con una sola prova scritta che si compone di 60 quesiti a risposta multipla rispetto a quanto precedentemente stabilito.

Concorsi pubblici: no alla valutazione dei titoli

Per i concorsi pubblici viene così ridimensionata la valutazione dei titoli con l’approvazione dell’emendamento salutata con entusiasmo dalla politica.

Chiara Gribaudo, responsabile Missione giovani e deputata del PD, scrive in una nota:

“Siamo riusciti a salvaguardare le migliaia di giovani neolaureati che si stanno preparando per i concorsi pubblici e che vogliono rappresentare un ricambio generazionale e una spinta innovativa per la nostra Pubblica amministrazione.”

Che ha aggiunto:

“Il metodo della preselezione per titoli potrà essere utilizzato solo per profili tecnici e non amministrativi, e solo per qualifiche di elevata specializzazione, per individuare competenze specifiche in campo tecnico sulle quale i titoli possono realmente rappresentare una differenza.”

Soddisfazione anche dal Movimento 5 Stelle che ha sostenuto la modifica dei concorsi pubblici e ha scritto in una nota:

“Grazie alla correzione, i titoli per l’accesso al concorso verranno valutati soltanto per profili ad elevata specializzazione tecnica e saranno connessi alla natura e alle caratteristiche delle posizioni oggetto di concorso. Inoltre i titoli e le esperienze professionali peseranno sul punteggio finale in misura non superiore a un terzo.”

La senatrice 5 Stelle Maria Laura Mantovani, capogruppo nella commissione Affari Costituzionali ha aggiunto:

“Lo avevamo detto e abbiamo portato questo impegno fino in fondo: i concorsi devono essere sempre un’opportunità per i giovani e per questo devono garantire selezioni basate sul merito. I giovani neolaureati sono il futuro e dobbiamo dare loro più opportunità rispetto a prima, non meno.”

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