Comunità energetiche fotovoltaico, entra in vigore il decreto. Come funzionano e a chi convengono

Claudia Cervi

01/02/2024

01/02/2024 - 18:09

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Con 19 mesi di ritardo, il 24 gennaio è entrato in vigore il decreto del MASE da 5,7 miliardi per incentivare le Cer, con nodi ancora da chiarire. Ecco come funzionano e a chi convengono realmente.

Comunità energetiche fotovoltaico, entra in vigore il decreto. Come funzionano e a chi convengono

Comunità energetiche fotovoltaico, entra in vigore il decreto del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (MASE) dopo un iter legislativo che ha accumulato 19 mesi di ritardo. Per incentivare forme di autoconsumo di energia da fonti green verranno messi a disposizione 5,7 miliardi, di cui 2,2 finanziati con il Piano italiano di ripresa e resilienza da utilizzare entro il 30 giugno 2026. Previsti una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa e un contributo a fondo perduto.

Entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto, il ministero dovrà approvare le regole operative per l’accesso e la distribuzione degli incentivi. Approvate le regole tecniche, il Gse avrà 45 giorni per rendere operativi i portali per l’invio delle domande.

Ecco come funzionano le comunità energetiche, chi sono i beneficiari (alla luce della nuova misura introdotta dall’articolo 3) e a chi convengono.

Comunità energetiche: cosa prevede il decreto MASE

Il Decreto MASE sulle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) presenta agevolazioni significative per chi decide di partecipare a questa rivoluzione energetica.

Le agevolazioni previste

Il primo beneficio è rappresentato dall’incentivo in tariffa, esteso a tutto il territorio nazionale, dal piccolo comune alla città metropolitana. Coloro che costituiscono una Comunità Energetica possono godere di un risparmio sui costi dell’energia, grazie a una tariffa incentivante sull’energia condivisa, con una potenza massima agevolabile di 5 GW entro il 31 dicembre 2027.

Un secondo vantaggio riguarda il contributo a fondo perduto, dedicato ai territori dei Comuni con meno di 5.000 abitanti. Chi decide di creare una Comunità Energetica può ottenere un contributo fino al 40% dell’investimento, con risorse Pnrr pari a 2,2 miliardi di euro. La potenza agevolabile, almeno 2 GW fino al 30 giugno 2026, è cumulabile con l’incentivo in tariffa.

I beneficiari

Il decreto contiene tuttavia un aggiornamento normativo, nell’articolo 3, che rischia di ridurre il numero dei beneficiari, rivolgendosi alle Cer “già regolarmente costituite alla data di entrata in esercizio degli impianti che accedono al beneficio”.
Questa misura rischia tuttavia di escludere dai bonus molti impianti fotovoltaici già entrati in esercizio negli ultimi due anni, con l’obiettivo di costituirsi ufficialmente come Cer una volta entrato in vigore il decreto.

Come presentare la domanda

Le regole attuative per la richiesta dei contributi arriveranno entro il 23 febbraio tramite un decreto ministeriale. Entro fine aprile dovrebbe essere operativa la piattaforma GSE da utilizzare per presentare la domanda. È importante notare che chi non presenta la domanda entro i 120 giorni successivi alla data di entrata in esercizio degli impianti perde il diritto al riconoscimento della tariffa per il periodo che intercorre dalla data di entrata in esercizio dell’impianto fino al giorno di ricevimento della comunicazione tardiva.

Il Gestore Servizi Energetici (GSE) si occupa delle necessarie verifiche preliminari e concede la tariffa incentivante entro il primo giorno del terzo mese successivo alla comunicazione.

Il Ministro MASE, Pichetto Fratin, sottolinea che “questo decreto rappresenta una svolta nella relazione tra cittadini ed energia, aprendo nuovi scenari. Le Comunità Energetiche diventano un elemento chiave nel futuro energetico nazionale, permettendo a ogni cittadino di contribuire alla produzione di energie rinnovabili e beneficiarne economicamente tramite l’autoconsumo. La Commissione Europea ha approvato il modello italiano, aprendo la strada a esperienze simili in Europa”.

Come funzionano le comunità energetiche

Le comunità energetiche rinnovabili rappresentano una forma innovativa di produzione e condivisione di energia, che coinvolge cittadini, attività commerciali, amministrazioni locali e piccole-medie imprese per produrre energia rinnovabile, ridurre i costi e le emissioni di CO2.

Queste comunità possono essere costituite da abitanti di uno stesso quartiere senza necessariamente avere una persona giuridica. Un elemento chiave è la collaborazione tra due o più soggetti per la produzione di energia destinata all’autoconsumo, scambio e, se in surplus, cessione alla rete.

Introdotte in Italia attraverso il decreto-legge 162/2019, le comunità energetiche rinnovabili sono ora regolate da normative specifiche, come la delibera 318/2020/R/eel dell’ARERA e il DM 16 settembre 2020 del MiSE.

Per costituire una comunità energetica, i partecipanti devono individuare un’area idonea per l’installazione dell’impianto, spesso situata su terreni industriali dismessi. La produzione condivisa, effettuata tramite impianti che possono appartenere anche a terzi, comporta benefici sia economici che ambientali.

In particolare, le comunità energetiche, oltre a contribuire alla sostenibilità ambientale e all’economia circolare, favoriscono l’economia locale e creano nuove opportunità occupazionali per le piccole e medie imprese coinvolte nello sviluppo, gestione e manutenzione degli impianti.

A chi convengono le comunità energetiche

In un mondo sempre più orientato verso l’energia sostenibile, l’adesione alle comunità energetiche rappresenta una scelta conveniente per diverse categorie di individui e enti.

In particolare, le famiglie che vivono in condomini possono trarre notevoli vantaggi dalla partecipazione a queste comunità. Immaginiamo un condominio con un impianto fotovoltaico condiviso tra 10 appartamenti: la creazione di un gruppo collettivo di autoconsumo può portare molteplici vantaggi. Tuttavia, è fondamentale comprendere che la condivisione dell’energia è attualmente un meccanismo prevalentemente economico e non è possibile consumare energia senza passare attraverso la rete elettrica nazionale (GSE e società che commercializza l’energia).

L’aspetto pratico della condivisione dell’energia assume una rilevanza significativa per coloro che possono consumare direttamente l’energia prodotta, come il condominio stesso. Ma conviene anche ai singoli appartamenti?

Vediamo di seguito chi trae il maggior beneficio dall’adesione a una comunità energetica nell’ambito di questo esempio:

  • Il condominio con impianto fotovoltaico: è il principale beneficiario in quanto può consumare direttamente l’energia prodotta dal proprio impianto. Riceverà anche il premio per l’energia condivisa, ottenendo vantaggi economici significativi.
  • I condomini con impianti di produzione: coloro che possiedono impianti di produzione di energia all’interno del condominio beneficiano della partecipazione alla comunità energetica, ottenendo il premio per l’energia condivisa.
  • I condomini senza impianti di produzione: questi membri ricevono un beneficio minore, limitato al premio per l’energia condivisa. Tuttavia, non possono consumare direttamente l’energia prodotta e devono prelevare l’energia dalla rete nazionale.
  • Il consumatore che utilizza principalmente energia di notte: questo consumatore ha il minor vantaggio nell’adesione a una comunità energetica, poiché la produzione fotovoltaica è di solito massima durante il giorno. Non possono beneficiare direttamente dell’energia prodotta dalla comunità.
  • Il GSE e il commerciante: sono parte integrante del meccanismo economico delle comunità energetiche, coinvolgendo la gestione e la regolamentazione. Non possono essere esclusi dal processo e influenzano le dinamiche finanziarie della comunità.

In sintesi, aderire a una comunità energetica conviene soprattutto a coloro che possono beneficiare direttamente dell’autoconsumo e contribuire attivamente alla produzione sostenibile.

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