Cina-Russia: commercio a gonfie vele, i dati

Violetta Silvestri

8 Agosto 2022 - 12:48

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La lettura dei dati sul commercio cinese hanno svelato che il livello di export verso la Russia ha toccato quasi i livelli pre-bellici a luglio. Cosa significa nel complicato scacchiere geopolitico?

Cina-Russia: commercio a gonfie vele, i dati

Le esportazioni cinesi verso la Russia sono tornate vicino ai livelli visti prima dell’invasione del Cremlino in Ucraina, spingendo un rimbalzo del commercio che ha contribuito a raffreddare uno storico rally del rublo.

Le merci della Cina stanno prendendo il posto del vuoto lasciata dall’esodo dei marchi occidentali, dopo che la guerra con l’Ucraina ha provocato sanzioni finanziarie e commerciali radicali contro la Russia.

Da sottolineare che la ripresa della domanda per le esportazioni cinesi sta emergendo anche nel mercato valutario. I volumi di scambio della coppia yuan-rublo sono aumentati ai massimi di sempre il mese scorso, con l’incremento della domanda locale per la valuta cinese.

Cina-Russia: il legame commerciale c’è, quanto vale?

La Russia ha acquistato 6,7 miliardi di dollari di merci a luglio dalla Cina, con un aumento di oltre un terzo rispetto al mese precedente e superiore al 20% annuo. Al contrario, le sue importazioni dalla Russia - che sono aumentate a marzo-maggio - sono cresciute solo leggermente il mese scorso dopo un calo di giugno, secondo i dati dell’autorità doganale cinese.

L’isolamento di Mosca a causa delle sanzioni ha catapultato prodotti come i veicoli prodotti da aziende cinesi del calibro di Great Wall Motor Co. e Geely Automobile Holdings Ltd. tra le auto più vendute della Russia, con la loro quota di mercato più che raddoppiata rispetto allo scorso anno.

Sul fronte valutario, con la spesa al consumo russa in ripresa, l’afflusso di beni esteri sta togliendo una certa pressione sul rublo, rilanciando la domanda di valute forti. A luglio, la valuta russa ha registrato la performance peggiore nei mercati emergenti con una perdita del 13% rispetto al dollaro.

L’aumento dei prezzi dei prodotti di base della Russia, in combinazione con il crollo delle importazioni, aveva contribuito a un surplus di valuta estera che alimentava il rublo.

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