Che fine fanno i soldi sequestrati alla criminalità?

Guendalina Grossi

8 Febbraio 2018 - 15:10

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Dove vanno a finire i soldi sequestrati alla mafia e alla criminalità? In questo articolo cercheremo di capire cosa prevede la normativa italiana a riguardo.

Che fine fanno i soldi sequestrati alla criminalità?

Che fine fanno i soldi sequestrati alla criminalità? Questo è un quesito che ci si pone spesso per capire a chi vengono destinati i soldi confiscati alla criminalità organizzata.

I soldi sottratti alla mafia e alle altre organizzazioni criminali confluiscono nel Fondo Unico Giustizia; la gestione di tale fondo è attribuita ad Equitalia Giustizia che deve assicurare la gestione finanziaria delle risorse sequestrate rendendole produttive (con modalità prive di rischio), grazie all’utilizzo di operatori finanziari.

La normativa italiana prevede che solo il 30% delle somme sequestrate possa essere utilizzata, mentre quelle confiscate affluiscono definitivamente all’apposito capitolo del bilancio dello Stato.

Vediamo di seguito nel dettaglio cosa prevede la normativa italiana a riguardo.

Il Fondo Unico Giustizia

I soldi sequestrati alla criminalità organizzata confluisco nel Fondo Unico Giustizia, quest’ultimo riceve le comunicazioni di sequestro, dissequestro e confisca degli uffici giudiziari o amministrativi i flussi informativi trasmessi dagli operatori finanziari e assicurativi, mediante il sistema Entratel dell’Agenzia delle Entrate.

Gli obiettivi del Fondo sono molteplici e tra questi troviamo:

  • accentramento della gestione delle risorse sequestrate;
  • individuazione delle somme sequestrate da “anticipare” allo Stato;
  • ottimizzazione del rendimento finanziario a favore dello Stato;
  • tempestiva esecuzione dei provvedimenti di confisca e di dissequestro;
  • realizzazione e gestione dell’anagrafe informatizzata delle risorse sequestrate.

La gestione del Fondo Unico Giustizia è attribuita a Equitalia Giustizia, quest’ultima deve assicurare la gestione finanziaria delle risorse sequestrate, rendendole produttive, con modalità prive di rischio, utilizzando operatori finanziari.

Cosa prevede la normativa italiana?

La normativa italiana prevede che spetti ad un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri determinare ogni anno, entro il 30 aprile, la destinazione delle risorse del Fondo unico giustizia, fino ad una percentuale non superiore al 30 % delle sole risorse oggetto di sequestro penale o amministrativo, che dovranno essere divise nel modo seguente:

  • un terzo delle risorse dovrà essere destinato al Ministero dell’interno, per la tutela della sicurezza pubblica e del soccorso pubblico;
  • un terzo delle risorse dovrà essere destinato al funzionamento e al potenziamento degli uffici giudiziari e degli altri servizi istituzionali del Ministero della giustizia;
  • il resto dovrà affluire all’entrata del bilancio dello Stato.

Le suddette quote minime delle risorse da assegnare ai due ministeri possono essere modificate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in caso di urgenti necessità degli stessi ministeri, derivanti da circostanze gravi ed eccezionali.

Le problematiche dell’ANBSC

Secondo l’ex direttore dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata, Giuseppe Caruso, il problema della gestione dei beni confiscati alla mafia deriva proprio dalla situazione in cui versa l’Agenzia stessa.

Caruso infatti sostiene che non ci siano né gli strumenti né le risorse per gestire in modo adeguato l’immenso patrimonio che deriva dai beni sequestrati alla criminalità organizzata.

Sono talmente pochi i dipendenti che lavorano all’interno dell’Agenzia che spesso non riescono neanche ad aggiornare il sito e a fornire dati statistici reali riguardanti i beni mobili e immobili confiscati o sequestrati alla Mafia.

Infine un altro grosso problema secondo l’ex direttore dell’ANBSC deriva dal fatto che i beni che vengono sequestrati alla criminalità organizzata non vengono assegnati poi ai Comuni e questo contribuisce solo ad alimentare le tasche degli amministratori giudiziari.

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