Cassa integrazione non pagata in estate: ecco chi rischia

Antonio Cosenza

21 Maggio 2020 - 09:58

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Cassa integrazione estesa per altre nove settimane: ma in estate alcuni datori di lavoro dovranno comunque farsi carico dello stipendio dei loro dipendenti.

Cassa integrazione non pagata in estate: ecco chi rischia

Il Decreto Rilancio conferma le novità attese riguardo alla cassa integrazione, sia quelle positive che le negative. Sono 11,5 miliardi stanziati dal decreto per la cassa integrazione, grazie al quale si potranno sbloccare le domande già presentate ma al momento sospese per esaurimento fondi.

Le novità sono diverse. Da una parte vi è un cambio delle procedure per il pagamento della cassa integrazione, la quale andrà chiesta direttamente all’INPS (evitando quindi il passaggio alle Regioni) che tra l’altro ne andrà ad anticipare il 40% dell’importo entro 15 giorni dalla richiesta.

Inoltre, a quei datori di lavoro che hanno ridotto la loro attività causa pandemia, viene data la possibilità di chiedere altre nove settimane di trattamento di integrazione salariale o di cassa integrazione ordinaria (con causale COVID-19) dopo le nove riconosciute dal Decreto Cura Italia.

Ma attenzione, perché leggendo bene quanto stabilito dal Decreto Rilancio ne risulta che molti datori di lavoro non potranno beneficiare della cassa integrazione ordinaria nei mesi estivi. Vediamo perché.

Cassa integrazione non pagata in estate: quali sono i soggetti a rischio

Come anticipato, il Decreto Rilancio estende di altre nove settimane la cassa integrazione ordinaria; possono farne richiesta i datori di lavoro che a causa dell’emergenza da COVID-19 hanno ridotto l’attività, ma ci sono dei vincoli da rispettare.

Il Decreto Rilancio, infatti, stabilisce che cinque delle nove settimane appena riconosciute possano essere richieste entro la data del 30 agosto, mentre per le altre quattro bisognerà aspettare fino al 1° settembre (e dovranno essere richieste entro il 30 di ottobre).

Questa modalità, però, potrebbe avere delle ripercussioni negative per imprese e lavoratori. In alcuni casi, infatti, ci saranno dei giorni scoperti che non potranno essere indennizzati.

Come spiegato da Vincenzo Silvestri, consigliere nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro, infatti, ci sono delle aziende che già a metà giugno potrebbero finire le settimane di cassa integrazione a loro disposizione, restando scoperte per tutta l’estate con la possibilità di richiedere altre quattro settimane di cassa integrazione solamente dal 1° settembre. A tal proposito Silvestri ha dichiarato:

La stragrande maggioranza delle aziende, che ha iniziato la cassa a marzo, ha finito le prime nove settimane già ora. Chiedendone subito altre cinque, finirà anche quelle poco dopo la metà di giugno.

Cosa significa questo? Che a metà giugno saranno le imprese a farsi carico della retribuzione dei propri dipendenti non potendo accedere alla cassa integrazione. Anche perché, ricorda Silvestri, il Decreto Rilancio ha “giustamentebloccato i licenziamenti, obbligando quindi l’azienda - che nel frattempo continua a fare i conti con un calo considerevole del fatturato - a farsi carico degli stipendi dei propri dipendenti per circa due mesi e mezzo (quando, si presuppone, saremo ancora in piena fase due), fino a quando dal 1° settembre potranno fare richiesta di altre quattro settimane di cassa integrazione.

Attenzione: quanto appena dichiarato non si applica per le aziende operanti nei settori del turismo, fiere, congressi e spettacolo, in quanto queste potranno richiedere tutte le nove settimane di cassa integrazione entro la fine di agosto.

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