Caparra confirmatoria: quando serve, come funziona e chi decide l’importo

Isabella Policarpio

22/03/2021

03/08/2021 - 15:50

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Spieghiamo cos’è, quando serve e come funziona la caparra confirmatoria a garanzia della stipulazione di un contratto. Cosa dice il Codice civile e come si stabilisce il prezzo.

Caparra confirmatoria: quando serve, come funziona e chi decide l’importo

La caparra confirmatoria è una somma di denaro (o beni fungibili) che viene lasciata da uno dei contraenti con l’impegno di adempiere al contratto. Viene restituita o sottratta dal prezzo finale a conclusione dell’affare.

La caparra è una prassi antica e consolidata nel Codice civile e serve a dimostrare la serietà dell’impegno assunto.

Molti gli interrogativi riguardo a questo istituto: ad esempio quanto è l’importo, quando serve e che fare se non viene restituita.

In questa guida la risposta a tutti i dubbi.

Come funziona

La caparra confirmatoria (da non confondere con la caparra penitenziaria) è una pratica prevista dall’articolo 1385 del Codice civile.

La caparra può essere “una somma di danaro o una quantità di altre cose fungibili” e va “restituita o imputata alla prestazione dovuta” dopo l’adempimento del contratto. Detto a parole semplici, la caparra confirmatoria non è altro che la consegna di beni o, il più delle volte, denaro, con l’impegno di concludere l’affare in un momento successivo.

Le funzioni della caparra confirmatoria sono diverse:

  • stabilisce il prezzo della “punizione” in caso di inadempimento di una delle parti, evitando ulteriori contenziosi;
  • prova e conferma la conclusione del contratto;
  • può fungere da anticipo sul prezzo pattuito;
  • garantisce l’impegno delle parti al buon esito dell’affare.

Quando serve


La caparra confirmatoria, in genere, serve per quei contratti che la legge definisce “a prestazioni corrispettive” e a “effetti obbligatori” che prevedono una esecuzione differita e il pagamento in una soluzione unica. Esempi tipici sono la compravendita immobiliare e i contratti di locazione.

Quando si può chiedere il doppio della caparra?

Si può pretendere indietro il doppio della caparra se la parte che l’ha ricevuta risulta inadempiente. Naturalmente questo comporta anche il recesso dal contratto.

Così recita il comma 2 dell’articolo 1358 del Codice civile:

“Se la parte che ha dato la caparra è inadempiente, l’altra può recedere dal contratto, ritenendo la caparra; se inadempiente è invece la parte che l’ha ricevuta, l’altra può recedere dal contratto ed esigere il doppio della caparra.”

Quanto si deve dare di caparra?

L’importo della caparra non è indicato dal Codice civile, per questo si calcolata in termini percentuali rispetto al prezzo della cosa che è oggetto del negozio principale.

Ad esempio nella vendita immobiliare la caparra confirmatoria corrisponde al 10% del valore concordato tra compratore e venditore.

Quando si perde?

La caparra non può essere chiesta indietro, quindi si perde, quando la parte che l’ha versata è inadempiente, cioè non si presenta per concludere l’affare.

La parte non inadempiente, se lo preferisce, può non avvalersi del meccanismo della caparra e, al contrario, chiedere il risarcimento del danno.

Cosa fare se non viene restituita

Se la caparra non viene restituita si può agire tramite una causa civile per inadempimento contrattuale dato che l’obbligo di restituire la caparra deriva proprio dagli accordi contrattuali tra compratore e venditore.

La Corte di Cassazione (sentenza n. 15815/17) ha escluso tassativamente che si possa ricorrere alla querela per appropriazione indebita, dato che l’inadempimento contrattuale non ha rilevanza penale.

La caparra va fatturata?

Le somme versate a titolo di caparra, e non di acconto o anticipo sulla somma dovuta, non sono soggette a Iva dato che la loro funzione principale è la “garanzia” che avvenga l’affare.

La caparra può essere fatturata soltanto a conclusione del contratto, quando viene compresa nel prezzo finale.

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