Cambio di residenza, tempistiche e quando si considera effettivo

Simone Micocci

13 Giugno 2023 - 16:40

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Dopo quanto diventa effettivo il cambio di residenza? Indipendentemente dalle tempistiche del Comune, ecco qual è il limite che non può mai essere superato.

Cambio di residenza, tempistiche e quando si considera effettivo

Il cambio di residenza va effettuato quando cambia il luogo in cui la persona ha la dimora abituale. La richiesta di cambio di residenza va presentata al Comune nel quale si sposta la residenza, al quale la normativa concede il tempo necessario per effettuare i dovuti controlli prima di rendere effettiva la nuova residenza.

Per questo motivo, prima di ottenere una risposta alla richiesta di cambio di residenza potrebbe volerci del tempo; anzi, non è neppure detto che l’esito venga comunicato all’interessato, in quanto molte volte vale la regola del tacito assenso.

Va detto che da qualche anno ormai le tempistiche per il cambio residenza si sono accorciate, anche perché superato un certo limite la pratica si considera comunque andata a buon fine, indipendentemente dal fatto che il Comune abbia effettuato i controlli necessari per valutare l’effettività della richiesta.

Nel dettaglio, le regole sono cambiate dal 9 maggio del 2012, quando è entrato in vigore l’articolo 5 del decreto n. 5 del 2012, convertito in legge n. 35 del 2012, con il quale sono state introdotte nuove disposizioni in materia anagrafica come appunto quella che stabilisce che decorsi 45 giorni dalla richiesta del cambio di residenza senza che ne sia stata data alcuna informazione all’interessato, la richiesta si considera comunque andata a buon fine.

Cambio di residenza: l’esito della richiesta non viene sempre comunicato

Spesso riceviamo dai nostri lettori delle richieste di chiarimento a riguardo, specialmente da quelle persone che attendono da mesi di ricevere una risposta in merito all’accoglimento dell’istanza di cambio di residenza.

Le tempistiche per il cambio di residenza, infatti, cambiano da Comune a Comune: c’è chi è molto veloce e già in pochi giorni completa tutte le pratiche necessarie e chi invece, in quanto maggiormente oberato dal lavoro, impiega più tempo.

Tuttavia, l’errore che commettono molte persone è credere che senza risposta da parte del Comune la richiesta del cambio di residenza non è stata ancora accolta e di conseguenza, laddove richiesto (ad esempio nella Dsu ai fini Isee), si indica ancora il precedente indirizzo.

Questo perché non si conosce quanto specificato dalla normativa in materia, nella quale vige il principio del tacito assenso. In assenza di una comunicazione del Comune entro un certo termine dalla presentazione della richiesta, infatti, questa va comunque considerata come accolta.

Cosa prevede il principio del tacito assenso

Per quanto riguarda il cambio di residenza e l’accoglimento della domanda si deve tener conto di quanto stabilito dal Decreto del Presidente della Repubblica n° 154/2012, pubblicato in Gazzetta Ufficiale 211/2012.

Si tratta del “regolamento di attuazione dell’articolo 5 del decreto-legge 9 febbraio 2012” - poi convertito dalla legge 35/2012 - “in materia di variazioni anagrafiche”. Qui viene descritto l’iter per il cambio di residenza ancora oggi in vigore e che si applica per tutti i Comuni d’Italia.

In particolare, è qui che viene normato il principio del tacito assenso del cambio di residenza, il quale prevede che in determinate circostanze - ossia quando trascorrono 45 giorni dalla data di presentazione della domanda - non è necessaria la risposta del Comune per essere certi del buon esito della stessa.

Dopo quanto è effettivo il cambio di residenza

Nel dettaglio, ai sensi del provvedimento entrato in vigore nel 2012, le dichiarazioni di residenza, come pure le variazioni anagrafiche dichiarate dal cittadino, vengono automaticamente iscritte dall’Ufficiale dell’anagrafe entro i 2 giorni lavorativi successivi dalla presentazione delle dichiarazioni. L’unico caso in cui ciò non avviene è quello per cui l’atto è da considerarsi come nullo (ad esempio come nel caso di vizio della firma).

Dalla presentazione della domanda, inoltre, scatta un altro termine: entro i 45 giorni successivi, infatti, il Comune ha la possibilità di effettuare gli accertamenti e le verifiche necessarie per valutare la veridicità delle dichiarazioni. Nel caso di cambio di residenza, quindi, potrebbe esserci un controllo da parte della Polizia Locale volto a verificare che effettivamente si risieda dove comunicato e che non si tratti di un cambio di residenza fittizio.

Non sempre però il controllo avviene, anzi - come detto sopra - ci sono amministrazioni che neppure comunicano l’esito della pratica. Ed è qui che interviene il principio del tacito assenso: nel suddetto DPR, infatti, si legge che trascorso il termine dei 45 giorni, la dichiarazione di residenza è da considerarsi come accolta.

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