Busta paga, con il decreto Aiuti bis aumentano gli stipendi: quanto cresce il netto mensile e fino a quando

Stefano Rizzuti

30 Luglio 2022 - 10:09

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Il governo Draghi si appresta a varare il decreto Aiuti bis, contenente la proroga degli sconti su bollette e carburante, ma anche l’aumento degli stipendi: quanto crescerà la busta paga?

Busta paga, con il decreto Aiuti bis aumentano gli stipendi: quanto cresce il netto mensile e fino a quando

Il decreto Aiuti bis arriverà nella prossima settimana. Il governo guidato da Mario Draghi sta mettendo a punto gli interventi sul taglio del cuneo fiscale con conseguente aumento del netto in busta paga, sull’anticipo della rivalutazione delle pensioni e sugli sconti per bollette e carburante.

La novità principale del nuovo decreto Aiuti riguarderà il taglio degli stipendi che andrà a sostituire il bonus 200 euro, facendo aumentare i salari per più mesi: la misura, infatti, dovrebbe essere in vigore da settembre a dicembre. Poi sarà il nuovo governo, dopo le elezioni politiche del 25 settembre, a decidere se rendere strutturale l’intervento sul cuneo fiscale.

L’incognita riguarda la consistenza del taglio: al momento le opzioni in campo sono tante e i sindacati chiedono che l’importo totale sia superiore ai 200 euro del bonus. Per il decreto ci sono a disposizione 14,3 miliardi di euro, ma parte di questi soldi servirà per l’adeguamento all’inflazione delle pensioni e per la proroga del taglio degli oneri di sistema delle bollette e del taglio delle accise su benzina e diesel oltre il 21 agosto. Quanto aumenteranno, quindi, gli stipendi a fine anno?

No a raddoppio bonus 200 euro, sì a rivalutazione pensioni

Non ci sarà, quindi, la proroga del bonus 200 euro che verrà erogato solamente per una mensilità (luglio per molti lavoratori e pensionati, ottobre per altri). Nessun raddoppio del bonus, così come probabilmente non ci sarà alcun taglio dell’Iva sui prodotti alimentari - pane, pasta, carne, verdura - chiesto dalla Lega.

Ci sarà, invece, l’anticipo dei meccanismi per il recupero all’inflazione delle pensioni: vorrà dire che gli assegni previdenziali aumenteranno già da settembre 2022, senza dover aspettare gennaio 2023, quando sarebbe dovuto scattare l’incremento. La rivalutazione avverrà calcolando la cifra sulla base dei primi sei mesi del 2022, quindi la cifra sarà più bassa di quella di inizio 2023, calcolata su un’inflazione quasi certamente più alta.

Busta paga, quanto aumenterà per Landini

A parlare dell’aumento degli stipendi è il segretario della Cgil, Maurizio Landini, in un’intervista al Corriere della Sera. Landini ha incontrato negli scorsi giorni il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e continua a chiedere di redistribuire le risorse ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, considerando anche l’aumento del Pil più alto rispetto alle previsioni.

I sindacati si sono detti d’accordo con la decontribuzione per aumentare il netto in busta paga, ma Landini sottolinea che il taglio delle tasse sul lavoro deve essere “consistente” e superiore alla cifra del bonus 200 euro erogato una tantum: vuol dire che da settembre a dicembre, secondo il segretario della Cgil, i lavoratori con reddito inferiore ai 35mila euro devono avere un aumento superiore ai 200 euro complessivi.

L’aumento degli stipendi: qualche prima stima

Per il taglio del cuneo fiscale bisogna quindi capire a quanto ammonterà la cifra. Qualche stima era già emersa, anche se sembra non coincidente con l’auspicio di Landini. Per esempio il Messaggero ipotizza che al taglio dei contributi dello 0,8% già in vigore si possa aggiungere un ulteriore calo dell’1%: si arriverebbe così all’1,8% in meno da pagare per i lavoratori.

Il taglio dei contributi riguarderebbe gli stessi lavoratori che hanno già beneficiato della decontribuzione dello 0,8%, ovvero chi ha un reddito inferiore ai 35mila euro lordi annui. Vale a dire 13 mensilità da 2.692 euro. Secondo i calcoli del Messaggero con uno stipendio mensile di 2mila euro lordi il risparmio sarebbe di circa 36 euro al mese con un taglio complessivo dell’1,8%.

Si può arrivare, al massimo, a una decontribuzione che comporta un aumento in busta paga di circa 50 euro al mese per quattro mesi, ma comprendendo anche il taglio già in vigore. Una cifra, quindi, inferiore a quella auspicata da Landini che chiede, per tutti i lavoratori, di non scendere al di sotto della soglia dei 200 euro erogata con il bonus di luglio.

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