Aumento di stipendio per la lavoratrice che ritorna dalla maternità: come funziona e importi

Simone Micocci

21/09/2022

Arriva il bonus in busta paga per la lavoratrice di ritorno dalla maternità: l’Inps dà il via libera allo sgravio contributivo del 50% introdotto dalla legge di Bilancio 2022.

Aumento di stipendio per la lavoratrice che ritorna dalla maternità: come funziona e importi

Aumenta lo stipendio della lavoratrice che fa rientro al lavoro al termine del congedo obbligatorio di maternità. Ne dà conferma l’Inps con la circolare n. 102 del 19 settembre 2022, con la quale arriva il via libera alla misura sperimentale introdotta dalla legge di Bilancio 2022 in favore delle lavoratrici che dopo i cinque mesi di maternità ritornano al lavoro.

Nel dettaglio, la misura prevede una riduzione della quota contributiva a carico della lavoratrice, la quale viene tagliata del 50% comportando così un aumento del netto indicato in busta paga.

Con la suddetta circolare, l’Inps fornisce le istruzioni, operative e contabili, recanti l’esonero dal versamento del contributo previdenziale a carico delle lavoratrici madri, ma solo se dipendenti del settore privato, a decorrere dal rientro nel posto di lavoro dopo la fruizione del congedo di maternità. Vediamo dunque di cosa si tratta e, soprattutto, di quanto aumenta lo stipendio.

Circolare Inps n. 102 del 2022
Clicca qui per scaricare il testo della circolare Inps n. 102/2022 con le istruzioni operative e contabili per l’applicazione dello sgravio contributivo del 50% in favore delle lavoratrici che fanno ritorno al lavoro al termine del periodo di maternità.

Cos’è lo sgravio contributivo per le lavoratrici di ritorno dalla maternità

Il ritorno dalla maternità sarà particolarmente remunerativo quest’anno, visto che comporterà un aumento dello stipendio netto percepito dalla lavoratrice.

A prevederlo è la legge n. 234 del 30 dicembre 2021, legge di Bilancio 2022, che all’articolo 1, comma 137, introduce “in via sperimentale e solo per l’anno 2022” un esonero per un anno del 50% dei contributi previdenziali a carico delle lavoratrici madri dipendenti del settore privato.

Oggi la quota contributi a carico del lavoratore dipendente - al netto dello sgravio contributivo del 2% introdotto per contrastare la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni ma valido solamente per il 2022 - è pari al 9,19%, mentre del restante 23,81% se ne fa carico il datore di lavoro.

Ebbene, con la legge di Bilancio 2022 la quota contributiva a carico della lavoratrice si riduce del 50% per un intero anno, calcolato a partire dal rientro al lavoro dopo la maternità, con un cospicuo aumento della busta paga.

Va detto che lo sgravio non comporta penalizzazioni sulla pensione futura: del restante 50%, infatti, se ne farà carico l’Inps, restando così invariata l’aliquota di computo del 33%. Non ci sono neppure maggiori esborsi per l’azienda, visto che per il datore di lavoro l’aliquota di riferimento è sempre del 23,81%.

Chi ha diritto all’aumento della busta paga

Ad avere diritto allo sgravio contributivo sono, come anticipato, le sole dipendenti del settore privato, tra cui sono compresi i non imprenditori (come ad esempio gli studi professionali) e il settore agricolo.

Spetta indipendentemente dall’orario di lavoro (ne hanno diritto sia le lavoratrici con orario a tempo pieno che part-time), e dalla durata del contratto visto vale anche per coloro che hanno un contratto a tempo determinato o apprendistato.

Hanno diritto allo sgravio anche le lavoratrici impiegate nel lavoro domestico,lavoro intermittente, come pure le somministrate.

Requisito essenziale per averne diritto è che il rientro al lavoro avvenga entro il 31 dicembre 2022.

Spetta anche dopo il congedo parentale?

Ma cosa succede se una lavoratrice anziché rientrare al lavoro appena al termine del congedo di maternità lo fa dopo qualche mese di congedo parentale? Come spiegato dall’Inps nella circolare 102 del 19 settembre 2022, le intenzioni del legislatore vanno interpretate in maniera versatile: ciò significa che tale sgravio si applica anche nei confronti della lavoratrice che ritarda il rientro in quanto fruisce del congedo parentale.

L’importante è che il rientro avvenga entro, e non oltre, il 31 dicembre 2022.

Di quanto aumenta la busta paga?

L’aumento riconosciuto grazie allo sgravio contributivo avrà una durata di 12 mesi, calcolati dal primo mese di rientro al lavoro. Ma di quanto aumenta concretamente la busta paga? Come anticipato, tale misura va a ridurre la quota contributiva a carico della lavoratrice: un taglio del 50% che fa sì che dall’attuale 9,19% si scenda al 4,595%.

Pensiamo ad esempio a una lavoratrice con stipendio lordo di 2.000 euro. Su tale importo la quota contributi da versare, con la percentuale del 9,19%, sarebbe pari a 183,80 euro; riducendola del 50%, con un’aliquota quindi del 4,595%, scenderebbe invece a 91,90€.

Ciò comporterà una busta paga con importo netto più alto di circa 90 euro, o appena meno visto che bisognerà considerare l’aumento dell’Irpef (in quanto è più alto l’imponibile su cui viene applicata l’aliquota).

Nel 2022 l’aumento è ancora maggiore

E negli ultimi mesi del 2022 l’aumento sarà maggiore. Sempre l’Inps, infatti, ha spiegato che lo sgravio del 100% è compatibile con il bonus contributivo dello 0,8% introdotto dalla legge di Bilancio 2022 e portato al 2% con il decreto Aiuti Bis.

Nel 2022, quindi, la quota contributi è già stata ridotta al 7,19%: ciò significa che- aggiungendo lo sgravio del 50% - da qui alla fine dell’anno bisognerà farsi carico di appena il 3,595% di contributi.

Tradotto in cifre: se con il solo sgravio contributivo del 2% (in vigore da luglio) su uno stipendio di 2.000 euro la quota contributi è passata da 183,80 a 143,80 euro, con un risparmio di 40 euro, con l’ulteriore sgravio del 50% introdotto dalla legge di Bilancio 2022 una lavoratrice appena ritornata dal periodo di maternità risparmierà ulteriori 70 euro (circa). La quota di contributi da versare all’Inps, infatti, scende a 71,90 euro.

Come beneficiare del bonus

Sarà il datore di lavoro, ma su richiesta della lavoratrice interessata, a dover inoltrare all’Inps un’apposita istanza telematica. Allorché l’Istituto dovrà verificare il possesso dei requisiti richiesti dalla normativa, come ad esempio che la madre abbia effettivamente fatto ritorno al lavoro. Al termine della fase di accertamento, e in caso di esito positivo, verrà attribuito il codice autorizzazione “OU” valido dal mese di rientro e per i successivi 12 mesi.

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