Bonus 150 euro e stipendi più alti, salta tutto: nel decreto Meloni intervento solo contro il caro bollette

Stefano Rizzuti

03/11/2022

03/11/2022 - 10:31

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Il governo Meloni punta tutto sul caro energia per il suo primo decreto economico: l’intervento sarà solo sul taglio delle bollette, mentre viene rinviata ogni decisione su stipendi e bonus 150 euro.

Bonus 150 euro e stipendi più alti, salta tutto: nel decreto Meloni intervento solo contro il caro bollette

Bollette, stipendi e bonus: il primo decreto economico del governo Meloni si fa attendere. Doveva essere la priorità assoluta, il primo intervento del nuovo esecutivo, ma per ora l’unico provvedimento approvato è quello riguardante le norme anti-rave e il reintegro del personale sanitario non vaccinato.

Il decreto bollette dovrebbe essere rinviato alla prossima settimana. Anche se il vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, assicura che le priorità sono le bollette e parla di un chiaro segnale che arriverà dal governo “con un investimento da 7-8-10 miliardi per dare un forte contributo alla riduzione delle bollette”.

Il problema è capire cosa farà il governo con questo primo intervento. Tajani dice che l’intervento arriverà venerdì, ma i tempi stringono e sembra improbabile chiudere in 24 ore. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in queste ore è per la prima volta a Bruxelles e intanto i contorni dell’intervento sul caro bollette sono poco chiari. Inoltre bisogna attendere il voto del Parlamento sulla relazione per utilizzare le risorse a disposizione.

Al momento l’unica ipotesi certa è la proroga delle misure messe in campo dal governo Draghi. Inoltre bisogna ancora capire, anche su questo fronte, quali misure entreranno nel decreto e quali nella legge di Bilancio. Nel Consiglio dei ministri di venerdì, invece, il governo dovrebbe solo varare la Nota di aggiornamento al Def, rinviando l’intervento sulle bollette: ma cosa ci sarà in questo decreto e cosa no?

Decreto bollette, le risorse a disposizione

La cifra preannunciata da Tajani, in realtà, potrebbe essere più alta. Il governo ha avuto in eredità un tesoretto da 10 miliardi lasciato da Mario Draghi, a cui aggiungere altri 5 miliardi provenienti dal Pil sopra le attese e dalle risorse aggiuntive dell’extragettito. Vero è che il governo potrebbe non usare tutte le risorse nel decreto, tenendo qualcosa da parte per la manovra.

Altra possibilità è che vengano anticipate alcune spese nel decreto per poi liberare spazi in legge di Bilancio: una manovra da 40 miliardi e su cui si vorrebbe evitare di caricare troppi interventi per non far crescere eccessivamente il deficit nel 2023.

Come verranno spesi i soldi: solo bollette?

Per i primi interventi Meloni punta tutto sul caro energia. La presidente del Consiglio, nelle anticipazioni del libro di Bruno Vespa, ribadisce che le poche risorse a disposizione “serviranno a coprire il taglio delle bollette per chi è in difficoltà”. Un riferimento soprattutto alla manovra, oltre che al primo decreto. Ma ci sono anche altri capitoli da affrontare: per esempio il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, vuole puntare su fisco e pensioni, ma i soldi sembrano non bastare.

Flat tax, pensioni, bonus e stipendi: cosa non ci sarà

Nel primo decreto sicuramente non ci saranno interventi su temi fiscali (flat tax in primis) e pensioni, che verranno rinviati alla legge di Bilancio. Ma anche lì ci sono pochi margini: è possibile che venga accennato un inizio di flat tax e prorogate le misure esistenti sulle pensioni, come già annunciato da Meloni.

Altro capitolo scottante è quello riguardante stipendi e bonus. Meloni ha detto di non voler proseguire sulle politiche dei bonus, smentendo quando sostenuto da alcuni esponenti di Fratelli d’Italia in campagna elettorale, che puntavano sul rinnovo del bonus 150 euro per un’altra mensilità. Rinnovo che doveva essere contenuto nel decreto bollette e che, invece, probabilmente non ci sarà.

Così come non ci sarà un intervento sul cuneo fiscale: il taglio di cinque punti, annunciato da Meloni, viene rimandato. Non solo non sarà contenuto nel decreto, ma probabilmente neanche nella legge di Bilancio: in quella sede il governo dovrebbe limitarsi a rendere strutturale, per il 2023, lo sgravio contributivo del 2% introdotto da Draghi.

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