Banche europee: addendum Bce definitivo, no impatti su stock di crediti

Alessio Trappolini

15 Marzo 2018 - 12:50

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La Bce ha diffuso la versione definitiva dell’addendum che contiene le linee guida sui Npl. Coinvolti solamente i flussi di crediti generati dal 1 aprile 2018. Le banche tirano sospiro di sollievo

Banche europee: addendum Bce definitivo, no impatti su stock di crediti

La Bce ha pubblicato questa mattina la versione definitiva dell’addendum che contiene le linee guida sulla gestione dei crediti deteriorati delle banche dell’Eurozona.

Il provvedimento riguarderà solamente i crediti classificati come Npl generati dopo il 1 aprile 2018. Nel dettaglio, la Vigilanza si aspetta la piena copertura entro due anni per i crediti unsecured, mentre per quelli secured entro sette.

L’addendum, specifica l’istituto centrale europeo sulla pagina internet ufficiale, non ha carattere vincolante e sarà alla base del dialogo di vigilanza caso per caso tra le banche significative e la Vigilanza bancaria della Bce, i cui risultati saranno integrati per la prima volta nello Srep del 2021.

In particolare, la Bce ha tenuto a specificare che “l’addendum ha carattere complementare rispetto a qualsiasi disposizione legislativa futura dell’Ue basata sulla proposta della Commissione europea di affrontare gli Npl nel contesto del primo pilastro”, ricordando che la proposta della Commissione sui livelli minimi di accantonamento obbligatori è un requisito vincolante applicabile a tutti gli enti creditizi.

È possibile prendere visione del comunicato ufficiale sul sito della Bce.

Di seguito l’articolo di ieri nel quale Money.it ha analizzato le aspettative sul contenuto dell’addendum

È arrivata oggi l’attesa proposta da parte della Commissione Europea sulle regole di smaltimento dei Non performing loan (Npl) delle banche dell’Eurozona. Questi giorni si profilano dunque cruciali per il destino dell’intero settore creditizio del Vecchio Continente, osservato speciale non solo dalla Commissione, ma anche dalla Vigilanza Bce e dall’Autorità bancaria europea (Eba).

In base alla proposta della Commissione, le banche avranno due anni per raggiungere la copertura totale delle perdite potenziali dei nuovi crediti non garantiti con una copertura minima del 35% entro il primo anno. Per i crediti garantiti, invece, le banche dovranno arrivare a una copertura integrale in otto anni con un minimo del 5% nel primo anno, del 27,4% entro il quarto e del 75% entro il settimo (per approfondire la notizia clicca qui).

Dall’analisi dei numeri contenuti nella proposta legislativa della Commissione Ue emerge un approccio al tema Npl nettamente più soft rispetto alle linee guida dettate dalla Bce nel famoso addendum la cui versione finale è attesa domani.

Nonostante le possibili divergenze fra i commissari europei e i funzionari di Francoforte, le proposte pervenute da Bruxelles sono state apprezzate da Ignazio Angeloni, membro del consiglio di vigilanza della Banca centrale europea, intervenuto questa mattina a Roma in una conferenza. Secondo il banchiere centrale la proposta avanzata quest’oggi si combina con le guideline della vigilanza unica che, nel dettaglio, prevedono svalutazioni del 100% in 7 anni per i crediti assistiti da garanzia e in 2 anni per quelli non garantiti, secondo uno schema di progressione lineare.

A tal proposito si è espressa anche l’Autorità Bancario Europea (Eba), per voce del suo massimo responsabile, ovvero l’italiano Andrea Enria. “Le proposte dell’Unione europea che imporranno alle banche maggiori accantonamenti per contribuire a frenare l’accumulo di sofferenze avrà solo un piccolo impatto sui requisiti patrimoniali complessivi”, ha scritto l’Eba, che ha stimato “l’impatto cumulativo delle nuove regole in un orizzonte di sette anni, considerato come massimo periodo di tempo dato alle banche per adeguarsi, a 56 punti base o il 10% degli utili trattenuti”.

Letta dal punto di vista italiano tuttavia la situazione potrebbe non essere così rosea. Secondo i calcoli di Equita Sim l’applicazione delle nuove regole creerebbe “un impatto sul CET1 di settore praticamente nullo (-1/2bps al 2020 e ancor meno nel 2018-19)” ma solo nel caso in cui le svalutazioni riguardassero i flussi di Npe generati dai nuovi impieghi erogati a partire da marzo.

In caso di applicazione delle norme anche di vecchi crediti (il c.d. stock), l’impatto sarebbe “più materiale (33bps al 2020 e 27bps al 2019) ma comunque gestibile”, ha scritto il broker milanese.

Tuttavia l’approccio moderato mostrato oggi dalla Commissione Ue è da leggersi positivamente, soprattutto alla luce del fatto che la volontà dei commissari Ue è quella di far applicare le norme solo sui nuovi crediti erogati. Non resta che attendere domani.

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