Banche italiane: è tempo di fusioni. Quali novità in arrivo?

Violetta Silvestri

24 Novembre 2020 - 15:32

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Banche italiane in fermento: in arrivo fusioni e acquisizioni importanti, in nome del consolidamento di un settore, quello bancario, a rischio anche a causa della pandemia.

Banche italiane: è tempo di fusioni. Quali novità in arrivo?

Il settore bancario sposa la strategia del consolidamento attraverso fusioni e acquisizioni.

Questo il messaggio che emerge dall’analisi di alcune importanti operazioni in corso tra istituti finanziari di peso, in Italia e non solo.

In nome della necessità di consolidare il comparto, indebolito anche dagli effetti pandemia, gruppi bancari si muovono con OPA e progetti di M&A.

In focus in questi giorni, nomi di spicco tra gli istituti di credito come UniCredit, Mps, Creval, Crédit Agricole Italia, BancoBpm e Bper.

Fusioni bancarie: si accelera in Italia

C’è in atto un vero e proprio risiko bancario in Italia stando alle ultime indiscrezioni e notizie che trapelano dal settore.

In una cornice che si è fatta sempre più favorevole alle operazioni di fusione e acquisizione, con il richiamo al consolidamento tra istituti dalla stessa BCE e le normative messe in campo dal Governo per premiare le M&A, la ricerca di grandi affari si infittisce nel panorama italiano.

Come sottolineato dal ceo Crédit Agricole Italia, Gianpiero Maioli, il momento storico risulta particolarmente propizio a livello economico, finanziario, industriale per nuove alleanze: “ [le considerazioni alla base sono] crescente pressione sui margini, necessità di investimenti di rilievo in tecnologia e capitale umano, aumento dei rischi su crediti nella fase post Covid.”

Da sfruttare, inoltre, l’incentivo offerto dall’esecutivo per le società che nel 2021 porteranno a termine un progetto M&A. Nello specifico, l’opportunità è poter mutare fino al 2% degli attivi della banca target in crediti d’imposta. Il valore potrebbe raggiungere anche i 5 miliardi di euro di patrimonio puro, in grado di finanziare oltre la necessità la ristrutturazione gravata sull’acquirente.

D’altronde la Vigilanza BCE sta spingendo su questa strategia e il presidente Andrea Enria ha fatto in modo che le operazioni di fusione avessero amggiore convenienza, con la possibilità per le banche di portare a patrimonio il badwill di un’acquisizione.

Crédit Agricole Italia lancia l’OPA su Creval

Uno degli ultimi cantieri aperti sul fronte acquisizioni bancarie in Italia è l’Offerta Pubblica di Acquisto di Crédit Agricole Italia su Creval.

Nello specifico, l’OPA suppone il pagamento di un corrispettivo di 10,5 euro per ogni azione di Credito Valtellinese. L’investimento totale di Crédit Agricole sarebbe di 737 milioni di euro con l’impegno di acquisire il 100% delle azioni.

Il prezzo previsto comprende un premio del 21,4% in confronto all’ultimo prezzo ufficiale di Credito Valtellinese al 20 novembre 2020 e uno del 53,9% rispetto al prezzo medio ponderato degli ultimi 6 mesi.

I tempi per l’OPA saranno così ripartiti: nel primo trimestre 2021 si attendono le autorizzazioni regolamentari; entro marzo/aprile 2021 si aspetta l’approvazione Consob e a maggio 2021 si dovrebbe completare il periodo di offerta.

Se, quindi, tutte le condizioni di Crédit Agricole Italia saranno soddisfatte, in seguito all’offerta, l’istituto procederà con la fusione per incorporazione di Creval, che sarà così completamente integrata alle proprie attività.

Lo scopo di tale operazione di acquisizione da parte di Crédit Agricole sul gruppo valtellinese, è di fortificare la sua posizione competitiva in quanto sesta banca commerciale nel mercato Italiano per asset. Inoltre, mira a raggiungere il settimo posto per la quantità di clienti e il totale di attivi, arrivando alla quota di mercato del 5% a livello nazionale.

Come specificato dal ceo Maioli: “L’obiettivo è il delisting. Poi la fusione societaria e infine l’integrazione nel primo semestre 2022.”

C’è molta fiducia nell’operazione con Creval da parte del gruppo con sede in Fancia, considerando anche che non ci sarà nessun attacco francese sui risparmi italiani (l’Opa su CreVal sarà opera di Crédit Agricole Italia con il sostegno del 15% del capitale che fa capo ad azionisti italiani a partire dalle Fondazioni).

Maioli, nelle pagine de Sole 24 Ore, ha così sintetizzato la positività della probabile fusione con il Credito Valtellinese:

“Con loro avevamo già una partnership nella bancassurance e una partecipazione azionaria del 5% che poi è salita al 9,8%....Avevano problemi di capitale, ma dopo la ricapitalizzazione, il derisking e il piano di taglio dei costi, hanno completato il turnaround. Ora possiamo contribuire a un rilancio commerciale che, con le nostre società prodotto, può ridare slancio alla banca valtellinese.”

Unicredit-Mps: a che punto siamo?

Probabilmente quella di Unicredit su Mps è l’operazione di fusione più vicina.
Il ministero dell’Economia e Finanza sta lavorando per migliorare le condizioni dell’affare, anche perché il ceo Jean Pierre Mustier non intende ereditare situazioni ingombranti per l’istituto.

Il Tesoro, quindi, è alle prese soprattutto con la ricapitalizzazione di Mps, la questione esuberi e con la soluzione del rischio relativo alle cause giudiziarie pendenti su Monte dei Paschi di Siena, dal valore di 10 miliardi di euro.

Ci sarebbero sul tavolo circa 5 miliardi di euro per incentivi fiscali e altre misure. Intanto, il ministero interessato ha nominato gli advisor. Il messaggio potrebbe essere di accelerare sulla possibile acquisizione, anche perché Mps deve uscire dal capitale entro giugno 2021 e avviare la riprivatizzazione.

BancoBpm e Bper: sarà fusione?

Un altro cantiere aperto e che suscita interesse nel settore bancario è la possibile fusione tra i gruppi BancoBpm e Bper.

Le indiscrezioni raccontano di contatti non formali già avvenuti. I rumor parlano di un affare nella formula merger of equals (tra pari) e senza sborsare contanti, visto che il ceo di Bper Vandelli ha messo da parte questa opzione.

La fusione, comunque, avrebbe un risultato strategico: si verrebbe a creare il terzo gruppo bancario nazionale. Vero è che Bper ha appena acquisito 600 sportelli ex Ubi, dal valore del 40% degli asset. E dunque non mancherebbero le perplessità.

Ultimamente Carlo Cimbri di Unipol (primo azionista Bper con il 20%) ha affermato comunque che l’alleanza con BancoBpm sarebbe interessante e da approfondire.

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