Assegno di mantenimento, più soldi e arretrati: chi ne ha diritto, perché e di quanto aumenta

Simone Micocci

18/01/2023

18/01/2023 - 12:35

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Assegni di mantenimento, spettano più soldi dall’ex coniuge (compresi gli arretrati per gli ultimi 5 anni): ecco cosa serve sapere sulla rivalutazione annuale degli importi.

Assegno di mantenimento, più soldi e arretrati: chi ne ha diritto, perché e di quanto aumenta

Rischio stangata per chi deve versare l’assegno di mantenimento mensile a ex coniuge e figli: complice l’inflazione, infatti, l’importo da pagare è destinato ad aumentare - e in alcuni casi già lo è - di qualche decina di euro ogni mese.

E per chi non lo fa c’è il rischio di doversi far carico di un maxi assegno, in quanto l’ex coniuge potrebbe pretendere gli arretrati per gli aumenti del mantenimento non riconosciuti negli ultimi 5 anni.

È bene sottolineare che la rivalutazione dell’assegno di mantenimento è un obbligo sancito dalla legge sul divorzio che per analogia si applica anche in caso di separazione. L’obiettivo di tale tutela è chiaro: mantenere invariato il potere d’acquisto dell’assegno di mantenimento con il passare degli anni, adeguandone annualmente il valore al costo medio della vita.

Quel che è importante sapere è che tale tutela va sempre riconosciuta, anche quando nella sentenza di divorzio o separazione il giudice omette di specificare che l’importo dell’assegno di mantenimento va rivalutato ogni anno.

Una regola che è bene tenere in mente, specialmente quest’anno visto che l’alto tasso d’inflazione sta comportando degli aumenti sostanziosi che se non riconosciuti adesso potrebbero essere oggetto di una richiesta di arretrati nel prossimo futuro.

Quando l’ex coniuge ha diritto a più soldi

Come anticipato, la rivalutazione dell’assegno di mantenimento vale sempre, anche quando non è espressamente indicata dalla sentenza. È la legge n. 898 del 1970 a prevederlo, precisamente all’articolo 5, comma 7: qui si parla solamente di divorzio, ma in diverse sentenze la Corte di Cassazione ha assicurato che lo stesso vale per la separazione.

C’è solo un caso in cui l’assegno di mantenimento può non essere rivalutato ed è quanto sia il giudice a stabilirlo. Nella sentenza, infatti, deve essere chiaramente scritto che il valore pattuito non è soggetto ad adeguamento annuale, specificandone la ragione. A tal proposito, l’articolo 5 della suddetta legge 898 del 1970 stabilisce che il Tribunale può escludere tale previsione con motivata decisione, ma solo in caso di “palese iniquità”.

Diversamente, compreso quando la sentenza tace a riguardo non menzionando in alcun caso la rivalutazione, l’assegno dovrà essere adeguato automaticamente dalla parte che lo deve versare.

Di quanto aumenta l’assegno di mantenimento

Per l’adeguamento dell’assegno di mantenimento si prende in considerazione il cosiddetto Foi, ossia l’indice dei prezzi al consumo delle famiglie di operai e impiegati al netto dei consumi dei tabacchi.

L’adeguamento va verificato ogni anno: ad esempio, se l’assegno di mantenimento decorre da marzo, la rivalutazione andrà applicata da marzo dell’anno successivo.

Quindi, si prende come riferimento l’indice Foi di riferimento per il mese da cui l’assegno andrà rivalutato e lo si applica sull’importo. Negli anni scorsi dalla rivalutazione ne sono risultati aumenti limitati a pochi euro, ma nel 2022 a causa dell’alto livello d’inflazione si è arrivati a incrementi anche a due o tre cifre.

Ad esempio, la variazione dell’indice Foi rispetto all’anno precedente rilevata dall’Istat a dicembre 2022 è stata pari all’11,3%. Prendiamo come esempio un ex coniuge che da dicembre 2021 è stato obbligato a versare un assegno di mantenimento del valore di 400 euro ad ex coniuge e figli. Ebbene, da dicembre 2022 ne dovrà corrispondere un aumento dell’11,3%, arrivando così a 445,20 euro mensili per i successivi 12 mesi (da dicembre 2023 ci sarà una nuova rivalutazione, e così via).

A tal proposito, di seguito un riepilogo degli ultimi indici Foi ufficializzati dall’Istat:

MeseVariazione 2022 rispetto al 2021
Novembre 11,5%
Ottobre 11,5%
Settembre 8,6%
Agosto 8,1%
Luglio 7,8%
Giugno 7,8%
Maggio 6,8%
Aprile 5,8%
Marzo 6,4%
Febbraio 5,6%
Gennaio 4,7%

Cosa fare se l’assegno di mantenimento non viene aumentato?

Deve essere la parte obbligata a versare il mantenimento a doverne effettuare il ricalcolo ogni anno, così che l’ex coniuge e figli abbiano diritto a un assegno di pari potere d’acquisto.

Diversamente, chi ha diritto all’assegno di mantenimento può pretendere, facendosi supportare da un avvocato, di farsi pagare gli arretrati per le rivalutazioni non effettuate negli ultimi 5 anni (mentre i periodi precedenti sono ormai caduti in prescrizione).

Prendiamo come esempio il caso precedente, e consideriamo che l’ex coniuge anziché adeguare l’assegno di mantenimento al Foi ne continui a versare 400 euro mensili, come pattuito originariamente. Allora la parte che riceve l’assegno avrà tempo 5 anni per far valere il suo diritto, pretendendo gli aumenti non riconosciuti. Per il periodo che va da dicembre 2022 a dicembre 2023, ad esempio, avrebbe diritto a un maxi assegno di 542,40 euro.

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