Antimafia: “Così la Camorra guadagna con la Borsa e i Bitcoin”

Alessandro Cipolla

2 Febbraio 2018 - 12:45

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L’allarme lanciato da Giuseppe Borrelli dell’Antimafia: “La Camorra investe in Borsa e Bitcoin perché meno accessibili alle indagini”.

Antimafia: “Così la Camorra guadagna con la Borsa e i Bitcoin”

La criminalità organizzata starebbe investendo in Borsa e in particolare nei Bitcoin. Questo è il grido d’allarme lanciato da Giuseppe Borrelli, procuratore aggiunto della Direzione distrettuale Antimafia.

Sfruttando l’anonimato e la riservatezza di queste operazioni, secondo l’Antimafia non sarebbe azzardato pensare che la Camorra ma anche altri sodalizi criminali si siano buttati nel mondo della Borsa e dei Bitcoin per investire i propri proventi illeciti.

La Camorra e i Bitcoin

Quando si parla di criminalità organizzata non sempre si ha ben presente il fiume di denaro che scorre dietro le azioni dei vari clan. Valanghe di soldi che arrivano dalle attività illecite, droga in primis, ma che devono però essere poi riciclati.

A riguardo è emblematica una intercettazione telefonica di qualche anno fa, dove due membri della ‘Ndrangheta parlavano di come ormai fossero diventati proprietari di interi quartieri in alcune città della Germania.

Con il passare degli anni però ci potrebbe essere stato un ulteriore passo in avanti della criminalità organizzata, che per “ripulire” i loro soldi sporchi starebbe guardando con interesse al mondo della Borsa e soprattutto ai Bitcoin.

A lanciare questo allarme è Giuseppe Borrelli, procuratore aggiunto della Direzione distrettuale Antimafia. Stando alle sue parole, la Camorra soprattutto potrebbe essersi già da tempo buttata in queste nuove modalità di investimento.

Non vi è alcun motivo per ritenere che la Camorra non giochi in Borsa. I numerosi sequestri hanno evidenziato il possesso da parte di esponenti di organizzazioni criminali di azioni anche di società quotate. Bisogna dire che oggi il cambiamento della composizione sociale delle organizzazioni mafiose, la loro apertura alla borghesia imprenditoriale e alle professioni ha comportato il venire meno di esclusioni nella determinazione della instaurazione di relazioni con determinati personaggi.

Una criminalità quindi in piena evoluzione, che secondo Borrelli avrebbe trovato nei Bitcoin un terreno ideale per effettuare i propri investimenti.

A questo si aggiunge che esistono in questo momento degli strumenti di investimento che sono difficilmente accessibili alle indagini. Ad esempio è il caso dei Bitcoin e delle sue possibilità di speculazione che sono strettamente connesse agli investimenti in cripto valuta. È impossibile individuare gli autori degli investimenti. È un settore aperto al riciclaggio e al reinvestimento di capitali illeciti.

Le difficoltà nel risalire agli autori degli investimenti potrebbe essere quindi una autentica manna dal cielo per le organizzazioni criminali, che così starebbe sempre più strizzando l’occhio al mondo dell’alta finanza.

Nuove forme di investimento

Non è la prima volta questa che un’autorità dello Stato accende i riflettori sui rapporti tra la criminalità organizzata e l’alta finanza, facendo uno specifico riferimento proprio agli investimenti nelle criptovalute e in particolare nei Bitcoin.

Camorra, Mafia e ‘Ndrangheta stanno cambiando anche loro volto aggiornandosi all’evoluzione dei tempi. I soldi continuano ad arrivare a palate nelle loro tasche ma gli investimenti in attività e immobili sono sempre più a rischio di sequestro e di confisca.

Alcuni di questi malavitosi secondo fonti investigative sarebbero stati anche particolarmente lungimiranti: avrebbero investiti in Bitcoin già nel 2015 quando il valore di una singola moneta virtuale non arrivava ai 500 dollari, mentre ora la quotazione è di circa 8.000 dollari dopo essere arrivata quasi a 20.000 dollari.

Investimenti sicuramente con un alto potenziale di rischio ma anche di guadagno come abbiamo visto. In più, la riservatezza delle operazioni e la difficoltà di poter svolgere indagini a riguardo rendono il mondo delle criptovalute particolarmente appetibili alla criminalità.

La Banca d’Italia comunque sarebbe già all’opera con il suo dipartimento dell’antiriciclaggio per individuare possibili operazioni sospette. La lotta alla criminalità quindi allarga sempre più il proprio raggio, andando ad abbracciare in pieno anche quel mondo della finanza finora colpevolmente troppo trascurato.

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