Il punto di vista della GenZ sulla politica

Il punto di vista della GenZ sulla politica

di Paolo Di Falco

Analisi e scenari futuri dopo le elezioni del 25 settembre: intervista a Massimo Cacciari

Paolo Di Falco

30 settembre 2022

Dal voto di domenica è emersa la vittoria del centrodestra: con il prof. Massimo Cacciari abbiamo fatto un’analisi del voto parlando anche delle sfide che Giorgia Meloni dovrà affrontare.

Domenica l’Italia è andata al voto e ad uscire vittoriosa da questa tornata elettorale è stata Giorgia Meloni che con il suo partito, Fratelli d’Italia, ha incassato il 26% dei voti trainando l’intera coalizione di centrodestra che si è attestata intorno al 43,7%. Dall’altro lato c’è stata la sconfitta della coalizione del centrosinistra che si è fermata al 26% con all’interno un Partito Democratico che non ha raggiunto nemmeno il 20% mentre il Movimento 5 Stelle, partito dato per sfavorito dai sondaggi, ha ottenuto il 15,4% e il Terzo Polo, formato da Azione e Italia Viva, il 7,7%.

Se da un lato si parla di “svolta epocale” del nostro Paese tra preoccupazioni e congratulazioni estere, dall’altro si pensa già ad un possibile congresso in cui andare a decidere il futuro di un partito che ha caratterizzato quasi ininterrottamente gli ultimi dieci anni di governo.

Ai vincitori e agli sconfitti si affianca anche il Movimento 5 Stelle che sotto la guida di Giuseppe Conte tornerà a fare opposizione, quella che è stata il suo punto di partenza e, dall’altra parte, il Terzo Polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda che ha ottenuto quasi la stessa percentuale di voti di Forza Italia. Il partito di Silvio Berlusconi però sta subito dietro alla Lega di Matteo Salvini e, come quest’ultima, ha visto dimezzato il consenso elettorale.

Se il futuro del nostro Paese sembra ancora molto incerto, chiara è l’indicazione della nuova maggioranza di governo da questi risultati che abbiamo commentato con il prof. Massimo Cacciari, filosofo e accademico italiano.

L’analisi del voto

Il prof. Massimo Cacciari, innanzitutto, ci tiene a sottolineare che “i dati sono molto più complessi di quello che appaiono” visto che: “La Meloni ha vinto trainando l’intera coalizione però questa non è una grande vittoria. Lo sarebbe stata nel caso in cui alla tenuta della Meloni si fosse accompagnata una tenuta più consistente da parte di Forza Italia e della Lega ma insieme il loro risultato si è dimezzato rispetto alle elezioni del 2018. Inoltre, i gruppi parlamentari non vedono una maggioranza forte della Meloni perché i candidati nei collegi uninominali sono stati distribuiti all’interno della destra sulla base dei risultati del 2018 quindi Fratelli d’Italia è sottorappresentata rispetto al dato elettorale. Questo potrebbe creare dei grossi disturbi a Giorgia Meloni nel caso volesse sistemare secondo i suoi desiderada la Lega e Forza Italia: se vediamo i dati in modo analitico non è un’affermazione molto forte”.

“La tenuta del Movimento 5 Stelle è un errore ottico: sono stati dimezzati, questa è la realtà. Dopodiché è un’illusione ottica rispetto ai sondaggi: i Cinque Stelle hanno avuto successo rispetto ai sondaggi ma non rispetto ai voti. Anche da parte loro si porrà la questione: ”Ci conviene fare l’opposizione, ci conviene tornare alle origini?” Non è possibile tornare alle origini con la leadership di Conte e quindi per loro si porranno molti problemi. Tra questi c’è quello relativo al rapporto da avere con il Pd perché il M5S non ci guadagna elettoralmente ma per entrambi non vedo altra linea di salvezza se non quella di cercare un’intesa a partire dall’opposizione che possa maturare anche in un’intesa futura di governo visto che le loro forze sono assolutamente inferiori a quelle necessarie per governare”.

“Si parla di coalizione di centrosinistra ma non c’è stata nessuna coalizione di centrosinistra: Letta non è riuscito a costruire nessuna coalizione visto che il Pd si è presentato sostanzialmente da solo per l’incapacità totale dimostrata dalla sua leadership di creare anche uno straccetto di coalizione con Calenda. Credo che da questo punto di vista qualche “ragione” nel senso del calcolo ce l’abbiamo Calenda e Renzi nell’ipotizzare che sarà un governo che può durare molto poco per riaprire la porta, cosa che loro si augurano con tutto il cuore come è del tutto evidente, ad una nuova grande ammucchiata nazionale dove tutti abbiano la loro particina in commedia”.

La sinistra italiana lontana dalle periferie e dai lavoratori

Un dato che è emerso da queste elezioni è che circa il 22% degli operai ha votato Fratelli d’Italia e, non solo, in linea molto generale si è visto come le periferie hanno preferito votare a destra piuttosto che a sinistra come avveniva tradizionalmente all’interno del nostro Paese. Proprio per questo il prof. Cacciari ribadisce che:” Bisogna mettere in discussione l’intera sinistra italiana, questo è un discorso vecchio che viene da lontano e che il sottoscritto sta facendo da vent’anni. È evidente che il pericolo non è il fascismo, il pericolo è l’assoluta mancanza di una sinistra in Italia e in Europa: Bernard Lèvi insieme agli altri farebbero bene a riflettere a casa loro dove è sparito il partito socialista francese. Quella europea è una sinistra, eccetto in parte la socialdemocrazia tedesca, fallita visto che: non è riuscita a comprendere le preoccupazioni sociali, non è riuscita a rappresentare le nuove classi operaie, i nuovi ceti di lavoro dipendente, subordinato e sfruttato, i bisogni dei giovani sottoccupati e sottopagati… Una sinistra che non è riuscita a rappresentare nulla di quella che potremmo chiamare “una nuova plebe di massa”.

“Da qui i risultati elettorali, da qui la distribuzione del voto che è palese: da dove prende i voti il Pd? Perché vince al centro di Milano e perde a Sesto San Giovanni? Forse perché gli operai di Sesto San Giovanni si sono trasferiti a Piazza del Duomo e i borghesi di una volta di Piazza del Duomo si sono trasferiti a Sesto San Giovanni? È tutto chiaro soltanto che “il Dio” – come dice il proverbio – “acceca coloro che vuole perdere”.

L’unica soluzione è quella di “rifondare tutto con una strategia socialdemocratica all’altezza dei tempi senza più un welfare che dipenda dalla spesa pubblica e dal deficit quindi una rifondazione in termini di vera uguaglianza. Ma non solo, occorre rivedere la propria politica estera visto che una socialdemocrazia non può essere una forza politica appiattita sull’atlantismo ma bisogna riprendere quella vocazione che fu di tutta la grande socialdemocrazia europea, bisogna riprendere quella politica estera autonoma ed europeista dove l’Europa si configura come una potenza politica autonoma. Bisogna anche rivedere completamente le basi del welfare puntando su una gerarchia di valori che veda al primo posto la questione dell’uguaglianza di opportunità, i diritti fondamentali dello studio, della sanità…”

“È chiaro che il Partito Democratico ha di fronte a sé una via di rifondazione da percorrere molto rapidamente ma, ce la farà? Non lo so, ci sono le forze per farlo? Beh, alcuni giovani all’interno della dirigenza del partito sarebbero in grado di percorrere questa strada ma bisogna vedere se gli è permesso farlo e bisogna capire se non è troppo tardi visto che qualcosa di relativamente “storico” è avvenuto: è possibile che non si ragiona sul fatto che siamo arrivati a questo punto della storia della Repubblica per cui diventa eletto a suffragio universale popolare, arrivando a governare il Paese, non il pericolo fascista ma una forza politica e una leader che ha quella storia contro cui tutte le forze di centrosinistra hanno combattuto dal ’48 ad oggi? Questo vorrà pur dire che le forze di centrosinistra sono fallite o no? In più la coalizione di destra candida una donna facendola diventare primo ministro quando a sinistra non sono riusciti a far diventare primo ministro nessuna donna né tanto meno Presidente della Repubblica, perché? Saranno dei segnali o no? Allora costoro devono riconoscere il fallimento, aprire una discussione critica e autocritica radicale e rifondarsi altrimenti faranno la fine dei socialisti francesi cioè spariranno”.

Il Movimento 5 Stelle e il Terzo Polo

Come sottolineavamo prima, il Movimento 5 Stelle ha raggiunto una percentuale di voto superiore a quella che gli veniva attribuita dai sondaggi visto che, come spiega il prof. Cacciari:” Sono stati gli unici in campagna elettorale a non gridare “A lupo, a lupo” parlando dei problemi del Sud dove, per esempio, la povertà e la disoccupazione crescono. La loro tenuta in sintesi deriva solamente dal Mezzogiorno visto che nel Nord non sono arrivati al 5%. Da qui ci accorgiamo come queste votazioni ci restituiscono il quadro di un Paese spaccato in due tra Nord e Sud, tra centro e periferie, tra grandi città e campagna. Quindi un Paese profondamente diviso e in crisi: il nostro è un Paese in decadenza, altro che nuovo rinascimento. Cerchiamo di vedere la realtà così com’è, finiamola di fingere e di fare prediche consolatorie: il nostro è un Paese dove dobbiamo rimboccarci dieci volte le maniche per tirarlo su e occorreranno sacrifici mirati da non chiedere a chi si sta già sacrificando, per questo dovranno esserci politiche fiscali e finanziarie rigorose”.

Sul Terzo Polo invece: “Loro hanno avuto il risultato che ci si aspettava, un risultato medio non mediocre perché una forza politica che si presenta per la prima volta e prende il 7% non è un insuccesso ma comunque questo non si può misurare sul dato elettorale, si misurerà tra un po’. Se questo governo, come loro sostengono, durerà poco per contraddizioni interne che abbiamo già visto e magari anche perché l’opposizione miracolosamente riesce ad essere efficace e quindi ci troveremo in una situazione impraticabile, ingovernabile tra breve avranno avuto ragione loro. Il successo di Calenda e Renzi si misura sulla durata di questo governo: loro si sono presentanti in campagna elettorale su questa base. La loro linea politica è questa: la crisi del governo di destra e quindi una nuova grande ammucchiata dalla quale possa nascere davvero il terzo polo”.

Le sfide di Giorgia Meloni: dalla politica estera all’emergenza sociale

Diverse sono le sfide che attendono la leader di Fratelli d’Italia viste le sue alleanze a livello europeo che esprimono dei principi in contrasto con la collocazione atlantica del nostro Paese ma, su questo il prof. Cacciari sembra non avere dubbi: “La Meloni seguirà la linea europea, il rischio semmai è che “per accontentare qualche alleato” intenda colpire alcuni diritti o frenare sulla promozione di altri. Bisognerà vedere adesso anche la formazione del governo, quanto si farà “consigliare” e quanto riuscirà a resistere allo scomodissimo alleato Salvini visto che all’interno dei gruppi parlamentari la stragrande maggioranza dei deputati della Lega non è sua ma del leader del Carroccio difficile da ridurre ai minimi termini. Questo sarà il primo scoglio da superare che conterà anche a livello europeo: se si presentasse in Europa con lui come Ministro dell’interno le sue dichiarazioni di fedeltà risulterebbero un po’ stonate”.

“Poi per continuare ad avere la garanzia di poter continuare a fare debito dall’Europa dovrà dimostrare di cominciare a mettere in cantiere il Pnrr e avviare quelle riforme che l’Europa chiede come quella sulla giustizia. Sul piano interno deve sapere che c’è una situazione economica per i ceti meno abbienti che non sarà più sostenibile: metà della nostra popolazione non sarà in grado di continuare a vedersi aumentare tariffe, tasse locali visto che dicono che quelle nazionali non aumentano ma c’è l’aumento di ogni capitolo di spesa della tassazione locale. Deve sapere che in questo Paese c’è almeno il 50% della popolazione che è in condizioni disagiatissime, molti in condizioni di povertà e alcuni con l’angoscia dell’impoverimento”.

“Su questi bisogna intervenire e come si fa? Aumentando il debito? Ma sappiamo che l’Europa non lo permetterà e quindi bisognerà vedere che politiche fiscali e finanziarie mettere in atto. La Meloni ha un compito gravissimo soprattutto sul fronte sociale interno dove l’Europa non ha voce in capitolo: siamo noi che dobbiamo sbrigarcela, non possiamo affrontare quest’emergenza sociale aumentando semplicemente il debito. La Meloni ce la farà? Calenda e Renzi dicono di no mentre io mi auguro che ci riesca perché certamente andare tra sei mesi nuovamente in crisi e aspettare che Mattarella mi indichi il nuovo Draghi, il nuovo Monti non è una cosa che mi piace. Per questo mi auguro che queste sfide la Meloni in qualche modo sappia affrontarle, se non le affronterà andrà in malora lei ma il Paese dove andrà?”

Paolo Di Falco

18 anni, di Siracusa. Ho creato La Politica Del Popolo, un sito di news gestito da giovani.

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