Via tutte le restrizioni dopo lo Stato di Emergenza: lo dicono i giudici

Giorgia Bonamoneta

19 Febbraio 2022 - 21:17

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È arrivata la fine delle restrizioni? Secondo una sentenza del Tribunale Penale di Pisa, con la fine dello Stato di Emergenza è tempo di ripristinare le libertà fondamentali, senza ulteriori proroghe.

Via tutte le restrizioni dopo lo Stato di Emergenza: lo dicono i giudici

Via alle restrizioni. Il tempo delle limitazioni è ormai agli sgoccioli e ieri lo ha ricordato anche il premier Mario Draghi durante la conferenza. Ma c’è di più: secondo una sentenza del Tribunale di Penale di Pisa, datata 17 febbraio 2022, con la fine dello Stato di Emergenza dovranno rientrare tutte le limitazioni delle libertà e dei diritti fondamentali compressi per il bene e la salute pubblica negli ultimi due anni.

La sentenza, a nome della giudice Lina Manuali, non si limita a dichiarare le fine delle restrizioni con la fine dello Stato di Emergenza, ma in una lunga disamina analizza e mette in dubbio tutto il sistema di “emergenza”.

Si legge che, nel momento in cui viene meno lo Stato di Emergenza - e perché non può essere prorogato - dovrebbero riespandersi i diritti e le libertà fondamentali quali libertà personale, di movimento e di riunione, di professare liberamente la propria fede religiosa, di andare a scuola, a lavoro e il diritto alla libertà d’impresa.

Una compromissione delle libertà, quella prevista dalle restrizioni sulla base dello Stato di Emergenza, che è arrivata a un “limite massimo di tollerabilità”.

Fine delle restrizioni e dello Stato di Emergenza: cosa dice la sentenza di Pisa

La sentenza del Tribunale Penale di Pisa del 17 febbraio 2022, in merito a un quesito sulla violazione del domicilio durante la pandemia, ha affrontato tutta una serie di punti relativi agli strumenti usati da i due Governi che si sono succeduti. Il nucleo della sentenza è la dichiarazione di illegittimità dello Stato di Emergenza e, di conseguenza, il ripristino delle libertà e dei diritti fondamentali una volta concluso questo ciclo di “emergenza” non ulteriormente prorogabile.

Si legge:

Nel momento in cui viene meno lo Stato di Emergenza, i diritti e le libertà fondamentali debbono riespandersi nel loro alveo originale, poiché la compressione degli stessi ha raggiunto e superato il limite massimo di tollerabilità; compressione che non può ulteriormente protrarsi, né a tempo predeterminato, né, a maggior ragione, ad libitum, attraverso continui e reiterati prolungamenti di operatività.

Ne emergono due questioni discusse e molto attuali: l’inammissibilità di una proroga allo Stato di Emergenza e il fondamentale ripristino delle libertà limitate dai DPCM.

Il ritorno alla normalità passa attraverso la dichiarazione di illegittimità dello Stato di Emergenza

La sentenza della giudice Lina Manuali ricorda che l’Ordinamento Costituzionale non contempla lo stato di eccezione o di emergenza se non in caso di guerra. Una scelta, quella dei padri costituenti, volta proprio a evitare la compromissione dei diritti fondamentali.

Lo Stato di Emergenza ha delle caratteristiche specifiche, continua Manuali, tra cui la necessità di “un intervento urgente e con poteri straordinari al fine di tutelare i cittadini”. La pandemia non rientra nell’ambito delle calamità naturali che possono offrire l’urgenza di uno Stato di Emergenza.

La differenza sta nel fatto che una calamità naturale è un evento catastrofico imprevedibile, mentre la pandemia ha origine umane e si distingue per una durata variabile. Nel testo della Protezione Civile dove si leggono le caratteristiche per la richiesta dello Stato di Emergenza non si nomina un evento pandemico ed epidemico.

A due anni dal suo inizio la pandemia non è però più un urgenza, nel senso che non è più imprevedibile e può invece essere affrontata con altri strumenti. Per questo con la fine dello Stato di Emergenza tutti i diritti e le libertà personali dovrebbero essere ripristinate. Anche se si deve ragionare su un futuro ricco di eventi epidemici, durante i quali, se non pronti, ci ritroveremo ancora una volta nelle condizioni di limitare le libertà per salvaguardare la salute collettiva. Serve, appare scontato, un piano di azione per limitare l’impatto delle pandemie che arriveranno. Perché ce ne saranno altre, questo è solo l’inizio.

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