Valute e sistemi internazionali: tra cambio fisso e variabile

Federica Agostini

28 Agosto 2013 - 08:02

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Valute e sistemi internazionali: tra cambio fisso e variabile

Affinché cittadini di paesi diversi possano agevolmente commerciare, devono comprare e vendere le rispettive valute nazionali. Il prezzo della valuta di una nazione, espresso in relazione ad una seconda valuta, si definisce come il tasso di cambio. Svolgendo un ruolo centrale nel commercio e nei flussi di capitale, il concetto di tasso di cambio ricopre grande importanza nell’area della macro-economia.

Tasso di cambio: reale e nominale

Il tasso di cambio nominale è quello più citato nelle discussioni economiche. Quando sentiamo dire che il dollaro è a 1.35 contro l’euro, stiamo parlando di tasso di cambio nominale.

Il tasso di cambio reale è un concetto leggermente più accademico: la quantità di beni e servizi di un paese che può essere scambiata con i beni e servizi di un altro paese. In altri termini, il tasso di cambio reale può essere espresso con l’equazione:
(tasso di cambio nominale * prezzo nazionale) / prezzo estero

Sistemi: fisso e variabile

Esistono sostanzialmente due tipi di sistemi internazionali di cambio: fisso o variabile. In un sistema fisso, i paesi stabiliscono il rapporto tra le rispettive valute e si impegnano a mantenerlo nel tempo. Il tasso di cambio è mantenuto stabile mediante l’acquisto (o la vendita) di riserve di valuta straniera, determinate dalla domanda di valuta.

In un sistema a tasso fisso, la variazione giornaliera del cambio è minima. Se il tasso di cambio tra dollaro ed euro fosse fisso nella proporzione 1:1.25, allora aziende, governi e singoli cittadini potrebbero fare affidamento sul fatto che tale tasso di cambio rimanga invriato per un tempo determinato. Un tasso di cambio fisso può essere considerato come conveniente per le aziende, poiché è in grado di eliminare l’imprevedibilità delle variazioni del tasso di cambio tra due valute.

Nel XIX e nel XX secolo, il sistema di cambio fisso era piuttosto utilizzato, con l’oro che funzionava da bene sottostante e la sterlina inglese come valuta globale. Verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’accordo Bretton Woods dettò le leggi dei tassi di cambio fino agli inizi degli anni ’70, tassi fissi e il Dollaro USA che si accingeva a diventare la nuva valuta mondiale. Nel tempo, molti paesi hanno scoperto che il sistema di tasso fisso è anche limitativo e costoso da mantenere.

Al contrario, un paese può decidere di lasciare che sia il mercato a stabilire il valore della propria valuta; in un sistema a tasso di cambio variabile. Se un paese permette alla propria valuta di oscilare, allora lo stesso tasso di cambio è soggetto alle leggi di domanda e offerta applicabili a qualsiasi altro bene. Quando c’è una forte domanda per la valuta di un paese, il valroe di questa aumenta rispetto alle altre. La domanda può essere determinata da diversi fattori come il gusto dei consumatori (che possono preferire i prodotti di quel paese), dall’inflazione, oppure dalla speculazione.

Non sorprende, dunque, scoprire che i tassi di cambio sono generalmente più volatili nei sistemi variabili. Secondo le stime di alcuni economisti, la volatilità dei tassi di cambio è aumentata del doppio dalla fine del sistema Bretton Woods.

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