Vaccino obbligatorio per tutta Europa: cosa sta succedendo

Chiara Esposito

1 Dicembre 2021 - 18:34

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La nuova ondata spaventa l’Europa: la presidente Von der Leyen intende avviare una riflessione sull’obbligo vaccinale in tutti gli Stati membri.

Vaccino obbligatorio per tutta Europa: cosa sta succedendo

Durante l’ultima conferenza stampa sull’emergenza Covid tenutasi presso la sede della Commissione Europea di Bruxelles si è parlato a lungo della campagna di immunizzazione in corso, con esiti piuttosto inaspettati.

La presidente Ursula von der Leyen, con il suo intervento, ha acceso i riflettori su una questione di rilievo che ha colto subito l’attenzione dei media internazionali. La sua aspirazione attuale è quella avviare un confronto con gli Stati membri per valutare l’introduzione dell’obbligo vaccinale in tutto il territorio europeo.

Interpellata sul tema insomma la presidente ha detto la sua anche se lei stessa ha affermato di essersi ricreduta circa le sue precedenti convinzioni in merito: a differenza di qualche tempo fa, oggi si mostra fermamente convinta della necessità di portare avanti un dibattito trasparente capace di evidenziare la caratura del problema sanitario che questa frazione dell’Occidente sta affrontando con notevole affanno. A parità di risorse non c’è ancora stata una risposta sufficientemente tempestiva da parte della cittadinanza e i rischi per l’intera popolazione sono considerevoli.

Citando numeri e considerazioni, che più che opinioni personali sono dei veri e propri dati di fatto, von der Leyen afferma che il dialogo è urgente, ora più che mai.

A spingere verso questi esiti potrebbe essere stata la minaccia della variante omicron, altro punto chiave del discorso in questione.

Picchi di contagio: i numeri riportati della presidente

Le parole di Ursula von der Leyen vanno contestualizzate al meglio, partendo da statistiche e fatti. Le sue affermazioni innanzitutto sono giunte alla stampa nel momento in cui, rispondendo ad una domanda riguardo le sanzioni previste dalla Grecia per gli ultrasessantenni che rifiutano di vaccinarsi, la presidente ha sentito la necessità di guardare al quadro complessivo della condizione pandemica.

Attualmente il 77% degli adulti nell’Ue è vaccinato ma, se prendiamo la popolazione totale, il valore è pari al 66% e ciò significa che un terzo della popolazione europea non è vaccinata. Si parla di circa 150 milioni di individui che non hanno ricevuto neppure una dose. Il peso di questi valori però non sarebbe soltanto sanitario:

“Abbiamo una pandemia orribile, abbiamo vaccini che salvano la vita, ma non vengono usati in modo adeguato dappertutto. Pertanto, questo è un enorme costo sanitario."

A questo punto possiamo dire che l’urgenza sia stata sottolineata con ogni mezzo possibile.

Dal punto di vista della sua ideologia invece, la presidente ha voluto sottolineare due punti di grande importanza. Il primo è di carattere ideologico:

“Fino a due o tre anni fa non lo avrei mai pensato, ma è tempo di discutere sull’obbligo vaccinale".

Il secondo invece è di stampo tecnico. Con una mossa che la smarca da possibili accuse di autoritarismo, la donna dichiara espressamente come imporre o meno l’obbligo di vaccinarsi è assoluta competenza degli Stati membri e che su questo non spetta a lei dare alcuna stringente raccomandazione.

La raccomandazione di fatti è in realtà rivolta alla ricerca di un confronto con le parti per prendere una decisione autonoma, paese per paese, in un secondo momento. Alla luce di questo, possiamo solo dire che adesso le frasi tanto inattese della presidente della Commissione andranno valutate dalle singole entità statali.

Nuova ondata: e se i vaccini non bastassero?

La minaccia rappresentata dalla variante Omicron si fa più concreta e sembra mettere alle strette anche i vertici europei; la stessa von der Leyen si è trovata a dover rispondere alle domande dei giornalisti circa i passi in avanti che l’Unione sta facendo per ricevere le risposte tanto attese sull’efficacia dei vaccini già somministrati.

Nonostante lo stretto contatto che ad oggi intercorre fra l’Europa e le aziende farmaceutiche Moderna e Pfizer gli esperti non hanno ancora potuto offrire alla politica le risposte necessarie per valutare con certezza l’impatto che Omicron avrà sui vaccinati.

I contratti siglati dalla Commissione con le aziende in questione le vincolano ad aggiornare la propria fornitura in modo tale che i preparati vengano «adattati» alle varianti del Sars-CoV-2. Il problema fondamentale è che occorrerebbero circa «cento giorni» per modificare un vaccino sulla base di una variante.

In ultimo la presidente riferisce di star lavorando con l’Ema per accelerare almeno le pratiche di autorizzazione dei farmaci già aggiornati. Per restare comunque obiettiva però ha spiegato come stiano realmente le cose:

«In pratica, speriamo per il meglio, preparandoci al peggio».

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