Vaccino: quale differenza c’è tra terza dose e booster

Giorgia Bonamoneta

20/09/2021

02/12/2022 - 11:01

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Non tutti conoscono la differenza tra terza dose e richiamo e infatti sono molti a credere che sarà la terza dose a essere obbligatoria. Vediamo insieme la differenza tra i due termini.

Vaccino: quale differenza c’è tra terza dose e booster

Per molti potrebbe essere un’ovvietà, ma in questi tempi di fake news, e in particolare di disinformazione sulla salute, sulla pandemia e sui vaccini, è meglio essere il più chiari possibili. Soprattutto perché la trasparenza e la narrazione sulla pandemia non è stata il punto di forza dell’ultimo Governo Conte o del Governo che lo ha succeduto.

Parliamo di vaccini, scendendo nel dettaglio di terza dose (dose addizionale) e booster (dose di richiamo). La differenza c’è eccome e in questo articolo cercheremo di spiegarlo nel modo più semplice possibile.

Nessun complotto, nessuna lobby. Vediamo insieme la definizione dell’uno e dell’altro termine e a chi è riservata la dose addizionale o la dose di richiamo.

Terza dose di vaccino o richiamo obbligatorio?

Quanti articoli sono stati scritti e letti sulla terza dose obbligatoria? Molti, forse troppi, ma dopotutto l’infodemia denunciata dall’OMS a inizio pandemia non è di certo scemata.

È proprio la domanda nei titoli e negli interventi a essere sbagliata. “La terza dose sarà obbligatoria per tutti?” parte da un principio sbagliato. Dovremmo invece domandarci se il richiamo sarà obbligatorio. Ecco, proprio da qui possiamo iniziare a spiegare la differenza tra“ terza dose” e “booster”.

Cosa significa terza dose di vaccino?

No, non vuol dire che dopo la prima e la seconda dose inoculate per completare il ciclo vaccinale ne serve una in più. No, non è per inefficacia. No, non è un complotto per aumentare il segnale di ipotetiche antenne 5G.

La terza dose, che forse sarebbe stato meglio chiamare “dose addizionale”, è una dose aggiuntiva prevista per i più fragili. Serve a completare il ciclo vaccinale nei soggetti immunodepressi, insomma per tutti coloro che sono più a rischio.

Proprio per questo, al pari della prima e seconda dose, la terza deve essere inoculata a breve distanza, entro 28 giorni. Ma chi sono questi soggetti immunodepressi? Ecco alcuni esempi di individui che dal 14 settembre a Rieti (Lazio) e dal 20 settembre nel resto d’Italia hanno ricevuto la terza dose:

  • pazienti con AIDS
  • paziente con cancro e immunodeficienze primitive
  • chi ha subito un trapianto
  • chi è in cura con terapie basate su cellule T
  • chi è stato sottoposto alla rimozione della milza (splenectomia);
  • chi si trova in dialisi con una insufficienza renale cronica grave

Cosa significa booster?

Booster è un termine forse poco conosciuto, ma se leggiamo “richiamo” salta subito alla mente la dose annuale di vaccino contro l’influenza. Sono mesi che la comunità scientifica ha dichiarato il Covid endemico, come molti altri virus e proprio per questo serve un richiamo costante.

Con il termine booster si fa quindi riferimento al mantenimento dell’efficacia del vaccino dopo il completamente del ciclo vaccinale. La distanza tra la seconda dose e il richiamo è di almeno 6 mesi e serve, come si è capito dall’esperienza acquisita nel tempo, per non far calare la protezione sotto una certa soglia.

Per chi è previsto? Inizialmente saranno richiamati gli anziani (proprio come contro il virus dell’influenza), gli ospiti delle RSA e gli operatori sanitari che ogni giorno entrano potenzialmente in contatto con il virus.

E solo dopo si può parlare di “tutti”. Infatti è molto probabile che tutti saremo “richiamati” dopo almeno sei mesi dalla conclusione del ciclo vaccinale per continuare a essere protetti.

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