Vaccino AstraZeneca, il problema sono le forniture: UE pronta alla “guerra” con Londra

Alessandro Cipolla

18/03/2021

15/04/2021 - 11:31

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In attesa del responso dell’Ema, Ursula von der Leyen ha attaccato AstraZeneca per i tagli nelle forniture, non escludendo un possibile stop all’export del vaccino verso il Regno Unito: “Non c’è reciprocità”.

Vaccino AstraZeneca, il problema sono le forniture: UE pronta alla “guerra” con Londra

Il vaccino di AstraZeneca probabilmente è finito al centro delle polemiche per il motivo sbagliato. Oggi l’Ema dovrebbe dare il responso sugli approfondimenti fatti dopo i casi sospetti, con un disco verde che appare scontato.

L’Aifa così dovrebbe rimuovere subito lo stop al siero di Oxford, con l’Italia pronta a riprendere la somministrazione dopo la sospensione arrivata lunedì scorso tanto che il commissario Figliuolo ha già pronto un piano per recuperare il tempo perduto.

Bisogna specificare che la sospensione dell’utilizzo del vaccino di AstraZeneca non è stata una decisione presa dall’Ema ma dai singoli Paesi, con l’Italia che si è accodata a una Germania dove adesso Angela Merkel è nella bufera per uno stop giudicato “ingiustificato” anche da diversi membri della sua maggioranza.

Come sottolineato da Ursula von der Leyen nella conferenza stampa dove è stato presentato il passaporto vaccinale, il vero problema con AstraZeneca è un altro: finora l’azienda anglo-svedese ha consegnato nel primo trimestre un terzo delle dosi pattuite, con la situazione che non dovrebbe migliorare molto nel secondo trimestre.

Altro tema delicato è quello delle dosi di AstraZeneca esportate da stabilimenti UE soprattutto verso il Regno Unito: al momento non ci sarebbe reciprocità in questi scambi commerciali, con von der Leyen che così non ha escluso un possibile stop alle forniture verso Londra.

Vaccino AstraZeneca: UE pronta alla “guerra” con Londra

Salvo sorprese, l’Ema oggi ribadirà come il vaccino di AstraZeneca sia sicuro e che i “benefici superano i rischi” come ha rimarcato nelle ultime ore anche l’Oms. Probabilmente, ci sarà solo un aggiornamento del foglietto illustrativo.

Di certo resta il forte danno di immagine che potrebbe compromettere la campagna vaccinale in Italia: da qui a fine settembre da noi sono attese circa 40 milioni di dosi del siero made in Oxford, se i cittadini dovessero rifiutarsi di riceverlo sarebbe un problema di non poco conto.

Resta da capire però se AstraZeneca rispetterà gli impegni presi, visto che finora nel primo trimestre ha consegnato all’UE 30 milioni di dosi a fronte delle 90 milioni pattuite, due terzi in meno senza che Bruxelles abbia praticamente mosso un dito (sarebbe bello un giorno leggere il contratto stipulato, questa volta senza omissis).

Nonostante le continue rassicurazioni da parte dell’azienda anglo-svedese, anche nel secondo trimestre dovrebbero arrivare in UE solo 70 milioni di dosi invece che le 180 milioni previste, meno della metà.

Più che la sicurezza del vaccino, questo appare essere come il vero problema con AstraZeneca: finora l’azienda biofarmaceutica non ha rispettato i patti nelle forniture, con le cose che sembrano destinate a non migliorare in futuro.

In questo scenario, Ursula von der Leyen ha puntato il dito contro Londra, rea di non aver inviato come pattuito le dosi del vaccino da due stabilimenti siti Oltremanica. Al tempo stesso, dall’UE solo nelle ultime sei settimane 10 milioni di dosi del vaccino sono state esportate nel Regno Unito.

La presidente della Commissione Europea così non ha escluso un possibile stop alle esportazioni del vaccino di AstraZeneca fuori dai confini dell’Unione Europea, una mossa che sarebbe un’autentica dichiarazione di “guerra” verso la “perfida Albione”. Senza reciprocità nell’invio dei vaccini, sull’asse Londra-Bruxelles potrebbe presto scoppiare la prima vera crisi post-Brexit.

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