Tutti i guai del settore auto: non c’è solo la crisi dei chip

Violetta Silvestri

23 Settembre 2021 - 13:01

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Per il comparto automotive il futuro resta incerto: a oscurare la crescita non solo la carenza di chip, ma anche difficoltà nell’avviare i veicoli elettrici. Quale futuro per il settore auto?

Tutti i guai del settore auto: non c’è solo la crisi dei chip

Settore auto ancora sotto pressione in questa fase di rilancio dal tonfo della pandemia.

Il comparto è stato duramente colpito da lockdown e crollo della domanda e adesso sta subendo tutti gli ostacoli della ripresa mondiale a un pieno ritmo di crescita.

Carenza di semiconduttori, prezzi sempre più elevati di materie prime basilari e lente forniture rischiano di compromettere anche il lancio dei veicoli elettrici. Un settore, quest’ultimo, sul quale le grandi case automobilistiche puntano in vista della transizione energetica.

Tutti i guai del comparto automotive: quale futuro per il settore?

Dalla carenza di chip perdita di $ 210 miliardi per il settore auto

La prima grande sfida che le aziende automobilistiche di tutto il mondo devono affrontare è la carenza di semiconduttori.

La penuria è tale che diversi stabilimenti hanno già rallentato o chiuso la produzione, dagli USA all’Europa.

In questo contesto, la società di consulenza Alixpartners ha peggiorato le previsioni, stimando una perdita di 210 miliardi di dollari di entrate quest’anno a causa delle interruzioni della catena di approvvigionamento. A maggio il calo di fatturato era valutato su 110 miliardi di dollari.

Con l’aggiornamento delle prospettive, le case automobilistiche sono sulla buona strada per perdere la produzione di 7,7 milioni di veicoli nel 2021.

La carenza di chip e i picchi dei prezzi delle materie prime non si stanno attenuando e la scorsa settimana IHS Markit ha ridotto le sue prospettive di produzione globale dell’industria automobilistica per il 2021 e il 2022.

Una tempesta perfetta si sta abbattendo sul comparto mondiale. Non c’è solo la difficoltà a procurarsi semiconduttori. Anche la penuria di acciaio e resina plastica sta minando la produzione.

L’ondata di contagi in Asia, con picchi in Paesi come la Malesia, non ha aiutato il settore, fortemente dipendente dai chip forniti da questa zona.

Gli ostacoli per i veicoli elettrici

Il nodo delle materie prime carenti e costose non è affatto sciolto neanche per il promettente mercato delle auto elettriche.

Sempre più grandi aziende europee e non solo stanno cercando soluzioni per ottenere materiali preziosi per auto a elettricità senza dipendere dalla Cina.

Le terre rare, per esempio, stanno emergendo come una fonte di preoccupazione nella trasformazione delle auto elettriche. I veicoli del futuro richiedono grandi quantità di materie prime per batterie come litio, nichel e cobalto e case automobilistiche quali BMW AG, Volkswagen e Tesla si trovano in difficoltà.

La Cina, che controlla i due terzi dell’estrazione mineraria e l’85% della raffinazione delle terre rare, secondo BloombergNEF, si prevede che utilizzerà gran parte di tali materie a livello nazionale.

Per questo diverse aziende europee cercano di concludere contratti con altri fornitori, come l’esploratore australiano di terre rare Arafura Resources Ltd.

BMW e General Motors hanno anche cercato di ridurre la quantità di terre rare nei veicoli, pensando a motori alternativi che però sono meno efficienti.

L’Europa è in allerta, visto che sta per diventare il più grande consumatore di elementi per auto elettriche.

L’anno scorso l’UE ha istituito l’Alleanza europea per le materie prime per garantire una fornitura sufficiente di materie prime critiche che alimentano il piano più ambizioso del mondo contro il cambiamento climatico. Nelle terre rare, l’alleanza ha identificato 14 progetti in Europa per un investimento di 1,7 miliardi di euro.

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