Smartworking: una rivoluzione culturale spinta dall’innovazione

Seedble

15 Marzo 2022 - 08:57

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Persone, aziende, corporate, startup sono gli attori della rivoluzione smart working e viaggiano tutti verso la stessa meta.

Smartworking: una rivoluzione culturale spinta dall’innovazione

Quando si parla di smart working, troppo spesso si fa riferimento all’home working, ovvero al semplice trasferimento del luogo di lavoro all’interno delle mura domestiche. Tale definizione è quanto mai riduttiva poiché con smart working non bisogna intendere unicamente il lavoro da remoto, ma piuttosto un nuovo paradigma di lavoro dove tutto è imperniato sulle esigenze della persona.

Smart Working: da benefit a realtà imprescindibile

Il mondo in cui viviamo è sempre più interconnesso, globalizzato e in continuo mutamento e i modi di lavorare non sono da meno. Oggi le persone sono sempre più inclini a lavorare per aziende che prediligono il perseguimento di obiettivi strategici condivisi al rispetto rigoroso di tempi e luoghi di lavoro prestabiliti. Trovare il giusto equilibrio tra vita privata e professionale assume una rilevanza sempre maggiore per l’individuo, e le aziende che vogliono risultare attrattive nei confronti dei nuovi giovani talenti devono sapersi adattare a modelli organizzativi e di gestione delle risorse sempre più smart.

Già dagli anni ‘90 molte aziende del nord Europa implementano programmi di smart working per i propri dipendenti. Ma è dal 2020 - e, in sostanza, dall’avvento della pandemia - che agile e smart working sono diventati concetti di uso comune.

Se prima del Covid il lavoro da remoto era concepito per lo più come un benefit che poche aziende iniziavano timidamente a sperimentare, da marzo 2020 abbiamo assistito a un radicale e quantomai necessario cambiamento. Infatti, oggi, secondo gli Osservatori Digital Innovation, circa il 90% delle corporate e della pubblica amministrazione e circa il 60% delle Pmi si sono trovate di fronte a un bivio: innovare (e adeguare) i propri processi al new normal oppure interrompere l’operatività.

Ed è così che realtà ancorate al controllo dei dipendenti, del rispetto degli orari di lavoro e dei processi cristallizzati nel corso degli anni, si sono improvvisamente trasformate in aziende full-remote e in balia di una trasformazione digitale che per troppo tempo era stata rimandata a un generico domani.

Smart working e tecnologia

La rivoluzione dei modi di lavorare avvenuta negli ultimi due anni ha avuto riverberi anche nel mondo della tecnologia: se prima il lavoratore doveva operare un reskilling continuo delle proprie competenze digitali per non essere tagliato fuori dal mondo del lavoro, oggi è sempre più la tecnologia a mettersi al servizio dell’uomo, fornendo i mezzi necessari ad aumentare l’efficienza e il grado di libertà di ogni singolo individuo nello svolgimento delle proprie attività.

Il ruolo delle startup

In questo scenario di rapidi cambiamenti un grande contributo è stato dato da quelle realtà che nascono innovative e che hanno lo scopo principale di innovare con la propria attività: le startup.

Sono sempre più numerose, infatti, le nuove realtà aziendali che propongono soluzioni per efficientare i processi interni delle organizzazioni e fornire ai lavoratori nuovi strumenti finalizzati a migliorare l’esperienza di lavoro.

Secondo la nostra esperienza, le startup attive nel settore smart working operano prevalentemente lungo tre direttive:

  • working activity, per favorire l’efficientamento dei processi operativi delle aziende;
  • physical workplace, per migliorare l’utilizzo degli spazi fisici dove vengono svolte le attività lavorative;
  • wellbeing, per migliorare il benessere psicofisico delle persone all’interno delle aziende.

I casi di successo sono numerosi, sia in Italia che all’estero. Ecco alcuni tra i più interessanti casi italiani:

  • Coderblock, startup che si occupa di creare metaversi aziendali e che ha recentemente concluso in overfunding una campagna su Mamacrowd.
  • JoJob, che offre una soluzione di car pooling per lavoratori pendolari.
  • Trainect, la piattaforma wellbeing che favorisce l’attività sportiva all’interno dell’azienda attraverso l’offerta di corsi e sfide tra colleghi.
  • Cosmico, un portale che vuole connettere i talenti del digital con grandi multinazionali favorendo il lavoro da remoto.

All’estero sono nate, invece, realtà che in breve tempo hanno raggiunto valutazioni sopra il miliardo, qualificandosi come “unicorni”. È il caso, ad esempio di ClickUp, realtà americana nata nel 2017 che supporta i team di lavoro nella gestione dei task in ottica di project management. Dopo aver concluso nello scorso autunno un round da 400 milioni di dollari, ClickUp ha raggiunto una valutazione post-money di oltre 4 miliardi.

La crescita costante di aziende che lavorano in questa direzione è da considerarsi all’interno di un framework di open innovation più ampio che permette, da un lato, alle grandi aziende di testare soluzioni e, dall’altro, alle startup innovative di crescere e misurarsi con il mondo corporate, unendo la rivoluzione tecnologica a una altrettanto forte rivoluzione culturale nel modo di concepire il lavoro, destinata a perdurare nel tempo.

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