“Sigarette da vietare entro il 2030”: non credereste mai chi l’ha detto

Luna Luciano

27/07/2021

27/07/2021 - 00:29

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Un mondo senza sigarette: è il pensiero di una delle più grandi multinazionali di tabacco. Dichiarazioni che hanno dell’incredibile; vediamo da vicino di chi si tratta.

“Sigarette da vietare entro il 2030”: non credereste mai chi l’ha detto

Un mondo senza sigarette. Il sogno dei salutisti da sempre ritenuto un’utopia; ma se a dirlo è una delle più grandi aziende di tabacco forse c’è una speranza.

Che sia attivo o passivo, il fumo fa male in quanto è causa di gravi problemi di salute, come il cancro. Tant’è che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) stima che il fumo causi ben otto milioni di morti l’anno.

Da sempre i medici si dichiarano assolutamente contrari al fumo e adesso le stesse parole provengono dal CEO di una delle più grandi aziende di tabacco.

Le parole del CEO di Philip Morris: sigarette al bando entro il 2030

Stando alle parole di Jacek Olczak, presidente della multinazionale del tabacco Philip Morris, un mondo senza sigarette è da auspicare.

Risolvere il problema del fumo è una delle più importanti sfide degli ultimi tempi secondo il CEO della Philip Morris, e per farlo bisognerebbe cominciare dal Regno Unito dove Olczak si augura che venga imposto un “divieto totale entro il 2030”.

A sparire dagli scaffali, in quel caso, potrebbe essere proprio uno dei marchi principali dell’azienda: la Marlboro.

Dopo il divieto nel Regno Unito, sarebbe necessaria, secondo il CEO, un’adeguata campagna per aumentare la consapevolezza del danno, comportando una diminuzione del fumo e divieti più stringenti.

La svolta salutista di Philip Morris

Le parole del CEO della Philip Morris, in realtà, non destano grande stupore se analizzate alla luce della “svolta salutista” intrapresa dall’azienda da maggio, con l’arrivo alla direzione proprio del polacco Olczak, contrario al fumo.

Proprio in questi giorni, il 21 luglio, l’azienda ha comprato - per 1,4 miliardi di dollari - l’azienda Vectura produttrice di inalatori contro l’asma, una scelta che potrebbe sembrare piuttosto paradossale.

La decisione di Olczak non è del tutto irragionevole, ma un’oculata scelta fatta alla luce di alcuni dati: sempre più azionisti si rifiutano d’investire nel tabacco.

Grazie a una campagna di marketing, nel 1965, l’azienda insieme alle sigarette vendeva uno stile di vita, quello del “Marlboro Man”. A fumare all’epoca erano circa il 43% degli americani; oggi solo il 14% lo fa.

Per Olczak la svolta salutista non è altro che la naturale conseguenza del progressivo esaurimento del mercato delle sigarette “come quello delle auto a benzina”.

Infatti la Philip Morris produce ad esempio un apparecchio per riscaldare il tabacco, di cui già 20 milioni di copie sono state vendute. Olczak ha annunciato l’intento di ottenere, entro il 2025, il 50% del fatturato da prodotti non da fumo - oggi pari solo al 25%.

Lo scopo è, addirittura quello di “diventare un’azienda di benessere e salute”.

Le controversie della svolta salutista di Philip Morris

Per molti dietro alla nobile causa di una vita più sana si celerebbe in realtà una delle mosse più ciniche, emblema del capitalismo più sfrenato.

Risulterebbero essere, quindi, più redditizie le alternative alle sigarette, come:

  • inalatori
  • vaporizzatori
  • sigarette elettroniche

La necessità è di fornire alternative al fumo di prima qualità. Le altre aziende concorrenti come Imperial - che produce le Winston - stanno tornando a promuovere le sigarette, guardano con sospetto alla svolta «salutista» della Philip Morris.

Molti attivisti non si fidano di tale direzione e definiscono «ipocrita» la linea adottata. La stessa scelta della Philip Morris d’investire in apparecchi anti-asma, è paradossale nonché generatrice di un conflitto d’interessi: l’asma, come molti sanno, è causata “anche dal fumo”.

La lobbista anti-fumo britannica Deborah Arnott ha messo a segno un’importante osservazione, sollevando quindi nuove domande: una volta che i fumatori saranno “convertiti” come si potrà allargare il bacino dei consumatori? Come potranno altre persone iniziare a fumare? È dunque questa la vera domanda che aleggia silenziosa.

Una delle risposte più plausibile è il mercato della cannabis legale, nuovo territorio di scontro tra proibizionisti e non che ripercorre la storia delle sigarette all’epoca del proibizionismo.

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