Si possono forzare i dipendenti ad andare in ferie?

Isabella Policarpio

30 Giugno 2021 - 10:22

condividi

Ferie forzate: cosa sono, quando si possono fare e quanti giorni. Cosa dice la legge sulle ferie obbligate, ad esempio per chiusura aziendale.

Si possono forzare i dipendenti ad andare in ferie?

Forzare i dipendenti ad andare in ferie è una pratica possibile? A chi spetta decidere quando e per quanto tempo i lavoratori possono assentarsi dal lavoro?

La legge parla chiaro: salvo il caso di chiusura aziendale, il datore di lavoro non può obbligare alle ferie, tuttavia queste non possono essere retribuite in busta paga.

Facciamo il punto della situazione.

Cosa sono le ferie forzate?

Il diritto alle ferie è disciplinato dal Codice civile all’articolo 2109 come segue (Periodo di riposo):

Il prestatore di lavoro ha diritto ad un giorno di riposo ogni settimana, di regola in coincidenza con la domenica [Cost. 36].Ha anche diritto [dopo un anno di ininterrotto servizio] ad un periodo annuale di ferie retribuito [2243], possibilmente continuativo, nel tempo che l’imprenditore stabilisce, tenuto conto delle esigenze dell’impresa e degli interessi del prestatore di lavoro. La durata di tale periodo è stabilita dalla legge, [dalle norme corporative,] dagli usi o secondo equità. L’imprenditore deve preventivamente comunicare al prestatore di lavoro il periodo stabilito per il godimento delle ferie. Non può essere computato nelle ferie il periodo di preavviso indicato nell’articolo 2118.

Dal testo si evince che la legge da una parte vuole tutelare le esigenze aziendali, dall’altra quelle del lavoratore. Tuttavia, se il dipendente viene obbligato a smaltire i giorni di ferie in modo coatto, il datore di lavoro può essere condannato a reintegrare il monte ore di ferie maturate dal dipendente.

Quando si parla di ferie è sempre auspicabile prendere una decisione in accordo con gli altri colleghi e con il datore di lavoro, tuttavia, se l’accordo manca, l’ultima parola spetta sempre al datore.

Ferie obbligate in caso di chiusura aziendale

La possibilità di concordare il piano ferie viene meno se l’azienda prevede una o più settimane di chiusura aziendale, che molto spesso coincidono con le settimane centrali di agosto.

In tal caso, il dipendente è obbligato a fruire delle ferie in coincidenza dei giorni di chiusura dato che, per la legge, le necessità organizzative del datore di lavoro prevalgono sulla libertà di scelta dei giorni di vacanza dei lavoratori subordinati. L’importante è che ad ogni dipendente siano riconosciute almeno 2 settimane di astensione retribuita dal lavoro nei mesi estivi - continuative - e altre 2 - non continuative - nella restante parte dell’anno.

La chiusa aziendale implica le ferie forzate, dato che i dipendenti sono obbligati ad andare in vacanza quando lo decide il datore.

Il dipendente che non vuole andare in ferie può essere retribuito?

Il diritto alle ferie è sancito dalla Costituzione ed è irrinunciabile. Quindi se un dipendente rifiuta di astenersi dal lavoro non può essere retribuito dei giorni di ferie maturati. Questa pratica, infatti, spingerebbe i lavoratori a rinunciare alle ferie con l’aspettativa di una maggiorazione in busta paga.

La Corte di Giustizia europea (causa n. C-619/2016) ha sancito che il diritto alle ferie finisce quando, nonostante il datore di lavoro sia disposto a concedere dei giorni di riposo, il dipendente rifiuti espressamente. In particolare, la Corte Ue si era espressa su un ricorso proposto dal un lavorate tedesco che, alla fine del rapporto di lavoro, aveva preteso il pagamento delle ferie nonostante l’espresso rifiuto di astenersi dal lavoro.

Quindi, a conti fatti, il dipendente può essere obbligato alle ferie solo se l’azienda prevede un periodo di riposo prestabilito, cioè una chiusura aziendale. Altrimenti, se il dipendente rifiuta le ferie, il datore non potrà obbligarlo.

Le ferie non godute

Nessuna legge consente ai datori di lavoro di pagare le ferie arretrate non godute dai dipendenti; il periodo minimo di 4 settimane all’anno non può essere sostituito da un’indennità, ed ogni patto in deroga a questa regola è da considerarsi nullo. Inoltre, l’azienda è tenuta a pagare i contributi previdenziali anche sulle ferie maturate ma non godute.

Per le ferie non godute spetta al dipendente un’indennità sostitutiva soltanto con la cessazione del rapporto di lavoro.

Iscriviti a Money.it