Si può licenziare una donna incinta?

Isabella Policarpio

14 Ottobre 2019 - 16:34

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Licenziare una donna incinta, durante il periodo di maternità e fino al compimento di un anno del bambino è vietato. Ecco le eccezioni alla regola e cosa fare in caso di licenziamento.

Si può licenziare una donna incinta?

Licenziare una donna incinta è vietato dalla legge 151 del 2001 sulla tutela economica e fisica delle lavoratrici madri. Il divieto si estende a tutto il periodo di congedo di maternità e fino a quando il bambino non abbia compiuto un anno. Stessa cosa vale per i figli adottivi o in affidamento.

Se il datore di lavoro intima ugualmente il licenziamento, questo si considera nullo: vale a dire che la donna ha diritto all’immediato reintegro e alle eventuali retribuzioni mancanti.

Per far valere i propri diritti, la donna dovrà presentare all’Autorità giudiziaria il certificato medico che attesta precisamente la data di inizio della gravidanza.

Anche se questa è la regola non mancano le eccezioni, che sono necessarie a salvaguardare il datore di lavoro: infatti in caso di comportamenti gravi o gravissimi o termine naturale del contratto, la lavoratrice in gravidanza potrà essere licenziata.

Licenziare la donna in gravidanza è vietato: quanto si estende il divieto

Le lavatrici in gravidanza e durante il periodo di maternità non possono essere licenziate. Il divieto si estende dal momento del concepimento fino al primo anno di età del bambino.

Va da sé che determinare il momento del concepimento non è sempre agevole. Per questo si applica la presunzione legale che prevede che il concepimento sia avvenuto 300 giorni prima della nascita del bambino.

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Come comportarsi se il bambino è adottato?

Quanto detto per la lavoratrice incinta o in maternità, vale anche in caso di adozione. Infatti, pur non avendo affrontato il parto, la donna ha comunque bisogno di un periodo necessario all’inserimento del bambino in famiglia, specie se piccolo, e quindi non potrà essere licenziata al pari della lavoratrice con figlio naturale.

Il divieto si applica fino ad un anno dall’adozione o dall’affidamento del minore. Se l’adozione è internazionale il divieto di licenziamento si estende dal momento in cui viene comunicata dall’Ente la proposta di incontro con il minore fino ad un anno dall’arrivo nella nuova famiglia.

Licenziamento collettivo donna incinta, è possibile?

Il licenziamento collettivo subentra quando il datore di lavoro si vede costretto a licenziare un gran numero di impiegati a causa di trasferimento, riduzione o trasformazione aziendale.

Anche in questa circostanza, il datore di lavoro non può licenziare la dipendente incinta, pena il reintegro immediato.

Licenziare una donna in gravidanza: quando è consentito

Come ogni regola, anche il divieto di licenziare le donne in gravidanza conosce delle eccezioni. Il licenziamento è comunque possibile nei seguenti casi:

  • per giusta causa, ovvero quando la lavoratrice ha avuto un comportamento così grave da rendere impossibile la prosecuzione del rapporto di lavoro. Ad esempio un furto di materiale aziendale, il danneggiamento volontario di informazioni e così via;
  • per cessazione dell’attività aziendale e quindi chiusura;
  • scadenza naturale del termine del contratto a tempo determinato;
  • esito negativo del periodo di prova, dietro adeguata motivazione del datore di lavoro che non può essere lo stato interessante della donna.

Licenziamento durante la gravidanza: cosa fare

Abbiamo visto che, salvo le ipotesi eccezionali di cui sopra, il licenziamento della donna incinta o durante il periodo di maternità è nullo.

Ai sensi dell’articolo 18 della legge 300/1970, la lavoratrice incinta o in maternità che viene licenziata ha diritto ad essere reintegrata nel posto di lavoro immediatamente e a ricevere le retribuzioni riferite al periodo di astensione illegittima dal lavoro, compresi i contributi previdenziali e assistenziali.

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