Scuola: cosa fare se un compagno di classe è positivo?

Chiara Esposito

18 Gennaio 2022 - 23:50

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Chi va in quarantena se c’è un positivo in classe? Studenti e docenti devono rispettare delle nuove normative per la prevenzione del Covid-19 a scuola.

Scuola: cosa fare se un compagno di classe è positivo?

Dopo la revisione dei tempi e delle modalità della quarantena cautelare per tutti i cittadini entrati in contatto con un positivo, si ridefiniscono anche i comportamenti da tenere in classe.

Nuove normative per la quarantena in caso di positività negli ambienti scolastici: in caso di positività in classe, gli alunni vaccinati possono continuare le lezioni in presenza senza obbligo di test. Questa novità è stata introdotta per gestire l’emergenza dei nuovi casi nell’ambito scolastico destano meno scompiglio e allarmismo di quanto non si sia fatti nell’ultimo anno.

Allontanare la DaD rappresenta sempre di più un imperativo categorico. Ecco quindi una panoramica di quel che prevedono le prime normative 2022 e le misure che verranno adottate in tutti gli istituti d’Italia.

Covid a scuola: niente tampone per studenti vaccinati

Le nuove regole entrate in vigore con la ripresa delle lezioni post vacanze natalizie sono state accolte delle scuole italiane con non poca sorpresa, specialmente nel caso dei gradi più alti.

Solo un regime di autosorveglianza in assenza sintomi per chi frequenta medie e superiori. Questa decisione del governo per la gestione delle classi che presentano dei casi di positività e che, fino a poco tempo fa, continuavano a spostarsi online al primo caso di contagio con dinamiche operative confuse e poco chiare per famiglie e ragazzi.

Resta quindi la presenza in classe per chi non è positivo; interviene solo l’obbligo di indossare la mascherina FFP2 per almeno 10 giorni. Questo però solo se si è in regola con le vaccinazioni. Si procede infatti con due modalità differenti sulla base del grado di immunizzazione dei ragazzi, venendo forse meno a quei principi di privacy di cui tanto si parlava solo qualche mese fa.

Il governo fornisce spiegazioni

A queste misure sono seguite delle dichiarazioni ufficiali atte a contestualizzare le stesse decisione prese.

Nella scuola dell’infanzia se c’è un positivo nella classe o nella sezione vengono sospese le attività e i bambini sono in quarantena per 10 giorni mentre se ciò avviene nelle scuole elementari parte la sorveglianza con test rapido o molecolare al tempo 0 (appena vengono a conoscenza del caso di positività del compagno o della compagna di classe) e un secondo dopo cinque giorni dall’ultimo contatto. Nel caso in cui i contagi salgano a due o più di due, tutta la classe è in quarantena con lezioni a distanza.

Per la scuola secondaria di I e di II grado se c’è un solo positivo nella classe viene attivata l’autosorveglianza. Da due o più scatta un percorso differenziato in base allo stato vaccinale:

  • i non vaccinati, o chi lo è da più di 120 giorni, vanno in DaD;
  • i vaccinati proseguono le lezioni in presenza tramite autosorveglianza e utilizzo di mascherine FFP2. Per i vaccinati inoltre non è necessario fare tamponi per stare in classe, si richiede soltanto di limitare al minimo indispensabile gli altri contatti al di fuori del contesto scolastico.

Infine se ci sono tre positivi nella classe tutto il gruppo è in quarantena per 10 giorni e le lezioni vengono fatte a distanza.

La risposta dei presidi, nonostante tutto, non è positiva

I presidi parlano di carichi burocratici capaci di costituire dei rischi per la didattica.

Tramite l’intervento dell’Anp, l’Associazione nazionale presidi, il presidente Antonello Giannelli chiedere e spinge per un drastico snellimento delle procedure:

"Visti i carichi di lavoro scaricati su referenti Covid, docenti e Ata, l’intera procedura di tracciamento deve essere drasticamente semplificata e realmente svolta dalle Asl. Tante le criticità rilevabili nel conteggio dei casi positivi all’interno del gruppo/sezione/classe. Altre difficoltà si manifestano poi nelle raccomandazioni relative al distanziamento a mensa per la scuola primaria, mossa ragionevole ma non applicabile e nella difficoltà pratica di verificare la tempistica della vaccinazione degli studenti delle scuole secondarie. Tutto questo provoca evidenti interferenze con l’attività didattica».

Alla scuola, secondo quest’ottica, verrebbe chiesto anche e soprattutto di vigilare prima ancora di insegnare. Le difficoltà gestionale appaiono evidenti, ma dopo mesi e mesi di rodaggio sarà davvero così arduo procedere lungo il solco tracciato e adeguarsi soltanto a delle piccole nuove necessità pur di non mandare tutti i ragazzi e le ragazze di nuovo a casa? Non sarebbe forse quella la vera interferenza alla didattica?

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