Scontro Conte-Grillo: cosa succede se non si arriva all’accordo nel M5S

Riccardo Lozzi

5 Luglio 2021 - 11:09

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Nel Movimento 5 Stelle i “7 saggi” sono al lavoro per il nuovo statuto che dovrebbe scongiurare la rottura definitiva tra Conte e Grillo. Ma cosa succede se non si dovesse trovare un accordo?

Scontro Conte-Grillo: cosa succede se non si arriva all’accordo nel M5S

Continua lo scontro a distanza tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo per il comando del Movimento 5 Stelle. Diversi media, tra cui il Fatto Quotidiano uno dei più informati sulla galassia grillina, hanno ricostruito quelli che sarebbero i veri motivi per cui ancora non si è trovata un’intesa e cosa potrebbe succedere se non si arrivasse all’accordo.

Nella battaglia interna tra il fondatore e colui che era stato incoronato come il leader in grado di dare un nuovo slancio a un Movimento in affanno nei sondaggi dopo il boom alle elezioni politiche del 2018, è comunque ripreso un dialogo grazie alla nomina dei “7 saggi” al lavoro sul nuovo statuto, il tutto per scongelare le posizioni e ricucire le spaccature.

Al momento ci sono due visioni su quanto sta succedendo. Una più ottimistica, secondo la quale il fatto di aver scongiurato una scissione nelle ore più calde nella faida Conte-Grillo è già di per sé un successo, segno di come si troverà un’intesa per tenere entrambi dentro i 5 Stelle.

Quella più pessimistica, invece, si interroga già su cosa potrebbe succedere in caso di fumata nera sui due nodi che sembrano essere il vero oggetto del contendere nella crisi dei pentastellati.

I veri motivi dello scontro tra Conte e Grillo

Innanzitutto tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte, come è stato ammesso pubblicamente dagli stessi diretti interessati, c’è una sostanziale differenza di vedute sul ruolo del garante nel futuro organigramma del Movimento 5 Stelle.

Il comico genovese non ci sta a rinunciare alle sue prerogative e non poter più intervenire sui processi decisionali politici e di comunicazione della creatura fondata da lui stesso, rivendicando a sé il ruolo di “visionario” che ha permesso al Movimento di trovarsi al Governo del Paese in questi anni.

L’ex presidente del Consiglio ha rigettato al mittente la possibilità di condividere con il fondatore il ruolo di capo politico, in una diarchia che svuoterebbe quasi del tutto la figura del capo politico.

Una impasse questa a cui si aggiunge un altro motivo di discussione su cui si stanno consultando i “7 saggi” in riunioni virtuali. Conte avrebbe infatti dato la disponibilità in futuro di prestarsi a un eventuale voto di sfiducia da capo politico promossa da uno degli organi direttivi, o dal garante stesso, e sottoposta al voto degli iscritti.

Tuttavia, per rinsaldare la sua posizione, chiede che, in caso la base gli confermasse la fiducia, dovrebbe automaticamente decadere chi l’ha proposta. Una regola attualmente in vigore per il ruolo di Grillo.

Cosa succede se non si arriva all’accordo

Continuano così le trattative tra i due contendenti, ma non si sa ancora per quanto si porterà avanti la questione. Un’incertezza che grava sul Movimento e sui suoi elettori dallo scorso 28 febbraio, quando Conte era stato designato dal fondatore in persona come nuovo leader.

Sempre secondo il Fatto Quotidiano entro il prossimo 7 luglio si avrà una risposta sul documento su cui stanno lavorando Luigi Di Maio, Roberto Fico e gli altri big del partito per capire se si continuerà insieme o se ormai non c’è più spazio per ricucire.

Nell’ipotesi in cui non si trovi l’accordo, lo scenario più probabile è quindi quello di una scissione, con il nuovo partito di Conte che potrebbe svuotare i grillini in termini di consenso, come viene riportato da diversi sondaggi.

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