Sciopero Navigator il 9 febbraio: perché protestano e chi ha fallito

Teresa Maddonni

25/01/2021

14/11/2022 - 17:23

condividi

I Navigator annunciano lo sciopero il prossimo 9 febbraio, una mobilitazione nazionale per il rinnovo del contratto. Che fine faranno 2.700 lavoratori? Chi ha fallito? Vediamo perché protestano e che cosa non ha funzionato.

Sciopero Navigator il 9 febbraio: perché protestano e chi ha fallito

Uno sciopero dei Navigator è previsto il prossimo 9 febbraio, ma perché protestano? E soprattutto: chi ha fallito?

Quello del 9 febbraio non è propriamente uno sciopero quanto una giornata di mobilitazione che vedrà i Navigator - impegnati a supportare i beneficiari del reddito di cittadinanza nella ricerca del lavoro - in un presidio in forma statica a piazza Montecitorio, davanti al Parlamento.

Lo sciopero dei Navigator nasce dal problema del contratto che per loro, collaboratori coordinati e continuativi (co.co.co), scadrà il prossimo 30 aprile 2021 e per i quali la tanto annunciata proroga, per la quale anche la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo si era impegnata, è poi scemata in un nulla di fatto.

A lanciare lo sciopero dei Navigator, e a mettersi al fianco dei circa 2.700 senza futuro che dal 1° maggio si troveranno senza contratto, sono i sindacati UilTemp, Nidil Cgil e Felsa Cisl che chiedono pertanto la proroga dei contratti.

Vediamo nel dettaglio quali sono le motivazioni della protesta dei Navigator del 9 febbraio prossimo e chi ha fallito in questa triste storia.

Sciopero Navigator 9 febbraio: le motivazioni della protesta

A spiegare il perché dello sciopero dei Navigator del 9 febbraio è il comunicato congiunto di CGIL, CISL e UIL come anche le voci dei diretti interessati che in questi mesi non hanno fatto altro che chiedere maggiori garanzie.

A partire dalle ore 10 e 30 del prossimo 9 febbraio, si legge nel comunicato congiunto delle organizzazioni sindacali, si terrà la prima giornata di mobilitazione nazionale della vertenza Navigator con il presidio statico dinanzi alla sede della Camera dei Deputati a Roma, ma che coinvolgerà anche altre città italiane.

La mobilitazione dei Navigator nasce dal mancato confronto con le istituzioni più volte richiesto in merito alla questione del rinnovo dei contratti. Il mancato rinnovo per circa 2.700 lavoratori e lavoratrici, secondo coloro che animano la protesta, avrebbe delle ripercussioni in termini di occupazione e servizi erogati alla collettività.

I Navigator infatti sono impiegati nei Centri per l’Impiego per accompagnare i beneficiari del reddito di cittadinanza nella ricerca del lavoro e in più di un’occasione, da ANPAL e dal ministero, è stata evidenziata la loro importanza.

Tuttavia nella Legge di Bilancio il rinnovo del contratto dei Navigator anche solo fino alla fine del 2021 non ha trovato spazio come inizialmente annunciato. Cosa ne sarà di questi lavoratori? I Navigator alzano la voce:

“Seguiamo circa un milione di beneficiari del reddito di cittadinanza e da aprile questi resteranno senza un punto di riferimento. I Centri per l’Impiego sono sottodimensionati a tal punto da non poter svolgere questo lavoro come la normativa richiederebbe; si rischia il naufragio della politica attiva collegata al reddito di cittadinanza, così come è stato un fallimento il Patto di Servizio per chi prendeva il REI.”

E concludono:

“I livelli essenziali di prestazione vanno garantiti e senza 2.700 operatori sarà impossibile farlo. Chiediamo al Governo di discutere di una proroga del contratto, tra l’altro in un periodo di piena emergenza in cui il numero dei disoccupati è destinato a salire.”

Navigator in sciopero il 9 febbraio: chi ha fallito?

I Navigator sono in sciopero il 9 febbraio e il loro contratto a rischio, nessuna proroga all’orizzonte, ma chi ha fallito? I Navigator sono necessari per accompagnare i beneficiari del reddito di cittadinanza nella ricerca del lavoro, ma qualcosa a oggi non ha funzionato.

In verità con le nuove risorse in arrivo dall’Europa e il Recovery Plan sarebbero delle figure fondamentali nei Centri per l’Impiego per le politiche attive del lavoro cui si vuole puntare.

Senza contare che anche i beneficiari di Naspi e cassaintegrati, con le conseguenze anche dello sblocco dei licenziamenti, potrebbero richiedere le prestazioni dei Navigator per il ricollocamento nel mercato del lavoro.

A fine ottobre 2020 solo 192.851 percettori del reddito di cittadinanza dei 1.369.779 tenuti a firmare il patto per il lavoro avevano trovato un impiego secondo i dati di ANPAL l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. A inizio mese erano di più, ma molti contratti erano in scadenza e inferiori ai 6 mesi.

Come evidenzia Milena Gabanelli sul Corriere della Sera sono diversi gli elementi che fino a oggi non hanno funzionato:

  • i Navigator non sono stati assunti dalle Regioni, ma da ANPAL, controllata dal ministero del Lavoro, con un co.co.co e il loro arrivo nei CPI regionali spesso non ha funzionato;
  • il software annunciato per la ricerca delle opportunità di lavoro che i Navigator avrebbero dovuto utilizzare non è mai arrivato, e questi lavoratori devono usare le banche dati regionali che non tutte le Regioni però hanno;
  • 7 decreti attuativi previsti dalla norma sul reddito di cittadinanza non sono mai arrivati quindi in molte azioni i Navigator sono limitati (non possono far decadere il reddito di cittadinanza a chi rifiuta l’offerta né offrire consulenza a chi vuole avviare una propria attività).

Hanno ottenuto un contratto di 20 mesi e sono entrati in servizio a settembre per poi essere travolti anche loro dalla pandemia. Non hanno avuto gli strumenti per lavorare adeguatamente, senza contare che hanno seguito la formazione e superato ancor prima un concorso. Il problema, sottolinea la Gabanelli, è che se il conflitto tra ANPAL e Regioni non viene risolto difficilmente i Navigator troveranno una collocazione una volta che sarà per loro scaduto il contratto a fine aprile.

Nei bandi delle Regioni per assumere nei CPI, per esempio, non viene neanche riconosciuto il punteggio in più per essere Navigator.

Una situazione scomoda dunque, i Navigator non sanno se il loro contratto verrà prorogato e il loro servizio non viene riconosciuto. Qualora si dovessero tuttavia prorogare i contratti i Navigator dovranno essere messi in condizione di lavorare anche creando maggiore sinergia tra ANPAL e Regioni. Se non ci sono gli strumenti non c’è politica attiva per il lavoro che tenga.

Iscriviti a Money.it