Quanto sono digitali le imprese italiane: i dati Istat

Giulia Adonopoulos

12 Gennaio 2022 - 11:23

condividi

L’ultimo report Istat su PMI e utilizzo delle tecnologie digitali nel 2021: ecco a che punto sono le imprese italiane, quali sono i settori più digitalizzati e il confronto con la media europea.

Quanto sono digitali le imprese italiane: i dati Istat

Nel 2021 il 60,3% delle piccole e medie imprese (PMI) italiane ha raggiunto un livello base di intensità digitale, più della media Ue che si attesta al 56%. Un dato buono, anche c’è ancora strada da fare per raggiungere l’obiettivo europeo del 90% entro il 2030.

A fotografare lo stato dell’arte sulla digitalizzazione delle imprese in Italia è l’Istat nel report Imprese e ICT per l’anno 2021.

Un altro dato positivo e in crescita che emerge dall’analisi è che nelle imprese con almeno 10 dipendenti quasi il 42% ha acquistato servizi di cloud computing di livello medio-alto e il 51,9% di livello intermedio e sofisticato. Anche qui siamo sopra la media Ue27, pari al 35%. Nell’uso di dispositivi e sistemi IoT le imprese con almeno 10 addetti occupano l’8° posto in Europa.

Cresce l’uso dei social network da parte delle imprese (in aumento dal 22% al 27% quelle che ne usano almeno due), mentre i dati sulle PMI che vendono online migliorano molto lentamente. Ma entriamo nel dettaglio.

Digitalizzazione nelle imprese italiane: i dati 2021

A che punto siamo con la digitalizzazione in termini di infrastrutture, competenze e utilizzo da parte di cittadini, imprese e pubblica amministrazione in Italia? Ce lo dice l’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (Desi) in uso dal 2015, che monitora l’evoluzione delle prestazioni digitali negli Stati membri dell’Ue, la quale ha delineato il target da raggiungere entro il 2030 con il programma Bussola digitale 2030.

Per quanto riguarda l’integrazione della tecnologia digitale nel mondo aziendale, l’Italia è al 10° posto in Europa, sopra le PMI tedesche e di quelle francesi.

Quello che possiamo vedere per il 2021 è che la transizione digitale nelle PMI nostrane è andata meglio per alcuni aspetti, in linea con la media europea. Pensiamo ad esempio alla crescita dell’e-commerce da inizio pandemia, o anche alla maggiore adozione di servizi cloud e dei social media per le strategie di marketing e di vendita.

Dall’altra parte, però, e in controtendenza rispetto alla media europea, arretra l’adozione di software per la condivisione di informazioni tra funzioni aziendali diverse, che passa dal 37% del 2017 al 32%.

Digital Intensity Index

Per valutare il comportamento digitale delle imprese nel 2021 sono state considerate 12 caratteristiche specifiche, che vanno a definire il Digital Intensity Index (DII), indice per identificare le aree di digitalizzazione nelle quali le imprese italiane incontrano maggiori difficoltà:

  1. imprese con addetti connessi >50%
  2. imprese che utilizzano IoT
  3. imprese che utilizzano l’intelligenza artificiale
  4. imprese che utilizzano ERP
  5. imprese con social media
  6. servizi cloud
  7. velocità di download pari ad almeno 30 Mbit/s
  8. Imprese che utilizzano CRM
  9. imprese con vendite online >=1% dei ricavi
  10. vendite web maggiori dell’1% dei ricavi e via web B2C maggiori del 10%
  11. servizi cloud di livello intermedio e sofisticato
  12. imprese con almeno due social media

Secondo il DII nel 2021 l’80% delle aziende con almeno 10 dipendenti è ancora a un livello basso o molto basso di adozione dell’ICT (Information and Communications Technology), contro il 20% che si posiziona su livelli alti o molto alti di digitalizzazione.

Il divario maggiore si riscontra nell’adozione di software gestionali di condivisione delle informazioni come ERP e CRM. Differenze tra i 19 punti percentuali dell’intelligenza artificiale e 28 punti percentuali per l’adozione di smart device e l’utilizzo di almeno due social. E per quanto riguarda la connessione? La banda larga fissa con velocità di almeno 30 Mbit/s è la più diffusa: la troviamo nel 78,3% delle imprese.

Qui a fare la differenza sono le dimensioni: le imprese con 10-49 dipendenti tendono a utilizzare solo la banda larga con velocità di download di almeno 20 Mbit/s, mentre nel caso delle grandi imprese troviamo l’utilizzo di almeno 9 tecnologie: connessione a internet, cloud, software gestionali, uso dei social media e device intelligenti. Per trovare la presenza di IoT e vendite online almeno pari all’1% dei ricavi totali dobbiamo andare sull imprese con almeno 250 addetti.

L’uso di tecnologie di intelligenza artificiale

Nel 2021 il Digital Intensity Index ha aperto a nuova sezione, quella relativa all’utilizzo di tecnologie di intelligenza artificiale legate a specifiche finalità aziendali.

L’intelligenza artificiale nelle imprese è utilizzata soprattutto per estrarre conoscenze e informazioni dai documenti di testo, convertire lingua parlata in file di testo tramite riconoscimento vocale e automatizzazione di flussi di lavoro attraverso software robot. Gli ambiti aziendali che fanno più uso di strumenti di AI sono quelli relativi alla produzione come manutenzione predittiva, controllo qualità, marketing e vendite, campagne promozionali e assistenza clienti, gestione d’impresa attraverso l’analisi di dati a supporto degli investimenti o per effettuare previsioni di vendita.

Secondo i dati raccolti, il 6,2% delle imprese ha utilizzato sistemi di intelligenza artificiale per almeno una delle sette finalità proposte (8% la media Ue27), quota che arriva al 15,4% tra le imprese attive nel settore dell’ICT e raggiunge incidenze maggiori nelle telecomunicazioni (18,1%), nell’informatica (16,9%), nella fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (15,7%). Tuttavia anche settori come editoria e produzione cinematografica non sono estranee all’uso dell’AI, con l’uso di almeno una tecnologia di intelligenza artificiale nel 12% circa di queste.

L’Internet delle Cose

Nel 2021 il 32,3% delle imprese con almeno 10 addetti ha utilizzato l’IoT, ossia tutti quei dispositivi e sistemi interconnessi che possono essere monitorati e controllati via internet: lampadine intelligenti, termostati, telecamere, sensori, allarmi smart. Anche in questo caso il ricorso alla tecnologia dipende dalle dimensioni aziendali: il 59% delle imprese con almeno 250 addetti usa dispositivi IoT rispetto al 30,5% delle imprese con meno di 50 addetti.

I settori più interessati sono quello dell’energia (49,5%), immobiliare (42,5%), fabbricazione di coke e di prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio (40,7%), industria alimentare (40,3%), telecomunicazioni (39,8%) e fabbricazione di apparecchiature elettriche (39,6%).

Le vendite online

Nel corso del 2020, come risposta alla pandemia e alle difficoltà create dall’emergenza sanitaria, sono aumentate le imprese che hanno venduto via web, con un picco registrato nei settori della ristorazione, della produzione audiovisiva, delle attività editoriali, del commercio al dettaglio e delle industrie alimentari e tessili.

Il web continua a essere il canale di vendita preferito dalle imprese rispetto a quello degli scambi elettronici di dati in un formato stabilito (EDI), con netta prevalenza dei consumatori privati come clienti rispetto a imprese e pubbliche amministrazioni. Nel 72,4% dei casi le imprese che vendono via web hanno usato siti web o app propri, mentre nel 63% dei casi sono utilizzati intermediari.

L’uso di piattaforme digitali da parte delle imprese che vendono via web è particolarmente diffuso nel settore della ristorazione (89,3%; 99,4% nel 2019) e dei servizi ricettivi (91,8%; 97,6% nel 2019) dove sono attivi alcuni tra i principali intermediari online.

In ogni caso, sebbene sia cresciuta rispetto all’anno precedente la percentuale di imprese con almeno 10 dipendenti che ha effettuato vendite online, con il 18,4% l’Italia resta sotto la media Ue27 (23%).

Per quanto riguarda il fatturato da servizi online, nel 2021 si conferma il primato (37,8%) dei settori del commercio all’ingrosso e al dettaglio. Seguono il settore dei servizi di fornitura di energia (13,4%), della fabbricazione di mezzi di trasporto (10,5%), delle industrie alimentari (7,8%) e della fabbricazione di apparecchiature elettriche (5,3%). I servizi ricettivi e quelli della ristorazione partecipano con quote minimali al volume totale di affari online (1,0% e 0,4%) nonostante l’ampia incidenza (rispettivamente 15,4% e 14,5%) sul totale delle imprese attive online.

Iscriviti a Money.it