Quanti parlamentari rischiano di perdere la pensione se si vota nel 2022?

Chiara Esposito

31/10/2021

20/07/2022 - 15:12

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Pensioni a rischio per il 70% dei parlamentari: ecco cosa succederebbe se le Camere si sciogliessero prima di settembre 2022.

Quanti parlamentari rischiano di perdere la pensione se si vota nel 2022?

L’Osservatorio Conti Pubblici Italiani guarda al futuro dei politici del nostro paese in caso di elezioni anticipate. Le stime sull’assegno dei deputati e dei senatori sono funeste per molti di loro: il 70% dei parlamentari resterebbe senza.

I neoeletti infatti, se si tornasse alle urne prima del 2023, sarebbero penalizzati dalla regolamentazione delle pensioni in vigore dal 2012 ad oggi. Uno scenario tanto sfavorevole però non colpirebbe allo stesso modo i diversi partiti. Ecco i dettagli del possibile danno economico.

Il sistema pensionistico attuale

Per i parlamentari eletti per la prima volta a partire dal 1 gennaio 2012, il sistema di calcolo è di tipo puramente contributivo mentre per i loro predecessori vige un sistema pro quota in cui una parte dell’importo è determinato dal valore dell’assegno vitalizio già maturato al 31 dicembre 2011 e la restante parte dai contributi versati negli ulteriori anni di mandato.

Nel 2012 infatti il vitalizio spettante a senatori e deputati al termine del loro mandato è stato sostituito. Il sistema pensionistico attuale equipara i parlamentari agli altri lavoratori, anche se con qualche differenza.
Ad esempio, a nessuno di loro si applica il vincolo di contribuzione ventennale a cui devono sottostare i professionisti di altri settori.

La pensione per la categoria dei neoeletti di fatti viene erogata al compimento dell’età di pensionamento (pari a 65 anni) che si può può anticipare di un anno, sino a un’età minima di 60 anni, per ogni anno di ulteriore mandato maturato oltre il termine della prima legislatura. La riforma però prevede l’applicazione di questo trattamento solo nel caso in cui si stato completato almeno un mandato completo (della durata di 5 anni o, in base al calcolo semestrale, 4 anni, 6 mesi e un giorno).

I neoeletti della XVIII legislatura quindi non avrebbero diritto alla pensione parlamentare qualora le Camere venissero sciolte prima del 24 settembre 2022.

I partiti più colpiti e quelli più «fortunati»

L’analisi dell’Osservatorio, tenendo conto di queste specificità, individua quindi in quanti rischiano di perdere i propri contributi. Si arriva così ai seguenti dati: 68 per cento dei deputati (428 persone) e 73 per cento dei senatori (circa 230 unità).

La perdita per alcuni di loro potrebbe essere molto elevata e, nei casi peggiori, ammontare anche a circa 50 mila euro.

Guardando ai casi specifici possiamo inoltre notare quale partito risentirebbe maggiormente di uno scioglimento anticipato. Basti pensare che il gruppo parlamentare con la maggior percentuale di neoeletti è la Lega . L’Osservatorio parla di 123 su un totale di 133 deputati (92 per cento) a pari merito con Coraggio Italia con 22 neoeletti su 24. In terza posizione ci sarebbe poi Fratelli d’Italia con una percentuale dell’89 per cento (33 neoeletti su 37 deputati).

Meno grigia la situazione di Liberi e Uguali e del Partito Democratico che hanno la più bassa percentuale di neoeletti, rispettivamente 42 per cento e 44 per cento.

In Senato stessa sorte per Fratelli d’Italia e Lega , rispettivamente con il 95 e l’89 per cento, ma meno problemi invece per il gruppo Misto e le Autonomie.

Se a questo si aggiunge poi il taglio dei parlamentare e il fatto che da 945 passerà a 600 unità si concretizza ancor di più la probabilità di non essere rieletti e subire dunque ulteriori perdite.

Guardando al danno concreto che queste due ipotesi combinate porterebbero con sé è lecito pensare che evitare uno scioglimento del Parlamento sia in cima alla lista delle priorità di molte personalità politiche, ma mai dire mai.

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