Private equity: cos’è e come funziona

Gabriele Stentella

23 Marzo 2022 - 14:44

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Il private equity è una tipologia d’investimento in compagnie non quotate che presentano un buon potenziale di crescita. Ecco cos’è e come funziona.

Private equity: cos’è e come funziona

Al giorno d’oggi esistono molteplici modalità con le quali supportare la nascita e lo sviluppo di un progetto imprenditoriale, e il private equity si conferma la forma di finanziamento preferita da molti investitori, soprattutto istituzionali.

Sebbene non si tratti di una tipologia d’investimento nata di recente, il private equity ha conosciuto un vero e proprio boom negli ultimi due decenni, in particolar modo dopo la crisi finanziaria del 2008 e durante la pandemia da Covid-19; stando ai dati contenuti nel 13° report annuale sul private equity internazionale di Bain&Company, durante tutto il 2020 sarebbero stati raccolti oltre $1,1 trilioni di dollari, e la dimensione media delle operazioni si è mantenuta sopra il miliardo di dollari.

In generale il private equity indica una categoria d’investimenti con cui si può finanziare un’impresa sottoscrivendo azioni di nuova emissione o apportando nuovi capitali. Si tratta, quindi, di un finanziamento che non crea debito dal momento che si basa su azioni che non creano debito.

Private equity: cos’è e quando nasce

Con il termine private equity, “investimento privato”, si indica una categoria d’investimenti grazie alla quale un investitore, generalmente istituzionale, finanza un’impresa sottoscrivendo azioni di nuova emissione oppure acquistando quelle già esistenti da soggetti terzi. Per essere definito tale, un investimento private equity deve soddisfare due condizioni:

  • deve avvenire all’infuori del mercato pubblico;
  • deve avvenire mediante una security che non crea debito.

Ne segue che l’acquisto di azioni di una compagnia quotata in un listino azionario non è un investimento privato, dato che le negoziazioni in borsa sono per natura pubbliche. Lo stesso discorso vale per l’acquisto di obbligazioni di una società non quotata, poiché l’offerta di titoli obbligazionari sul mercato determina la creazione di un debito nei confronti del compratore.

I soggetti che investono in un’impresa mediante private equity sono detti private equity investor, mentre le compagnie che gestiscono la raccolta di fondi e l’acquisto delle quote societarie per conto degli investitori assumono il nome di private equity fund o private equity firm. Negli Stati Uniti e negli altri Paesi di diritto anglosassone, i private equity fund sono quasi esclusivamente limited partnership, l’equivalente delle società in accomandita semplice previste dal nostro ordinamento.

Dal punto di vista storico, la nascita del private equity viene fatta coincidere con la fondazione, nel 1945, della compagnia britannica 3i Group, per mezzo della quale la Bank of England poté finanziare con capitale di rischio le piccole imprese con alto potenziale di crescita. Ciononostante, molti economisti hanno identificato esempi di private equity ante litteram in alcune acquisizioni societarie avvenute nei primi decenni del XX secolo, tra cui quella del colosso statunitense dell’acciaio Carnegie Steel Corporation da parte del banchiere John P. Morgan (1837-1913), fondatore dell’omonima banca Usa.

Come funziona il private equity?

Le compagnie di private equity raccolgono i fondi dagli investitori che hanno manifestato interesse nei confronti di determinate compagnie, che nella maggior parte dei casi non sono quotate in una piazza finanziaria. Tra essi si annoverano:

  • Aziende quotate;
  • Banche e società assicurative;
  • Personalità di spicco del mondo imprenditoriale;
  • Fondi pensione;
  • Investitori retail che soddisfano i requisiti per l’accesso al fondo.

Un private equity fund può eseguire l’acquisto di quote anche per conto di Exchange traded fund (Etf) o hedge fund, ossia i fondi d’investimento speculativi. È importante sottolineare che esistono diverse forme d’investimento in private equity, e le più comuni sono:

  • Seed capital: è il finanziamento delle startup costituite di recente, prive di fatturato e sprovviste di garanzie reali. Solitamente i finanziamenti provengono dai c.d. “angel investor”, ossia ricchi benefattori che possono anche decidere d’investire senza fini di lucro;
  • Leveraged Buyout: consiste nell’acquisire un’azienda, migliorarne la situazione commerciale e finanziaria, e rivenderla in un secondo momento;
  • Going public: l’espressione traducibile come “diventare pubblico/rendere pubblico” si riferisce alla quotazione azionaria. Di conseguenza, il fine ultimo è permettere a un’azienda di approdare in un listino azionario;
  • Going private: traducibile letteralmente come “privatizzare”, ha come scopo l’uscita dai mercati finanziari regolamentati di una determinata compagnia, che può essere permanente o temporanea;
  • Mezzanine financing: sono una forma ibrida tra il private equity e il finanziamento puro;

Una volta individuata un’azienda da finanziare, il fondo private equity inizia ad acquisirne le quote per un lasso di tempo solitamente non inferiore a 5 anni. In un secondo momento, il fondo provvede a liquidare tutte le quote societarie precedentemente acquisite. Questa fase prende il nome di disinvestimento o “way-out”, e dura altri 5 anni. Un fondo di provate equity può liquidare il suo investimento in diversi modi:

  • Cedere le quote delle società finanziate dopo la quotazione in un listino regolamentato;
  • Cedere le quote a un’azienda concorrente o un altro private equity fund, senza che si arrivi alla quotazione azionaria;
  • Cedere le quote alla società che si è contribuito a finanziare.

Private equity e venture capital

Nel linguaggio comune si tende a considerare il termine “venture capital” come sinonimo di private equity. In realtà si tratta di due cose diverse, poiché il venture capital è una forma specifica di private equity, grazie alla quale si possono finanziare startup innovative o progetti dal forte potenziale di crescita nel lungo periodo o aziende che non sono più in fase d’avviamento, ma che in compenso presentano flussi di cassa negativi.

L’investitore privato o le società che finanziano l’avvio o la crescita di una realtà economia mediante i fondi di venture capital sono chiamati “venture capitalist”, e presentano numerose analogie con gli angel investor, a tal punto che non è sempre facile distinguere queste due figure. In linea generale, si tende a vedere nel venture capitalist un individuo o una società che investe in maniera professionale in quei progetti che stanno uscendo dalla fase di avviamento, mentre l’angel investor prediligerebbe le realtà molto piccole, prive di fatturato e che non hanno ancora ricevuto finanziamenti da altri soggetti. Come già detto, le differenze tra le due figure non sono sempre nette.

Private equity: vantaggi e svantaggi

Al pari di qualsiasi forma d’investimento, il private equity presenta molti vantaggi e altrettanti svantaggi.

I vantaggi del private equity

In primo luogo, il private equity consente alle aziende l’accesso immediato alla liquidità, senza dover ricorrere ai metodi tradizionali, quali per esempio l’emissione di obbligazioni o la richiesta di un prestito bancario. Come illustrato in precedenza, le forme di private equity possono facilitare l’afflusso di capitali in favore delle società ancora in fase di avviamento, con il conseguente rafforzamento della loro struttura manageriale e della loro presenza sul mercato.

Il private equity presenta vantaggi anche per gli investitori, i quali possono registrare lauti guadagni in conto capitale dopo aver venduto sui mercati finanziari regolamentati le quote delle società che hanno contribuito a finanziare. Ovviamente le quote di una azienda finanziata tramite private equity possono essere vendute e acquistate anche se la suddetta azienda non è quotata in borsa, in quel caso però le modalità di compravendita saranno diverse.

Gli svantaggi del private equity

Il primo svantaggio è rappresentato proprio dalle diverse modalità con le quali avvengono le negoziazioni di quote societarie delle realtà finanziate con private equity: il prezzo di vendita o acquisto è frutto delle contrattazioni tra compratore e venditore, e non è influenzato dall’andamento della domanda e dell’offerta, come avviene invece per i titoli azionari quotati nei mercati finanziari regolamentati. Inoltre, possedere quote di una società di private equity non garantisce a ogni azionista i medesimi diritti, in quanto anche quest’ultimi sono stabiliti dalle negoziazioni. Per esempio, un’azienda può concedere a un azionista che ha acquistato 10.000 quote per $1 milione il diritto di voto sulle scelte strategiche future, mentre a un altro investitore che ha acquistato 1.000 quote per $100.000, tale diritto potrebbe essere negato.

In virtù di questi aspetti, non è sempre possibile trovare una perfetta corrispondenza tra le esigenze del venditore e quelle del compratore. Pertanto, sia la società che si finanzia mediante private equity, quanto gli investitori, rischiano di dover impiegare molto tempo ed energie nella ricerca di un acquirente.

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