Il Pnrr sfida l’inflazione: investimenti a rischio?

Violetta Silvestri

19 Aprile 2022 - 13:21

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Il Pnrr alle prese con l’impennata dell’inflazione: l’aumento dei prezzi eroderà il valore dei miliardi europei? Con i costi delle materie prime alle stelle, c’è allarme per gli investimenti.

Il Pnrr sfida l’inflazione: investimenti a rischio?

I miliardi del Pnrr sfidano i prezzi alle stelle: l’inflazione sta cambiando tutti i progetti di investimento elaborati dall’Italia e approvati dall’Ue?

Il quesito si sta facendo strada sempre di più e all’indomani della ricezione di 21 miliardi di euro da Bruxelles, ci si chiede se davvero i costi delle materi prime sempre più elevati abbiano modificato, in peggio, le condizioni base per attuare le grandi opere promesse nel Recovery Plan.

C’è un allarme inflazione sui soldi del Pnrr in Italia?

L’inflazione minaccia 40 miliardi di euro di Pnrr?

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza osservato speciale in questo contesto di alta inflazione.

Da più parti, infatti, si stanno alzando voci preoccupate sull’effettiva capacità dei miliardi promessi, e in parte già erogati nel 2022, di consentire gli investimenti progettati nel piano.

Le opere e le infrastrutture previste negli investimenti del Recovery Plan, infatti, sono state valutate a tassi di inflazione assai diversi da quelli attuali. Il rischio è che i costi di materie prime così alti possano ostacolare la piena realizzazione di quanto stabilito (e finanziato con risorse non corrette all’attuale inflazione).

Unimprese è stata chiara al riguardo:

“La guerra corre il rischio di compromettere il completo utilizzo dei fondi europei stanziati con il Piano nazionale di ripresa e resilienza: la principale minaccia è rappresentata dal rialzo dei prezzi, in particolare quelli delle materie prime comprate all’estero, che ha fatto crescere il costo degli appalti per alcuni cantieri di opere pubbliche previste nei progetti del Pnrr”

I 40 miliardi di euro in arrivo nel 2022 saranno davvero sufficienti per i lavori previsti nell’anno o il loro valore è screditato dall’inflazione e dunque insufficiente?

A questi dubbi che si insinuano nella crescita nazionale, aveva già cercato di rispondere qualche settimana fa il ministro dell’Economia Franco:

“Il piano è una costruzione complessa frutto di un negoziato e non può essere cambiato unilateralmente...[si possono] rivedere le valutazioni su alcune opere, ma ogni intervento sia selettivo, vada a trovare i problemi e risolverli.”

Tradotto: cambiare il Pnrr non è cosa agevole, più possibilista la strada di far confluire i Fondi di coesione nel piano, dando risorse aggiuntive, e intervenire con misure ad hoc sui fronti energetico e inflazionistico.

Uninmprese, comunque, ha chiamato in causa anche l’ombra della recessione e il pericolo di una frammentazione, sinonimo di spreco, delle risorse europee che dovranno essere gestite a livello territoriale.

Di nuovo, la strada del Pnrr, così urgente per la ripresa in Italia, presenta ostacoli e non nasconde timori sulla piena riuscita.

Il richiamo è rivolto anche alle banche, affinché operino per garantire maggiore flessibilità alle imprese nella cessione di prestiti e nelle moratorie.

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