Perché si dice “smart working”?

Isabella Policarpio

2 Dicembre 2020 - 10:31

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Dove è nato lo smart working e come si dice in inglese? Spieghiamo origine e significato di uno dei termini più utilizzati del momento.

Perché si dice “smart working”?

Smart working è un termine sempre più ricorrente, soprattutto in seguito all’emergenza Covid che ha ampliato la diffusione del lavoro da casa.

Molti pensano, erroneamente, che il termine smart working derivi dal linguaggio anglosassone; in realtà in Inghilterra il lavoro agile non si chiama smart working bensì “working from home” (da cui l’acronimo WFH) o “remote working”.

E allora perché si dice smart working? Chi lo ha inventato? Scopriamolo insieme.

Lo “smart working” non esiste nella lingua inglese

Potrà stupire, ma il termine smart working non è utilizzato nella terminologia giuslavorativa inglese; anzi, il significato letterale di “smart working” allude più che altro alla flessibilità dei processi lavorativi nell’ambito delle nuove tecnologie che rendono il lavoro più “intelligente” (quindi “smart”).

In realtà, quello che in Italia intendiamo per lavoro agile/lavoro da casa, in Inghilterra si chiama “working from home” oppure “remote working” e ancora “telecommuting”.

Queste espressioni indicano la modalità di lavoro da casa con mezzi tecnologici propri e orari flessibili ed hanno avuto grande diffusione a partire dal 2014, anno in cui è stata emanata la Flexible Working Regulation che, per la prima volta, ha sancito il diritto dei dipendenti ad avere maggiore flessibilità, specie quelli con oltre 6 mesi di anzianità lavorativa.

Smart working è uno pseudoanglicismo: che vuol dire?

Ma allora cos’è lo smart working? Si tratta di una traduzione “maccheronica” e impropria: i media e le Istituzioni hanno trasformato il termine italiano “lavoro agile” creando così uno pseudoanglicismo.

Per pseudoanglicismo si intende il fenomeno per cui una parola o una costruzione sintattica subisce l’influenza della lingua inglese senza però rispecchiare la traduzione in uso. Di fatto gli pseudoanglicismi sono parole nuove che non si trovano nel vocabolario della lingua inglese. Oltre allo smart working, altri esempi di pseudoanglicismi sono:

  • book (fotografico), che in inglese si chiama “artist’s portfolio”;
  • autogrill, che in inglese non esiste e si dice “motorway service area” (area di servizio);
  • autostop, il cui corrispettivo inglese è “hitchhiking”.

Perché si dice smart working in italiano e in cosa consiste

Quanto detto fino ad ora significa che giornali, politici e media utilizzano impropriamente le parole “smart working” come traduzione letterale del termine “lavoro agile” contenuto nella legge n. 81 del 22 maggio 2017. Questa normativa disciplina regole generali e definizione del lavoro da casa (“Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato”).

Un errore che ormai è entrato nel gergo comune e che continueremo ad utilizzare anche in futuro.

La legge 81/2017 definisce il lavoro agile/smart working come segue:

“Una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa”.

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