Perché l’Ucraina ha bocciato il piano di pace dell’Italia (che piace alla Russia)

Alessandro Cipolla

24/05/2022

24/05/2022 - 15:09

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Mentre la Russia ha dichiarato di valutare il piano di pace consegnato da Di Maio all’Onu, l’Ucraina ha bocciato il papello nostrano: ecco perché a Zelensky non è piaciuta la proposta dell’Italia.

Perché l’Ucraina ha bocciato il piano di pace dell’Italia (che piace alla Russia)

L’Ucraina ha respinto il piano di pace redatto dall’Italia e consegnato, la scorsa settimana a New York, da Luigi Di Maio al segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, con il dossier che poi è stato illustrato anche al vertice G7 dei ministri degli Esteri.

Lo stesso piano per fermare la guerra è stato poi recapitato al Cremlino, con la Russia che nella figura del viceministro degli Esteri Andrei Rudenko ha dichiarato di «averlo ricevuto di recente, lo stiamo valutando».

L’omologa ucraina Emine Dhzaparova invece ha bocciato la proposta italiana: «Accogliamo con favore qualunque iniziativa che possa aiutare a mettere fine a questa guerra. Ma mi faccia essere chiara su alcuni elementi sacri: l’integrità territoriale e la sovranità non possono essere negoziabili. Siamo dunque pronti a discutere ma consideriamo imprescindibili l’integrità territoriale e la sicurezza. Il mio popolo non è pronto a fare passi indietro quando si tratta di Crimea e di Donbass».

Il lavoro del Viminale è stato accolto con favore da numerose cancellerie occidentali, visto che per la prima volta si è provato a mettere nero su bianco un piano di pace in quattro punti per arrivare a un accordo diplomatico tra Ucraina e Russia.

Se Mosca da una parte ha deciso di non cestinare il piano dell’Italia, dall’altra Kiev ha fatto intendere chiaramente che al momento non vuole prendere in considerazione un negoziato che possa avere come base il testo partorito dalla Farnesina.

Perché all’Ucraina non piace il piano italiano per la pace

Dopo aver passato sostanzialmente in panchina i primi due mesi di questa guerra in Ucraina, da quando c’è stato il faccia a faccia alla Casa Bianca tra Joe Biden e Mario Draghi l’Italia sembrerebbe aver cambiato marcia, nella speranza di potersi ritagliare un ruolo di primo piano in questo grande Risiko internazionale che sta facendo da sfondo al conflitto in corso.

Il piano per la pace in Ucraina realizzato dalla Farnesina si basa su quattro punti:

  • cessate il fuoco;
  • neutralità dell’Ucraina;
  • risoluzione delle questioni territoriali (Crimea e Donbass);
  • nuovo patto di sicurezza europea e internazionale.

Nella proposta presentata all’Onu da Luigi di Maio, ognuno di questi passaggi è stato poi argomentato nel dettaglio, ma all’Ucraina non sembrerebbe andare giù il terzo punto riguardante la questione territoriale.

Nonostante nelle scorse settimane ci siano state alcune timide aperture da parte di Volodymyr Zelensky in merito alla Crimea, da quando è arrivato il niet del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg a ogni possibile riconoscimento territoriale per la Russia, ecco che anche Kiev si è irrigidita a riguardo.

Il cambio di atteggiamento di Zelensky però non sarebbe dovuto solo a questioni esterne al proprio Paese: arrivati a questo punto, buona parte dell’opinione pubblica e dell’apparato di potere ucraino non vuol sentir parlare di concessioni territoriali alla Russia.

Per loro i confini dell’Ucraina sarebbero soltanto quelli del 1991 e, di conseguenza, non sarebbe ammissibile la cessione della Crimea che, di fatto, dal 2014 è in mano a Mosca. Se questa rigidità non verrà smussata, sarà praticamente impossibile arrivare a un accordo di pace.

Ora che la Russia ha conquistato buona parte del Donbass e diverse importanti città portuali come Mariupol e Kherson, appare improbabile che Vladimir Putin possa accettare un accordo che preveda il ritiro delle truppe russe non solo dai territori conquistati dopo lo scoppio della guerra, ma anche da quelli di fatto gestiti prima dello scorso 24 febbraio.

Il piano di pace italiano naturalmente non sarà perfetto, ma potrebbe essere una buona base di partenza per un reale tavolo diplomatico: se per arrivare a un cessate il fuoco le due parti non saranno disposte a fare delle rinunce, allora questa guerra appare destinata a durare ancora a lungo.

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