Pensioni: per tutti a 64 anni dal 2022? Un’opzione possibile

Teresa Maddonni

07/06/2021

25/10/2022 - 12:08

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Pensioni: la Corte dei Conti chiede un sistema di uscita più equo. Un’opzione possibile potrebbe essere l’anticipo a 64 anni per tutti dal 2022.

Pensioni: per tutti a 64 anni dal 2022? Un’opzione possibile

Pensioni: per tutti a 64 anni dal 2022 anche per chi rientra nel solo sistema retributivo o misto.

È questa una delle possibili soluzioni che emergono dall’ultimo Rapporto 2021 sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti per le pensioni dal prossimo anno che dovranno affrontare il post Quota 100.

La fisionomia delle pensioni in Italia è destinata a cambiare presto dal momento che a dicembre 2021 scade la fase sperimentale di Quota 100 che non verrà prorogata. Quota 100, lo ricordiamo, permette di andare in pensione con 62 anni di età e 38 anni di contributi.

Fino a oggi sono state diverse le ipotesi avanzate per il post Quota 100 e nulla è ancora certo e chiaro. La Corte dei Conti per l’ormai imminente futuro delle pensioni da riscrivere suggerisce un sistema più equo per l’anticipo riportando l’attenzione sull’uscita a 64 anni con 20 anni di contributi a oggi già previsto.

Pensioni: anticipo a 64 anni per tutti

Per le pensioni dal 2022, in particolare per l’anticipo post Quota 100, una soluzione potrebbe essere quella dell’uscita a 64 anni con 20 anni di contributi, oggi già prevista, ma per la quale si allargherebbe di fatto la platea.

La Corte dei Conti nel suo rapporto non parla esplicitamente di questa misura come la soluzione all’anticipo, ma lascia intuire come sia un’eventuale strada da seguire.

“Sarebbe utile considerare l’ipotesi di costruire, eventualmente con gradualità ma in un’ottica strutturale, un sistema di uscita anticipata che converga su una età uniforme per lavoratori in regime retributivo e lavoratori in regime contributivo puro.”

Queste le parole della Corte dei Conti che aggiunge sulle pensioni di domani:

“È un aspetto, quello dell’età di possibile uscita dal lavoro prima dei 67 anni (attuale requisito per la pensione di vecchiaia), che sarà di crescente rilievo; infatti, ai lavoratori in regime pienamente contributivo la legislazione vigente già garantisce la possibilità di andare in pensione a 64 anni (se con 20 anni di anzianità contributiva e un assegno di importo pari a 2,8 volte l’assegno sociale)”.

E ancora:

“In una prospettiva ormai non troppo lontana, potrebbero porsi problemi di equità di trattamento tra assicurati che pur avendo iniziato a lavorare a pochissima distanza gli uni dagli altri (per esempio fine 1995 e inizio 1996) avranno l’opzione di lasciare il lavoro con diversi anni di differenza.”

Il suggerimento per le pensioni sarebbe quello quindi di ampliare l’opzione dell’uscita anticipata a 64 anni anche a chi cade nel regime misto o retributivo puro.

Pensioni: insuccesso Quota 100

Le pensioni anticipate con Quota 100 sono state un insuccesso laddove, come evidenziano anche i dati dell’Osservatorio INPS 2021, i lavoratori hanno preferito Quota 101, 102 o 103 congedandosi quindi a 63, 64 o anche 65 anni di età.

Anche la Corte dei Conti nel suo Rapporto conferma l’insuccesso di Quota 100 guardando alle risorse stanziate e a quelle effettivamente spese.

Al 31 gennaio 2021 sottolinea il rapporto che le pensioni con Quota 100 nel complesso son state pari a 278mila. Scrive la Corte dei Conti:

“Le somme effettivamente spese si sono mantenute al di sotto delle disponibilità. In particolare, nel 2019 si sono registrate economie di spesa per 1,1 miliardi; nel 2020, sono stati pagati 5,2 miliardi a fronte di uno stanziamento di 7,6 miliardi.”

La sorte di Quota 100 è ormai decisa, una misura che non piace a Bruxelles e che deve essere superata, ma il futuro delle pensioni, nonostante i suggerimenti che arrivano da più parti, risulta ancora oscuro.

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