I Paesi dove si pagano più tasse: Italia vicina alla vetta

Giorgia Bonamoneta

18/04/2022

02/12/2022 - 15:07

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L’Italia è tra i Paesi dove si pagano più tasse in Europa, non è una sorpresa. Ecco chi è in cima e chi è alla base della classifica della pressione fiscale.

I Paesi dove si pagano più tasse: Italia vicina alla vetta

Le tasse in Italia sono tra le più alte d’Europa. I Paesi dove si pagano più tasse, non sorprende scoprirlo, sono i cosiddetti “big” europei, tra cui Francia e Germania. L’Italia si trova sempre a occupare un posto piuttosto alto nella classifica dei Paesi dove si pagano più tasse, ma dopo due anni di pandemia la posizione è nettamente risalita verso la vetta.

Non che prima andasse meglio, in alcune annate la pressione fiscale italiana ha raggiunto quota 48,2% (al netto del sommerso), classificandosi al primo posto tra i Paesi europei come nel 2019. Nel 2020, l’ultimo anno in cui possiamo comparare l’Italia con il resto d’Europa, il nostro Paese si è liberato dalle tasse a partire dal 5 giugno, pari a quattro giorni in più rispetto alla media europea dei Paesi euro o sei giorni in più rispetto alla media di tutti e 27 i Paesi.

Il tax freedom day, la data simbolo della liberazione delle tasse - cioè idealmente il giorno nel quale si inizia a lavorare solo per sé e non per ripagare lo Stato - segna di fatto la capacità di acquisto degli italiani e detta il generale umore positivo o negativo dell’andamento del mercato.

Dove si pagano più tasse in Europa e perché proprio in Italia?

La domanda racchiusa nel titolo del paragrafo è ironica, ma non troppo. Infatti l’Italia si mantiene da oltre due decenni tra i Paesi dove si pagano più tasse in Europa. Un confronto piuttosto semplice che si può attuare attraverso l’elaborazione di un contatore, anche se simbolico, della data di inizio del periodo “no tasse”, ovvero il tax freedom day.

Lo scorso anno la pressione fiscale in Italia ha toccato il record di 43,5% del Pil, ma quest’anno dovrebbe calare appena. Si calcola una pressione del 43,1%, che porterà la data del tax freedom day in avanti al 7 giugno, appena un giorno prima rispetto al 2021. Cosa vuol dire? In maniera semplificata indica il periodo di tempo nel quale gli italiani lavoreranno per guadagnare per sé e non per le tasse.

Quest’anno si lavorerà fino al 7 giugno per pagare le tasse e i vari obblighi fiscali (Irpef, Imu, Iva, Tari, addizionali varie, Irap, Ires, contributi previdenziali), per un periodo di tempo pari a 5 mesi o, in alternativa, 157 giorni lavorativi inclusi i week-end. Per fare un confronto tutto italiano prima di affrontare quello con il resto d’Europa, possiamo far notare che il record al ribasso è stato toccato nel 2005, quando il tax freedom day si è fermato al 23 maggio (142 giorni lavorativi) con una pressione fiscale del 39%.

Un confronto tra Paesi europei mette in luce come l’Italia non sia l’unico Paese con una pesante pressione fiscale. Nella classifica, se così si può chiamare, al primo posto si trova la Francia, che supera il tax freedom day medio europeo di ben 19 giorni. Anche l’Olanda è in vetta con +11 giorni di lavoro per pagare le tasse, mentre la Spagna è a +20 giorni.

Tra i Paesi più virtuosi si trova invece l’Irlanda, dove la pressione fiscale è del 20,7% e il tax freedom day si ferma dopo 76 giorni lavorativi dall’inizio dell’anno. Infatti in Irlanda hanno già superato la data, fissata quest’ano al 16 marzo, ben 81 giorni prima del nostro.

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