Perché un nuovo lockdown in Francia può avere ripercussioni sull’Italia

Riccardo Lozzi

1 Settembre 2020 - 17:32

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Gli effetti di un nuovo lockdown in Francia si sentiranno anche in Italia a causa dei rapporti tra i due Paesi. Ecco cosa rischiamo se Macron decide di chiudere tutto di nuovo.

Perché un nuovo lockdown in Francia può avere ripercussioni sull’Italia

L’impennata di nuovi casi potrebbe costringere la Francia a imporre un nuovo lockdown nazionale. Al momento si tratta solo di una possibilità, che il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato di non poter escludere.

Una soluzione drastica che ci riporta indietro nei mesi più terribili della pandemia e che potrebbe avere ripercussioni anche sull’Italia, nonostante il premier Giuseppe Conte abbia promesso che non ci sarà un secondo lockdown nel nostro Paese.

Lockdown in Francia: quali effetti sull’Italia

Le relazioni tra i due Stati sono storicamente molto forti dal punto di vista economico e commerciale, tanto che la crisi in uno ha conseguenze anche sull’altro. Infatti, Francia e Italia rappresentano l’uno per l’altro il secondo “cliente” delle proprie esportazioni.

Questo volume di affari è sempre cresciuto negli ultimi anni, con l’export italiano nel territorio francese che è arrivato a sfiorare nel 2019 50 miliardi di euro, portando a un bilancio attivo i nostri prodotti di oltre 13 miliardi di euro.

Tuttavia, già nel primo trimestre del 2020 si è registrato un calo del 3,3% rispetto all’anno precedente. Ovviamente si tratta di una diminuzione lieve, ma non si era ancora nel pieno della pandemia e dello stato di quarantena istituito nelle due nazioni.

Calo dei consumi e aumento aiuti UE?

Come abbiamo potuto osservare, al lockdown corrisponde un notevole declino dei consumi che in Italia si è attestato intorno al 16% e in Francia ha superato il 19%.

Questo rivela che in caso di una nuova quarantena stabilita da Parigi, le aziende nostrane rischiano di vedere ancora diminuire le proprie esportazioni, generando un ulteriore impatto negativo sui dati del PIL, crollato ai livelli del 1995 nel secondo trimestre stando all’ultima indagine ISTAT.

La paura legata a una nuova ondata di contagi potrebbe però avere paradossalmente anche effetti positivi. Le istituzioni europee sarebbero costrette a continuare a sostenere gli Stati membri, relegando in una posizione di subalternità i cosiddetti Paese frugali, contrari agli aiuti dell’UE.

In questo modo, quindi, la BCE continuerà ad acquistare i titoli di Stato tenendo bassi i tassi d’interesse per scongiurare un tracollo finanziario delle nazioni più colpite dal coronavirus.

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