Mutuo a tasso variabile con Cap, conviene?

Antonella Ciaccia

17/06/2022

17/06/2022 - 09:47

condividi

Tasso variabile con Cap, un modo per ripararsi dalle incertezze del momento. Un mutuo con rata protetta ed un tetto che impedisce agli interessi di superare un certo livello prestabilito.

Mutuo a tasso variabile con Cap, conviene?

In un momento di turbolenza dei tassi sui mutui, i consumatori devono conoscere bene le proposte degli Istituti bancari e i diversi prodotti.

Un modo per ripararsi dalle incertezze potrebbe essere il ricorso a una soluzione come i mutui a tasso variabile con Cap, una formula adottata da alcuni istituti di credito in base alla quale viene stabilito un tetto massimo oltre il quale la rata del finanziamento non potrà andare.

Per questo tipo di contratto si è registrato un forte aumento di richieste negli ultimi due mesi, arrivando al 3,5%: mai così tante domande dal 2014. Questa categoria ritrova la sua ragion d’essere per i clienti in una fase di incertezza riguardante l’andamento dei tassi.

I livelli della rata più contenuti placano qualsiasi nervosismo provocato dalle possibili evoluzioni sui tassi del variabile; una volta che con la banca si è pattuito un tetto oltre il quale il tasso del mutuo non può andare, il cliente si sente maggiormente protetto.

In questa breve guida vedremo che cos’è il mutuo a tasso variabile con Cap e scopriremo quali sono i vantaggi e gli svantaggi di scegliere questa soluzione.

Cos’è il mutuo Cap e come funziona?

Il mutuo a tasso variabile con Cap è la scelta ideale per chi vuole risparmiare sulla rata del prestito sfruttando l’andamento del tasso dell’Euribor, che lo ricordiamo, è l’indice di riferimento dei mutui a tasso variabile e vuole la certezza che la rata non potrà salire oltre una certa soglia.

Di fatto, il mutuo con Cap è strutturato come un tasso variabile, con la possibilità dunque che la rata possa subire dei rialzi o ribassi in base all’andamento del parametro di indicizzazione, solitamente l’Euribor. Il mutuatario, pertanto, continuerà a rimborsare il mutuo indicizzato fino a quando, in caso di aumento dei tassi, non si raggiunga la soglia del tetto massimo (detto Cap, dall’inglese «cappello»).

Facciamo un esempio. Se nel contratto di mutuo ipotecario stipulato con la banca fosse stabilito un tasso variabile pari all’Euribor 3 mesi oltre a uno spread dell’1,00 e un Cap massimo del 3,50%, significherebbe che il mutuatario pagherà il mutuo al tasso dello 0,60% (Euribor 3 mesi -0,40 + spread 1,00) e questo potrà subire modifiche, sia al ribasso che al rialzo, come un tradizionale tasso indicizzato, fino all’eventuale raggiungimento del Cap, il tasso massimo prestabilito in contratto del 3,50%.

Nel caso specifico, per un mutuo di 120.000 euro in 20 anni, la rata non potrà superare l’importo mensile di 695,95 euro.

Qualora i tassi dovessero superare la soglia del Cap, la rata del mutuo rimarrà bloccata al tasso massimo. In caso di successivo ribasso dei tassi, anche la rata tornerà a scendere.

Mutuo tasso variabile con Cap: vantaggi

Non c’è dubbio che il mutuo variabile con Cap offra una maggiore garanzia sul futuro rispetto al tasso variabile tradizionale.

Considerata la paura di tanti mutuatari di sottoscrivere un classico mutuo variabile, con tutti i rischi connessi all’andamento dell’Euribor, il tasso variabile con Cap garantisce la certezza di avere una rata massima nel caso di un forte rialzo dei tassi.

Se si conosce fin da subito l’importo massimo che la rata potrebbe raggiungere nel tempo, si possono sfruttare i benefici del tasso variabile e ci si protegge da eccessivi rialzi dei tassi grazie alla presenza del Cap.

Ma la scelta del mutuo a tasso variabile con Cap, spesso, è più legata a un aspetto psicologico. Infatti, nella storia dei mutui con Cap, poche volte si è verificato che il tasso massimo sia stato raggiunto, o quando è stato toccato, è durato per un periodo molto breve. Questo è per il fatto che il tasso soglia viene stabilito dalla banca sulla base di calcoli tendenzialmente a vantaggio dell’istituto di credito.

Per questo motivo, prima di prendere in considerazione questa tipologia di tasso, sarebbe opportuno valutare con attenzione il livello del Cap. Se fosse troppo alto e difficilmente attivabile, è probabile che sia poco conveniente.

Mutuo tasso variabile con Cap: svantaggi

Il motivo principale per cui a volte non conviene il mutuo a tasso variabile con tasso massimo è rappresentato proprio dal valore del Cap, spesso molto elevato.

Inoltre, un altro svantaggio del mutuo con Cap è dato dallo spread, anch’esso spesso di valore elevato. D’altronde, essendo il tasso con Cap una tipologia di “mutuo con assicurazione”, è normale che si paghi un prezzo più alto rispetto a un tasso variabile puro. Le banche, per tutelarsi dai rischi, tendono ad applicare a questo tasso uno spread più alto.

Da verificare anche il tasso floor, ossia la soglia minima fissata dalla banca e al di sotto della quale la rata del mutuo non potrà scendere. Non è sempre conveniente. In aggiunta, non è consigliato sottoscrivere un contratto di mutuo con un tetto massimo troppo alto: in questo caso tutti i benefici di tale formula finanziaria andrebbero persi.

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO