Mercati a rischio bolla con i nuovi stimoli fiscali di Biden?

Pierandrea Ferrari

17 Gennaio 2021 - 07:30

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Joe Biden ha presentato il nuovo pacchetto di stimoli fiscali – da 1.900 miliardi di dollari – teso a rinfrancare le famiglie e le imprese colpite dalla pandemia. Ma l’intervento, secondo alcuni analisti, potrebbe ricreare sui mercati le condizioni che portarono al crollo del 1929.

Mercati a rischio bolla con i nuovi stimoli fiscali di Biden?

I nuovi stimoli fiscali (American Rescue Plan) da 1.900 miliardi di dollari presentati da Joe Biden rischiano di creare condizioni favorevoli per una bolla sui mercati finanziari.

Una certezza, secondo alcuni analisti, che pur sottolineando la crucialità del piano di salvataggio dell’economia messo a punto dai vertici del Partito Democratico, continuano a gettare ombre sul futuro del rampante azionario a stelle e strisce.

Fin qui, come noto, il bilancio dei mercati è stato positivo: malgrado il quadro politico in progressivo deterioramento negli Stati Uniti e le incerte evoluzioni sul fronte pandemico, gli investitori sono riusciti a mantenere alta la barra delle loro scommesse, supportati soprattutto dalle manovre in chiave anti-Covid delle principali banche centrali, tra Qe rivisti periodicamente al rialzo e tassi d’interesse ai minimi.

Un’esuberanza che ha alimentato un ampio dibattito, nel corso degli ultimi mesi, sul graduale disaccoppiamento tra l’azionario e l’economia reale, quest’ultima tenuta a malapena a galla dagli stimoli d’emergenza approvati lo scorso anno.

Ora, sebbene buona parte del mercato abbia a più riprese sottolineato il “buonsenso” delle manovre rialziste sulle piazze finanziarie, il rischio è che la nuova iniezione di liquidità targata Biden generi un entusiasmo irrefrenabile, per certi versi comparabile alle condizioni che avevano preceduto il crollo del 1929.

Nuovi stimoli fiscali negli USA, mercati a rischio bolla?

In un certo senso, siamo di fronte ad un stallo: gli stimoli di Biden potrebbero portare ad una crescita del Pil statunitense – come sottolineato dall’ultimo report di Goldman Sachs – di oltre il 6%, ma, al tempo stesso, questo fiume di dollari sul sistema USA rischia di ricreare quelle dinamiche che favorirono il passaggio dai ruggenti anni venti alla grande depressione.

Uno scenario disastroso, che oltre ottant’anni fa vide i titoli quotati sull’indice S&P 500 perdere in tre anni l’86% del loro valore, prima di ritornare ai livelli pre-crisi nel 1954. Eppure plausibile, secondo il direttore di Livermore Partners David Nauhauser, che ha rivelato al network statunitense Cnbc le sue inquietudini sul futuro dell’azionario:

“Stiamo assistendo a degli enormi stimoli fiscali tesi a superare le conseguenze di una pandemia che ha bloccato il mondo negli ultimi nove mesi […] Ma la verità è che al momento ancora non sappiamo di che portata sarà la crescita economica nei prossimi anni”.

Gli stimoli promessi da Biden sono ambiziosi

Il pacchetto di stimoli fiscali promesso e già largamente anticipato da Joe Biden sembra voler bruciare rapidamente le tappe: sorprendente, poiché lo scorso anno l’economia USA aveva dovuto attendere quasi nove mesi per ottenere dal Congresso nuove misure di supporto da 900 miliardi di dollari, dopo il primo round approvato nel pieno della prima ondata.

Certo, il piano del Democratico è ancora atteso alla prova della Camera e del Senato, dove malgrado la vittoria del partito dell’asinello al ballottaggio in Georgia l’esito appare ancora in certo, ma la portata degli stimoli ha già rubato l’occhio, alimentando ulteriormente la già diffusa preoccupazione sulla tenuta dei mercati finanziari: nel dettaglio, sono stati rivisti al rialzo gli assegni diretti ai cittadini statunitensi, i benefit per le persone che hanno perso il lavoro durante la pandemia, gli aiuti fiscali agli Stati federali e i finanziamenti al sistema sanitario.

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