MPS, fallita la trattativa tra Unicredit e MEF: cosa è successo

Andrea Pastore

24/10/2021

24/10/2021 - 08:06

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Mps: la trattativa tra Unicredit e il MEF si è arenata. Cosa è successo esattamente tra il Ministero dell’economia e l’Unicredit?

MPS, fallita la trattativa tra Unicredit e MEF: cosa è successo

La trattativa tra Unicredit, Mps e Stato italiano sembra arenarsi ad un punto morto.

Dopo la rottura degli indugi verso luglio 2021, quando Unicredit aveva aperto all’acquisizione di una parte di Mps - il gruppo aveva messo nel mirino una potenziale operazione su un perimetro specifico del Monte dei Paschi di Siena detenuta dal 64 % dal Mef - la trattativa di acquisizione sembra essersi bloccata.

L’avvio dell’operazione, studiata da Unicredit, era subordinato all’esito positivo della verifica della sussistenza di alcuni presupposti essenziali.

Tali presupposti riguardavano la posizione legale, patrimoniale, fiscale, contabile e industriale di Mps, ed a seguito dei colloqui con il Mef, con l’obiettivo di arrivare a una più chiara definizione della struttura e dei termini dell’operazione, nonché alla successiva stipula degli accordi.

Sembra che l’operazione, però, non sia andata a buon fine.

Il blocco della trattativa Mps

Sulle pagine di Reuters è notizia recente che il governo italiano e Unicredit abbiano bloccato la trattativa per l’acquisizione da parte della banca di un pezzo buono di Mps.

Diversi i nodi che le diplomazie a lavoro per mesi non sarebbero riuscite a sciogliere.

Uno su tutti è l’entità del capitale da iniettare in Mps per rendere più facile l’operazione. Più di 7 miliardi la richiesta di Orcel, meno per il Mef che ne avrebbe calcolati - secondo le indiscrezioni - 5, perché non sarebbe disponibile a pesare ulteriormente sulle tasche dei contribuenti.

A questo si sarebbero aggiunte una diversa visione sul pezzo da acquisire, con il factoring e il leasing del Monte dei Paschi inseriti nuovamente nella trattativa.

Le richieste di Unicredit

I nodi della trattativa sono soprattutto tre: esuberi, capitali e perimetro.

Condizione essenziale è l’impatto zero sul capitale, ma anche nessun uno scudo penale, senza crediti deteriorati, senza le società prodotto del gruppo Monte Paschi (Mps leasing & Factoring, Mps fiduciaria, Mps Capital services) e senza i 300 sportelli con le ipotesi di interesse, su una parte, del Mediocredito Centrale.

Altro nodo sono gli esuberi: 6-7 mila persone, secondo gli analisti con un costo stimato fino a 1,4 miliardi da spesare a fronte dell’aumento.

Le parole di Roma

Roma ha deciso che non sarà in grado di soddisfare le richieste di Unicredit inerenti ad un pacchetto di ricapitalizzazione del valore di oltre 7 miliardi di euro in quanto questo renderebbe l’accordo troppo punitivo in termini di esborsi per i contribuenti.

Il ministro dell’Economia Daniele Franco, già ad agosto in audizione alle Commissioni Finanze di Camera e Senato ha sottolineato che il Monte dei Paschi non sarebbe stato né svenduto né smembrato, e che lui con l’aiuto del governo avrebbe fatto tutto il possibile per salvaguardare l’occupazione e il territorio.

Ha dichiarato il ministro dell’Economia Franco che:

Auspico che si chiuda e lo auspico fortemente, e credo ci siano margini per le soluzioni ma non chiuderemo a qualsiasi costo, né noi né Unicredit.

Alcune forze politiche italiane si sono già espresse sulla vicenda, come alcuni membri del M5S in Commissione Finanza che in una nota hanno accolto lo stop del governo alle richieste di Unicredit.

Continua la nota precisando che comunque è auspicabile ritornare sui binari da cui si era partiti intorno a luglio, anche se dalle ultime notizie sembra sempre più complicato.

Le altre forze dell’agone politico italiano non sembra abbiano proferito parola. Il caso sembra arenarsi di fatti dopo le elezioni amministrative suppletive del Parlamento nel Comune di Siena, che hanno visto vincitore il segretario del Partito Democratico Enrico Letta.

La trattativa al momento rimane bloccata: Unicredit ed il Mef non riescono a raggiungere l’accordo quadro per chiudere la questione. E mentre il governo e la dirigenza di Unicredit tentano di sciogliere in nodi, i correntisti aspettano in mezzo a questo limbo.

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