Classi separate, cosa sono e cosa prevede la legge

Ilena D’Errico

28/04/2024

29/04/2024 - 07:36

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Cosa sono le classi separate e cosa prevede la legge su questo argomento? È possibile dividere gli alunni secondo criteri arbitrari?

Classi separate, cosa sono e cosa prevede la legge

In questi giorni si è tornato a discutere delle classi separate, facendo così riferimento alla divisione degli studenti non solo per età ma anche per alcune caratteristiche personali indirettamente (o niente affatto) correlate all’apprendimento. L’attenzione è stata riaccesa in seguito alle dichiarazioni del generale Vannacci che, come molte sue pubbliche affermazioni, hanno destato controversie e scandalo.

C’è da dire che il diretto interessato ha smentito pubblicamente di aver proposto classi separate per alunni disabili, chiarendo che auspica semplicemente l’introduzione di misure più specifiche, adatte a incontrare le peculiari esigenze di ogni studente. Non molto tempo fa, invece, è stato il ministro Valditara a finire al centro della polemica per le classi separate, in questo caso con l’accusa di discriminare gli studenti stranieri.

Anche il Ministro ha approfondito il tema fornendo un’interpretazione meno forte di come era sembrata, ma di fatto il tema delle classi separate - diversificate - è tornato in auge, scatenando indignazione e confusione. Non a tutti, infatti, è chiaro il motivo per cui simili dichiarazioni suscitano tanta preoccupazione. La questione, però, è piuttosto delicata e tocca dal vivo direttamente alcuni principi che ispirano la nostra Costituzione.

Per questo motivo, anche laddove ci siano effettive motivazioni legittime e propositive, le classi separate restano un argomento spinoso.

Cosa sono le classi separate?

Le classi differenziali, a cui oggi ci riferiamo più spesso come classi separate, furono introdotte in Italia già all’inizio del XX secolo, essendo oggetto fin da subito di controversie interpretazioni pedagogiche. Principalmente, la diversificazione delle classi scolastiche si basava sulla capacità intellettiva, sulla presenza di deficit comportamentali, cognitivi o di apprendimento.

Questo sistema scolastico si è diffuso in tutta Europa, accogliendo come già detto le critiche degli esperti, secondo i quali era da privilegiare l’esperienza di condivisione delle proprie diversità tra compagni di classe, come arricchimento umano e culturale. Dal punto di vista strettamente formativo, peraltro, la differenziazione delle classi non ha mostrato alcun beneficio. Anzi, questa separazione non faceva che inasprire le difficoltà singolari di ogni studente, contribuendo all’emarginazione e alle difficoltà sociali, relazioni e professionali.

Soltanto nel 1977, non è certo passato molto, vennero abolite le classi differenziali e speciali, spronando le scuole a concentrarsi sulle potenzialità individuali di ognuno e istituendo la figura dell’insegnante di sostegno. Le legge n. 118/1971 che ha promosso questo cambiamento, facendosi portavoce dei principi espressi da pedagogisti, psicologi ed educatori, ha fatto da apripista alla legge n. 104/1992 sui diritti e l’integrazione delle persone con disabilità.

Tema, peraltro, su cui c’è ancora molto lavoro da fare, tanto nel piano giuridico quanto a livello sociale. Il percorso per ottenere l’integrazione degli alunni è stato lungo e tortuoso e ne hanno fatto le spese proprio gli studenti cui doveva essere rivolta l’attenzione, contribuendo in modo sconcertante alla separazione sociale e alla discriminazione.

Cosa c’entra il nazismo?

Tra le varie polemiche sulle classi separate ci sono le accuse di appoggiare le ideologie naziste, additate da altri come generalizzazioni immotivate. Sebbene l’istituzione delle classi differenziali e delle scuole speciali non sia dovuta all’ideologia nazista è evidente che quest’ultima ha fatto della separazione dei cittadini il pilastro su cui basare stermini e orrori indicibili.

Le teorie eugenetiche di Hitler non arrivarono all’improvviso con le torture e i campi di concentramento, ma si insinuarono lentamente instillando nella popolazione diffidenza, paura e intolleranza, portando a una feroce divisione degli esseri umani secondo i criteri “biomedici” vaneggianti.

Per questo motivo, parlare di separare i cittadini, specialmente a livello scolastico dove integrazione e uguaglianza dovrebbero fare da protagoniste, è quantomeno inquietante. Ovviamente, ciò non significa che teorizzare la separazione delle classi equivalga a uno sterminio o ad appoggiare il fascismo, ma è facile capire perché la sensibilità collettiva sia così suscettibile dinanzi a questi argomenti, proprio come dovrebbe essere.

Cosa prevede la legge?

L’articolo 3 della Costituzione italiana prevede quanto segue:

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

L’articolo 34 parla poi in modo specifico del diritto all’istruzione, imponendo allo Stato di sopperire alla mancanza di mezzi economici dei meritevoli per assicurare che la scuola sia “aperta a tutti”.

Ci sono poi numerosi testi normativi che affrontano il rispetto della disabilità, le discriminazioni e l’uguaglianza, non lasciando spazio a dubbio alcuno. Ma la creazione di classi separate può dirsi contraria alla legge? Non è semplice stabilirlo, ma bisogna sapere che nel nostro ordinamento è persino promossa una forma di disparità di trattamento, quella volta ad appianare le difficoltà e la discriminazione promuovendo un’uguaglianza sostanziale e non solo formale.

Non è sempre vero che tutti i cittadini devono essere trattati allo stesso modo, chi appartiene a una minoranza può e deve ottenere privilegi volti a sopperire ai problemi sociali che ne conseguono. La separazione delle classi avrebbe senso giuridico di esistere soltanto con l’obiettivo di privilegiare, per così dire, gli alunni oggetto della separazione. Difficilmente attendibile, perlomeno stando agli studi in materia.

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