Le strategie di investimento per il 2022: l’intervista a Giorgio Medda (Azimut)

Sofia Fraschini

13/01/2022

14/01/2022 - 11:38

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L’ad Medda: “Ci attendono volatilità e maggiori rischi, ma con un’attenta gestione attiva possiamo trovare molte opportunità”. Le pmi sono il cavallo vincente. Sul fronte internazionale “è il momento del consolidamento”.

Le strategie di investimento per il 2022: l’intervista a Giorgio Medda (Azimut)

Archiviato un 2021 da record, Azimut si prepara ad affrontare il prossimo anno tra numerose sfide con la responsabilità di replicare gli eccellenti risultati raggiunti in un contesto di mercato tutt’altro che in discesa. L’ad di Azimut e Global Head of Asset Management Giorgio Medda racconta a Money.it le strategie di investimento per il 2022 e i piani del gruppo a breve-medio termine in favore dell’economia reale e sui mercati internazionali.

Inflazione, stretta fiscale e monetaria, Covid. Come vedete il mercato?
Sarà una sfida per l’approccio ai portafogli bilanciati, il mondo obbligazionario per la prima volta ha un potenziale rischio di downside per il rialzo dei tassi; il mercato azionario ha valutazioni molto elevate che non sono un problema di per sé, ma possono portare a una elevata volatilità.

Che cosa comporta tutto questo?
Nel complesso ci sarà comunque una importante crescita economica in questa fase post pandemica e possiamo trovare opportunità nell’investire in asset class de-correlate dall’andamento dei mercati quotati.

Che effetti avrà l’inflazione?
Ci aspetta un anno difficile perché la storia ci insegna che con il ritorno dell’inflazione la correlazione di obbligazioni e azioni aumenta. E sarà quindi più complesso coprire i rischi. La risposta sarà una gestione attiva senza far spaventare gli investitori.

Come rassicurarli?
Noi abbiamo un paradigma che si basa sul metodo e su tre aspetti: le grosse correzioni di mercato sono per noi punti di entrata, ed è strategica la modalità progressiva di accumulo nel tempo. Il tempo infatti è una vera e propria asset class.

A livello globale su cosa puntate?
Sull’azionario, e in Italia per esempio sulle aziende quotate all’Aim che dà opportunità di investire su mercati quotati, ma in piccole medie imprese, quelle che più beneficeranno della ripresa economica in atto.

Da anni vi impegnate in favore delle Pmi, qual è il loro stato di salute?
Hanno ritrovato la volontà di investire dopo che il sistema produttivo sia era un po’ arenato con una domanda stagnante e la competizione dei mercati stranieri. La pandemia ha invertito la supply chain e ora hanno un buon posizionamento sui mercati internazionali. Certo i prezzi delle commodity stanno avendo un impatto sulla marginalità, ma il ciclo è tornato positivo e diventerà valore e margini per queste aziende. Merito anche dei prestiti garantiti che hanno supportato il sistema.

Di cosa hanno più bisogno le imprese italiane?
Di credito, non trovano risposte tempestive rispetto alla necessità di ripresa del ciclo produttivo e, quindi, per noi è si tratta di un’opportunità: quella di offrire credito alternativo.

Quali strumenti metterete loro a disposizione?
Soprattutto prestiti su orizzonte temporale dai tre ai cinque anni (garantiti e non garantiti) e soluzioni di finanza sul capitale circolante.

A livello internazionale pensate di affacciarvi a nuovi mercati?
È il momento del consolidamento. Puntiamo a una crescita organica come negli USA. D’altra parte ora siamo in 17 Paesi e in continenti importanti come l’Africa (Egitto).

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