Impianti da sci chiusi fino al 5 marzo: Speranza firma l’ordinanza dopo il parere del CTS

Mario D’Angelo - Antonio Cosenza

14/02/2021

16/06/2021 - 11:49

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Le piste da sci non riapriranno fino al 5 marzo. Lo ha stabilito il ministro della Salute Roberto Speranza con una nuova ordinanza.

Impianti da sci chiusi fino al 5 marzo: Speranza firma l’ordinanza dopo il parere del CTS

Gli impianti da sci rimangono chiusi fino al 5 marzo. Lo ha stabilito un’ordinanza del Ministero della Salute. Gli impianti di risalita per attività amatoriali dovevano riaprire da lunedì 15 febbraio, ma solo nelle regioni dell’area gialla (e per i soli residenti).

Alla fine, un parere negativo del Comitato Tecnico Scientifico e la richiesta di un lockdown nazionale da parte del consigliere Walter Ricciardi hanno fatto cambiare idea al ministro della Salute Roberto Speranza sulla riapertura degli impianti sciistici.

Secondo il CTS, non sussistono più le condizioni per la riapertura, nonostante l’esistenza di linee guida decise dalle Regioni.

Il CTS, quindi, aveva quindi rimandato alla politica il compito di decidere cosa fare riguardo agli impianti da sci, con la richiesta formale al Ministro della Salute Roberto Speranza di rinviare la riapertura. Le condizioni epidemiologiche sono cambiate e la situazione si fa più preoccupante con il rischio che dalla prossima settimana sempre più Regioni possano passare in zona arancione: dopo la richiesta di Ricciardi di passare ad un lockdown in Italia per limitare la diffusione del virus, ecco che anche il CTS mette in difficoltà il neonato Governo Draghi chiedendo di prendere una decisione al più presto.

No riapertura sci, preoccupano varianti

Stop allo sci (almeno) fino al 5 marzo. Il Ministero della Salute guidato da Roberto Speranza è preoccupato dalle varianti di coronavirus, in particolare da quella inglese che, ha ricordato oggi Andrea Crisanti, già oggi si attesta al 20% dei casi, percentuale che è destinata ad aumentare.

Pertanto il ministro appena riconfermato ha firmato un’ordinanza che mantiene in vigore la chiusura degli impianti sciistici amatoriali per altri venti giorni circa.

Sci, Giorgetti e Garavaglia: ristori nel prossimo decreto

Battono immediatamente cassa i due ministri della Lega, Giorgetti (Sviluppo economico) e Garavaglia (Turismo). “La montagna, finora dimenticata, merita rispetto e attenzione: che risposte si danno e in che tempi al documento predisposto dalle Regioni? Non è solo questione di cifre: non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti quando la stagione non era ancora compromessa, probabilmente ne serviranno di più, a maggior ragione se ci saranno altri stop”, scrivono in una nota i ministri del Carroccio.

Gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta, quando si reca un danno, il danno va indenizzato, già subito nel prossimo decreto”, concludono, facendo eco alle polemiche dei governatori di FVG, Lombardia, Veneto e Emilia Romagna.

Perché il CTS ha cambiato idea sugli impianti da sci

Il protocollo di sicurezza proposto dalle Regioni al Cts per poter far ripartire la stagione sciistica dal 15 febbraio prevedeva sulle piste il rispetto del distanziamento interpersonale di almeno un metro, la riduzione al 50% della capienza massima sulle funivie e cabinovie, procedura di ticketing e pagamenti via internet, riorganizzazione delle strutture in modo da evitare sovraffollamenti. Bar, ristoranti e rifugi aperti, ma con obbligo di indicare la capienza massima e interdire l’accesso una volta superata quella soglia. Delle autorità di Pubblica sicurezza sarebbero state presenti per vigilare sull’effettiva osservanza delle misure.

Dopo l’ultimo bollettino, il Cts ha fatto dietrofront. Per gli esperti è arrivato il momento per il “decisore politico” di adottare “misure più rigorose” viste le mutate condizioni epidemiologiche. Nel dettaglio, a preoccupare c’è il discorso legato alle varianti del virus: in particolare, gli ultimi dati ci dicono che la variante inglese è in un quinto dei casi italiani, tant’è che l’ISS ritiene sia destinata a “diventare prevalente”.

Nell’ultima settimana l’indice Rt è tornato a salire e secondo il Comitato Tecnico Scientifico non ci sono le condizioni per riaprire gli impianti di sci agli amatori.

L’ultima volta, esattamente il 4 febbraio, il CTS aveva dato il via libera allo sci, ma solo in zona gialla e con una serie di limitazioni. Tuttavia, le condizioni oggi sono cambiate: analizzando i dati dello studio condotto dagli esperti dell’ISS, del Ministero della Salute e della Fondazione Bruno Kessler, rispetto alla diffusione delle varianti del virus in Italia (condotta in 16 Regioni e province autonome) ne risulta che oggi lo scenario è cambiato e necessita di una maggiore prudenza.

È emersa, infatti, la presenza delle varianti del Sars-CoV-2 nell’88% delle Regioni esaminate, ed è per questo che si raccomanda di “intervenire al fine di contenere e rallentare la diffusione, rafforzando e innalzando le misure in tutto il paese e modulando ulteriormente laddove più elevata è la circolazione, inibendo in ogni caso ulteriori rilasci delle attuali misure in atto".

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