Dare l’IBAN insieme a nome e cognome può essere pericoloso?

Antonio Cosenza

8 Febbraio 2021 - 13:19

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Quali rischi nel dare il proprio IBAN insieme ai dati anagrafici? Facciamo chiarezza in merito alla possibilità di subire una truffa.

Dare l’IBAN insieme a nome e cognome può essere pericoloso?

Spesso quando viene richiesto il codice IBAN del proprio conto corrente si è piuttosto restii al darlo. Si teme, infatti, che fornendo l’IBAN, e magari i propri dati personali e anagrafici, si possa essere soggetti a qualche truffa.

Chi di voi non ha mai esitato qualche istante prima di fornire il codice IBAN a chi ce lo ha richiesto? Immaginiamo che almeno una volta nella vita vi sia capitato, a conferma che un minimo di timore a riguardo lo abbiamo tutti.

Ebbene, chiariamo subito che le percentuali di subire una truffa svelando il proprio IBAN sono veramente molto basse. Tenendo conto di alcune accortezze (come ad esempio quella di non dare assolutamente indicazioni rispetto a password o credenziali di accesso al conto), quindi, non dovete assolutamente preoccuparvi nel dare il vostro IBAN, neppure quando la controparte dispone già dei vostri dati anagrafici.

Vediamo perché.

IBAN: cos’è e a cosa serve

L’IBAN è quel codice alfanumerico con il quale viene individuato in modo univoco un determinato conto corrente, sia postale che bancario. Al tempo stesso, con l’IBAN viene individuato anche l’intestatario del c.c.

Le coordinate IBAN, ossia i ventisette caratteri alfanumerici che lo compongono, sono utili per effettuare le varie operazioni bancarie, sia in entrata che in uscita.

L’IBAN, infatti, consente sia di effettuare che di ricevere bonifici. Nel caso dell’invio ovviamente, bisogna conoscere il codice IBAN di colui al quale è destinato il pagamento; in tal caso, basterà inserire i ventisette caratteri nell’apposito spazio, indicando anche la causale del versamento e l’intestatario del conto (mentre l’Istituto di credito a cui fa riferimento il conto corrente viene immediatamente individuato con l’inserimento dell’IBAN).

È ovvio, invece, che per ricevere un bonifico di pagamento sul proprio conto corrente bisognerà fornire il proprio IBAN.

E c’è un altro caso in cui bisogna fornire il proprio IBAN; questo, infatti, consente la domiciliazione bancaria delle utenze. Ciò significa che chi volesse procedere al pagamento automatico delle bollette, come quella della luce, del telefono o anche di Sky, dovrà fornire - in sede di sottoscrizione del contratto o comunque in un secondo momento - l’IBAN del conto corrente dal quale saranno prelevati mensilmente i soldi.

Chi conosce il nostro IBAN può truffarci?

Come anticipato, è sicuro rendere pubblico il proprio IBAN in quanto non ci mette a rischio di truffe. Anche nel caso in cui il nostro IBAN dovesse arrivare nelle mani di qualche malintenzionato, questo potrebbe al massimo effettuare un pagamento in nostro favore.

Eccetto che nel caso della domiciliazione bancaria delle utenze - dove comunque diamo il nostro esplicito consenso al pagamento automatico delle bollette - non è possibile che dal solo IBAN ci possa essere un addebito spese o comunque un prelievo non autorizzato.

È vero che dal codice IBAN si può risalire al numero del conto corrente, ma anche in tal caso non è comunque possibile procedere con un prelievo.

Quanto appena detto vale anche nel caso in cui oltre all’IBAN si conoscano anche nome, cognome e gli altri dati personali dell’intestatario del conto.

Quando si rischia una truffa?

Il rischio truffa intercorre nel caso in cui qualche malintenzionato venga a conoscenza delle nostre credenziali di accesso e riesca quindi ad accedere alla home banking (ossia l’area personale dalla quale è possibile effettuare le varie operazioni). Ma va detto, comunque, che negli ultimi tempi le banche si sono attrezzate con vari livelli di sicurezza, quindi è comunque difficile essere vittime degli attacchi hacker.

Difficile, anzi quasi impossibile, che un truffatore a conoscenza dell’IBAN e dei vostri dati personali decida di creare un documento falso o di apporre una firma apocrifa per autorizzare un’operazione bancaria effettuando una truffa ai vostri danni.

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