Hybrid workplace: cos’è e quali sono i vantaggi

Seedble

14 Luglio 2021 - 08:20

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Scopriamo l’hybrid workplace: un nuovo concetto di lavoro che unisce le diverse dimensioni di luogo (fisiche e virtuali) in cui ci si trova a lavorare oggi.

Hybrid workplace: cos’è e quali sono i vantaggi

Chi ha il coraggio di dire che il remote working non rimarrà parte integrante e sostanziale del nostro modo di lavorare nel post-Covid, scagli la prima pietra. Basti vedere la lettera scritta pochi giorni fa dai dipendenti di Apple direttamente all’AD Tim Cook in cui questi invocavano una maggior tutela della diversità e dell’inclusione, a discapito della policy di ritorno in ufficio (per almeno tre giorni a settimana a partire dall’autunno), annunciata proprio pochi giorni prima dallo stesso tech-giant.

Le aziende stanno infatti ormai valutando l’implementazione di soluzioni di lavoro cosiddette “ibride”, caratterizzate cioè da un’alternanza e integrazione tra il lavoro dall’ufficio e quello da remoto, proprio per garantire un’offerta di esperienza lavorativa che risulti attrattiva sul mercato del lavoro odierno. Ma di cosa si tratta, esattamente e come si può portare questa innovazione in azienda?

Hybrid workplace: di cosa parliamo?

Il famigerato hybrid workplace non solo è il trend che si sta affermando maggiormente sul tavolo delle policy riservate agli spazi di lavoro, ma è anche un fenomeno che in meno di un anno ha già avuto una sua evoluzione.

Oggi con l’espressione “hybrid workplace” ci si riferisce a due principali concezioni dello spazio, appunto, ibrido (diverse, ma non alternative tra di loro):

  • un concetto di alternanza, caratterizzato dall’avvicendamento tra lavoro dall’ufficio e lavoro da remoto, che indica come nell’hybrid workplace il luogo di svolgimento dell’attività lavorativa non sia più semplicemente caratterizzato da un’unica dimensione di luogo (l’ufficio), ma da più dimensioni in alternanza tra di loro (ufficio, casa, treno ecc.);
  • un concetto di integrazione, dato dal fatto che se le persone si alternano e si avvicendano nel lavoro dall’ufficio e da remoto, chi si trova in ufficio deve poter lavorare insieme a chi lavora da casa e viceversa. Per poter garantire questo, l’unica soluzione è implementare una strutturale contaminazione tra le diverse realtà di luogo (siano esse fisiche o virtuali) in cui le persone possano trovarsi a lavorare oggi, per poter così - letteralmente - connettere le persone tra di loro indipendentemente dal luogo in cui si trovino, in modo tale che tutti possano vivere la migliore esperienza a prescindere dall’ambiente in cui svolgono la prestazione lavorativa

    Il concetto di integrazione, per poter essere applicabile, dovrà quindi essere sostenuto da una duplice e scambievole contaminazione:

  • contaminazione dello spazio fisico con lo spazio remoto (e, quindi, digitale): l’ufficio dovrà reinterpretare i propri spazi per essere in grado di garantire non solo la presenza e il lavoro in persona, ma anche un’efficace esperienza di lavoro in gruppo qualora una parte di questo sia in remoto (e lo stesso vale, ad esempio, anche per gli spazi creativi di collaborazione o di sviluppo di idee che dovranno, quindi, essere ripensati per l’esperienza da remoto con appositi tool).
  • contaminazione dello spazio digitale con lo spazio fisico: la massima espressione di questo concetto (che a prima vista può spaventare), è costituita da quello che oggi si sta affermando come “ufficio virtuale”, un ufficio, cioè, da vivere direttamente sullo schermo del pc, dove potersi ritrovare con collaboratori e colleghi sia per lavorare che per interagire socialmente (tramite integrazione di sistemi di videochiamata, chat, organizzazione di fiere ed eventi aziendali ecc.). Si tratta della realtà cosiddetta phygital, nata non tanto per sostituire il contatto umano, ma piuttosto per rendere possibile il contatto sociale in tutte quelle occasioni in cui questo non potrebbe altrimenti essere ipotizzabile.

Perché se ne parla così tanto?

L’hybrid workplace, ormai, è sulla bocca di tutti. E se ci chiediamo come mai, il motivo è molto semplice: i molteplici vantaggi che questo approccio offre (non solo alle persone, ma anche alle aziende) sono infatti molto allettanti. Scopriamoli insieme:

  • possibilità di scegliere: indirizzarsi verso l’hybrid workplace significa adottare un approccio in grado di far percepire l’azienda come al passo con i tempi e, quindi, come attrattiva per i talenti sul mercato. L’hybrid workplace, infatti, grazie all’alternanza dei luoghi di svolgimento dell’attività lavorativa da cui è caratterizzato, offre alle persone la possibilità di scegliere di volta in volta la dimensione di luogo da cui lavorare;
  • produttività: se le persone possono scegliere il luogo da cui lavorare, potranno anche scegliere di lavorare ogni volta dal luogo dove performano meglio in relazione alla specifica attività che devono svolgere. L’hybrid workplace, quindi, offre il vantaggio di mettere le persone nella effettiva possibilità di svolgere al meglio e, quindi, in maniera più produttiva ed efficace, ogni attività che caratterizza la propria giornata lavorativa;
  • socialità e creatività: prima di vivere l’esperienza del lavoro da remoto, si dava in genere per scontata la valenza sociale dell’ufficio, inteso, quindi, come luogo di incontro sociale e di scambio di idee e opinioni. Eppure, oggi, è forse l’elemento che si fa più fatica a recuperare.

    Un grande vantaggio degli spazi ibridi (intesi come spazi phygital e, quindi, come uffici virtuali), sta proprio nella possibilità di recuperare quel momento della “pausa caffè” del quale tutti sentono la mancanza con l’avvento del lavoro da remoto. Questo, infatti, rappresentava un importante momento di socialità con i colleghi: un’occasione sociale che prima si generava casualmente all’interno delle aziende e che adesso invece, in remoto, deve obbligatoriamente essere programmata come uno dei tanti meeting in calendario. Ma il venir meno della socialità, a ben guardare, non è andato solo a discapito delle persone, ma anche delle aziende: le famose conversazioni davanti alla macchinetta del caffè, infatti, sono momenti casuali e non programmabili di immenso valore per il knowledge sharing aziendale, inteso come quel fenomeno di condivisione di idee e conoscenza tra colleghi che sta alla base di ogni processo di creazione, ideazione e innovazione aziendale;

  • engagement: il concetto del “lontano dagli occhi, lontano dal cuore” sta incombendo sulle aziende che hanno puntato molto sul lavoro da remoto. Molte persone, infatti, non vivendo più quotidianamente l’ufficio e, quindi, il contesto fisico aziendale, hanno iniziato a sentirsi meno legate all’azienda stessa. Questo rischia di far aumentare considerevolmente il tasso di turnover e il rischio di perdita di talenti, più facilmente suscettibili alle offerte di aziende esterne in grado magari di offrire anche una soluzione ibrida di gestione degli spazi. L’hybrid workplace, quindi, permette alle aziende anche di aumentare l’engagement delle persone e l’attaccamento al brand.

Dato che è ormai assodato che l’approccio lavorativo da remoto resterà con noi anche dopo la parentesi emergenziale, perché non implementare una vera e propria policy di hybrid workplace iniziando a beneficiare dei vantaggi che questo offre?

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