Grano bloccato, di chi è la colpa? L’altra guerra tra Ucraina e Russia

Alessandro Cipolla

31 Maggio 2022 - 08:31

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Nonostante l’aggravarsi della crisi alimentare, milioni di tonnellate di grano continuano a essere bloccati in Ucraina: mentre Kiev e Mosca si rimpallano le responsabilità, Putin ha capito di avere in mano una nuova arma in questa guerra.

Grano bloccato, di chi è la colpa? L’altra guerra tra Ucraina e Russia

Il grano può diventare un elemento chiave della guerra in Ucraina, anche più del gas e del petrolio. Questo perché i primi segni di una crisi alimentare globale già sono evidenti specie in Africa e in Medioriente, tanto che diversi Paesi sarebbero già sull’orlo della carestia.

Partiamo dai numeri. L’Ucraina da sempre denominata il “granaio dell’Europa”, da sola esporta un quinto della produzione mondiale di grano e mais. Se teniamo conto anche della Russia, i due Paesi insieme arrivano a un terzo dell’export globale.

In Ucraina attualmente si stima che 25 milioni di tonnellate di grano siano bloccati nei silos portuali e nei granai delle aziende agricole. Si tratta di una buona parte dell’ultimo raccolto che, se non utilizzato, rischierebbe a breve di marcire.

In più visto che il prossimo raccolto si sta avvicinando, con una significativa parte dei depositi occupati al momento non ci sarebbe lo spazio fisico per immagazzinare il “nuovo grano”. Non dobbiamo poi dimenticare che la guerra in corso andrà inevitabilmente a complicare il lavoro delle aziende agricole.

La conseguenza di questo stallo è che la Banca africana di sviluppo ha stimato che, in tutto il continente, a causa principalmente della guerra attualmente mancherebbero all’appello 30 milioni di tonnellate di grano, soia e mais.

Questo ha provocato in Africa un aumento del prezzo del pane del 60%, con la maggioranza della popolazione che non può sostenere un costo del genere. Giusto per rendere l’idea della catastrofe che sarebbe alle porte, per la Fao soltanto in Nigeria questa estate 19 milioni di persone si troveranno a dover affrontare una crisi alimentare.

La situazione non sarebbe migliore in Medioriente, visto che il Libano sarebbe già in grande difficoltà mentre in Siria, stando a quanto denunciato dall’Unicef, la crisi alimentare starebbe colpendo 9 milioni di bambini.

Grano bloccato, di chi è la colpa?

La quasi totalità del grano in Ucraina viene esportato via mare. Dopo lo scoppio della guerra, in questo momento Kiev controlla soltanto il porto della città di Odessa, che è il più grande del Mar Nero e da sempre rappresenta lo snodo principale per l’export.

Anche con un beneplacito da parte della Russia, nessuna nave però in questo momento può entrare o uscire dal porto di Odessa perché le acque circostanti sono disseminate da mine. Chi le ha messe? A riguardo da settimane è in corso un rimpallo di responsabilità tra Mosca e Kiev.

Di certo c’è che le mine sono di fabbricazione sovietica, ma questo non è un indizio a sfavore della Russia visto che, per ovvie ragioni storiche, le stesse sarebbero in dotazione anche alle forze ucraine.

In una situazione di guerra, minare il porto di certo può essere un ottimo modo di difesa da parte di Kiev, ma appare difficile che le forze ucraine abbiano potuto minare indisturbate una zona così ampia e in così poco tempo.

Al momento di conseguenza non è possibile stabile con certezza chi, tra Russia e Ucraina, abbia minato la zona del Mar Nero dove si affaccia Odessa.

Le soluzioni

Di fronte a questa situazione altamente problematica, l’Occidente ha proposto a Kiev di far uscire dal Paese il grano e gli altri prodotti alimentari via terra. Il problema però è che le reti ferroviarie di Ucraina e Polonia non sono compatibili.

L’ipotesi poi di far passare i treni per la Bielorussia con i Paesi Baltici come punto d’approdo al momento è stata scartata, vista la grande vicinanza politica tra il governo di Minsk e il Cremlino.

L’obiettivo principale così resta quello di sminare una parte del Mar Nero per creare un corridoio sicuro per le imbarcazioni. Anche qui però manca un accordo con Mosca per stabilire a chi spetterebbe l’incombenza.

Si è pensato anche a una sorta di missione navale occidentale per garantire il transito delle navi, anche solo per farle arrivare al Bosforo e da lì in Africa e in Medioriente. Una soluzione che sarà discussa al Consiglio europeo ma che non appare essere di facile applicazione.

L’arma in mano a Putin

Nonostante tutte le difficoltà del caso, l’Europa da quando è scoppiata la guerra sta cercando di trovare un modo per fare a meno del gas e del petrolio russo. Una missione non facile ma al tempo stesso non impossibile come il sostituire di colpo il 20% della produzione mondiale di grano.

Vladimir Putin così è consapevole di avere in mano un asso da poter giocare nella machiavellica partita a scacchi che, in contemporanea con quella bellica, sta giocando con l’Occidente.

Il presidente russo del resto non ha fatto nulla per nascondere questa posizione di privilegio. Anche nella telefonata con Mario Draghi, ha dichiarato di essere pronto a sbloccare la questione del grano in cambio della cancellazione di alcune sanzioni ai danni della Russia.

Quali sarebbero le sanzioni in questione non è una cosa nota ma, a prescindere dalle richieste di Putin, questo autentico ricatto non potrà mai essere accettato dall’Europa e dagli Stati Uniti.

Al pari della guerra, di conseguenza anche per la crisi del grano una soluzione non sembrerebbe essere vicina: finora la grande sconfitta in questo conflitto è senza dubbio la diplomazia.

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