La Germania non va in recessione, ma è davvero salva?

Violetta Silvestri

25/05/2022

25/05/2022 - 11:06

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I dati sul Pil tedesco hanno evidenziato una, seppur lieve, crescita. Recessione evitata in Germania: ma cosa significa e perché l’ottimismo è debole? Alcune risposte, che riguardano anche l’Ue.

La Germania non va in recessione, ma è davvero salva?

Da sempre i dato macroeconomici della Germania sono osservati speciali in tutta Europa.

Pur con diverse peculiarità, infatti, i Paesi dell’Ue restano legati alla locomotiva tedesca e una sua recessione potrebbe davvero offuscare tutto il sentiment sul vecchio continente.

Per questo, i dati odierni del Pil trimestrale della Germania sono sotto i riflettori: c’è stata una crescita, ma come interpretarla davvero e cosa osservare per definire il prossimo futuro economico dell’Europa?

Cosa rivelano i dati sul Pil della Germania

L’economia tedesca nel primo trimestre è leggermente cresciuta, con maggiori investimenti controbilanciati dai doppi impatti della guerra in Ucraina e del Covid, che secondo gli esperti peseranno maggiormente nel dato del secondo trimestre.

La più grande economia europea è cresciuta dello 0,2%, rettificato su base trimestrale e del 4,0% su base annua, ha affermato mercoledì l’Ufficio federale di statistica.

La lettura significa che la Germania ha evitato una recessione, spesso definita come due trimestri consecutivi di contrazione trimestre su trimestre, dopo che il Prodotto interno lordo è sceso dello 0,3% alla fine del 2021.

Tuttavia, ci sono comunque dei segnali che l’ottimismo è ancora debole sulla piena ripresa tedesca.

Gli analisti di ING hanno osservato la composizione della crescita del Pil, che mostra che i consumi privati ​​si sono contratti per il secondo trimestre consecutivo e le esportazioni nette hanno rappresentato un freno alla crescita, mentre il settore delle costruzioni e l’accumulo di scorte hanno contribuito a evitare un’altra contrazione.

Inoltre, l’ultimo indice di fiducia dei consumatori è risultato solo leggermente migliore rispetto alla lettura di maggio ed era ancora vicino ai minimi storici. La disponibilità a spendere, nel frattempo, è ulteriormente diminuita ed è pari a quella della recessione del 2008.

Sebastian Dullien, direttore del Macroeconomic Policy Institute (IMK), ha previsto che l’effetto della guerra e delle restrizioni legate alla pandemia in Cina, il principale partner commerciale della Germania lo scorso anno, secondo i dati sarebbe molto maggiore nel secondo trimestre.

Perché la Germania teme ancora per la sua economia

Numeri a parte, il contesto europeo e internazionale non aiuta a essere completamente ottimisti per la Germania.

Il forte accumulo di scorte combinato con i nuovi blocchi in Cina e la guerra in Ucraina non fanno ben sperare per la produzione nel secondo trimestre.

Il fatto che i consumi privati ​​risentissero già all’inizio dell’anno dell’aumento dei prezzi dell’energia e non abbiano beneficiato di una graduale riapertura dell’economia non fa ben sperare per i prossimi mesi.

Carsten Brzeski di ING ha così sintetizzato la sua visione sulla crescita tedesca: “l’accumulo di scorte e consumi deboli nel primo trimestre, così come la fiducia dei consumatori molto debole, smorzano chiaramente l’ottimismo che stanno attualmente trasmettendo gli indicatori anticipatori tradizionali”

Sullo sfondo, c’è sempre la forte dipendenza tedesca dal gas russo e l’impatto dei prezzi e delle carenze nell’approvvigionamento nella struttura altamente manifatturiera della locomotiva tedesca.

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# PIL

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