Fuga dalla Russia per le aziende mondiali: che succede?

Violetta Silvestri

3 Marzo 2022 - 15:32

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Grandi aziende occidentali legate alla Russia con progetti e investimenti anche di ampia portata stanno abbandonando la nazione di Putin, precipitata in una guerra ingiustificata. Che succede?

Fuga dalla Russia per le aziende mondiali: che succede?

L’invasione dell’Ucraina sta causando un esodo di massa delle grandi società dalla Russia, invertendo tre decenni di investimenti da parte di imprese occidentali e straniere in seguito al crollo dell’Unione Sovietica nel 1991.

Con questa sintesi un’analisi di Bloomberg inquadra quello che sta accadendo nell’ambito imprenditoriale, come conseguenza della guerra inaspettatamente diventata drammatica tra Kiev e Mosca.

Con i Governi stranieri che aumentano le sanzioni contro la Russia, chiudono lo spazio aereo e bloccano alcune banche dal sistema di messaggistica Swift, la pressione sul business si sta facendo sentire. Alcune aziende hanno concluso che i rischi, sia reputazionali che finanziari, sono troppo grandi per continuare. Operare in Russia è diventato profondamente problematico.

Quali grandi aziende sono coinvolte in questa fuga? Una panoramica.

I colossi petroliferi sotto pressione: chi abbandona la Russia?

Quello che sta accadendo in Russia può essere definita come la più grande rivalutazione delle relazioni aziendali.

In focus c’è innanzitutto il comparto energetico, visto che la grande nazione euroasiatica è la terza produttrice mondiale di petrolio, la maggiore esportatrice di gas e per la maggior parte dell’ultimo decennio è stata considerata la destinazione di esplorazione e sviluppo più promettente del mondo.

Le decisioni di BP, Shell e della norvegese Equinor di tagliare i legami con i loro partner russi hanno aumentato la pressione su aziende del calibro di TotalEnergies, Trafigura e Glencore affinché facciano lo stesso.

La Exxon si è impegnata a lasciare il suo ultimo progetto di petrolio e gas rimasto in Russia e a non investire in nuovi progetti.

Shell sta anche lasciando la Russia, abbandonando le sue joint venture con Gazprom, incluso il suo coinvolgimento con il moribondo gasdotto Nord Stream 2. La compagnia petrolifera con sede nel Regno Unito ha dichiarato lunedì 28 febbraio che cederà la sua partecipazione in un impianto di gas naturale liquefatto, la sua partecipazione in un progetto per lo sviluppo di giacimenti nella Siberia occidentale e il suo interesse in un progetto di esplorazione nella penisola di Gydan nella Siberia nordoccidentale.

TotalEnergies ha anche condannato le azioni della Russia e ha affermato che non fornirà più capitali per nuovi progetti nel Paese.

Il gruppo francese ha investito molto in due opere nella penisola di Yamal, nel nord ghiacciato della Russia, mentre cerca di sviluppare il proprio business del gas naturale liquefatto insieme al partner strategico locale Novatek.

Dall’automotive alle banche: quali società in fuga?

Le principali banche, compagnie aeree, case automobilistiche e non solo hanno tagliato le spedizioni, messo fine a partnership e definito inaccettabili le azioni della Russia.

La Warner Bros ha dichiarato di aver ritirato l’uscita di «The Batman» di questa settimana dagli schermi russi, in seguito all’annuncio di Walt Disney di sospendere l’uscita di film cinematografici in Russia.

Nel frattempo Mastercard ha affermato di aver bloccato più istituti finanziari dalla sua rete di pagamento dopo le sanzioni contro la Russia.

Maersk e MSC Mediterranean Shipping Company stanno entrambe interrompendo le prenotazioni di merci con la Russia.

“Poiché la stabilità e la sicurezza delle nostre operazioni sono già direttamente e indirettamente influenzate dalle sanzioni, le nuove prenotazioni Maersk da e verso la Russia saranno temporaneamente sospese, ad eccezione di generi alimentari, forniture mediche e umanitarie”, ha affermato la società con sede in Danimarca in un dichiarazione il 1 marzo.

I principali produttori di auto e camion hanno tagliato le esportazioni verso la Russia, tra cui Volvo e GM, anche se insieme le due società vendono solo circa 12.000 veicoli all’anno in Russia.

Ford Motor, che ha una partecipazione del 50% in tre stabilimenti russi, non ha commentato in modo sostanziale i suoi piani oltre a dire che mira a gestire l’impatto sulle sue operazioni e mantenere i lavoratori al sicuro.

Daimler Truck Holding, uno dei maggiori produttori mondiali di veicoli commerciali, ha dichiarato che interromperà le sue attività commerciali in Russia fino a nuovo avviso e potrebbe rivedere i legami con il partner locale della joint venture Kamaz PJSC.

La General Motors ha affermato che stava interrompendo le spedizioni in Russia, citando “una serie di fattori esterni, inclusi problemi della catena di approvvigionamento e altre questioni al di fuori del controllo dell’azienda”. Il colosso esporta circa 3.000 veicoli all’anno in Russia dagli Stati Uniti.

Apple ha smesso di vendere i suoi prodotti in Russia, ha annunciato martedì la società.

Boeing, Airbus, Lufthansa sospenderanno manutenzione e supporto tecnico per le compagnie aeree russe e bloccheranno i servizi per clienti dalla Russia.

Con il procedere della guerra e l’intensificarsi delle sanzioni, l’elenco delle aziende che stanno interrompendo i legami commerciali e di business con Mosca diventa sempre più lungo.

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